Bob Roberts
di Tim Robbins - USA 1992 - 1h 40'

  

Per comprendere fino in fondo Bob Roberts, prima regia dell'attore americano Tim Robbins, occorre penetrare nell'attualità e nella storia della democrazia USA, della sua politica, della sua cultura e, ovviamente, del suo cinema. Proprio a Cannes, l'anno scorso, accanto a Bob Roberts sono passati due film-chiave di Robert Altman: The Player (I protagonisti), impietoso ritratto dell'amoralit e del cinismo hollywoodiani (interpretato proprio da Tim Robbins) e Tanner 88, un caustico tv movie di 11 puntate sulla campagna elettorale di un candidato democratico alla presidenza. Con Bob Roberts Robbins, regista, attore e autore con il fratello dei brani musicali (Nashville docet), ricostruisce nella fiction la scalata al Senato di un ricco folksinger, abile nel manipolare miti e mass media americani per propagandare nuovi valori (reazionari) e nascondere oscuri traffici politici. Gli anni 60 quale declamato disvalore di una società permissiva (efficacissimo il video-clip di dylaniana memoria, sfrontata la citazione, sempre da Dylan, con il brano "The Times are changin' back"), la mistificazione dell'immagine come veicolo di persuasione ("la politica è realtà, non immagine" proclama inutilmente l'avversario politico del futuro senatore), il pulsare delle contraddizioni tra democrazia enunciata e garantismo negato, libertà e denaro come fini sociali antitetici, su cui giocare ambiguamente tra idealizzazione e rifiuto. Concretezze e problematicità che Tim Robbins sente con urgenza e che in Bob Roberts emergono con tutta l'evidenza di un originalissimo stile da reportage televisivo e la coerenza appassionata della sua denuncia sociale: "Volevo mostrare qualcosa che preoccupa molti americani: l'espandersi nel nostro paese di un nuovo fascismo non rumoroso, non ridicolo, che non ha bisogno dei baffetti di Hitler o delle divise per farsi sentire. Oggi i nuovi fascisti sono gente normale, perbene, quelli con la faccia carina e la bella casetta, sempre più egoisti, sempre più sprezzanti verso i diseredati, sempre più ansiosi di non essere chiamati in causa. Quello che vogliono il loro ordine, la loro sicurezza, la loro giustizia: e che gli altri si arrangino senza dar fastidio. Una delle canzoni di successo del candidato-cantante dice: - Non chiedere cosa puoi fare per il tuo paese, ma quello che puoi fare per te - "

e.l. LUX febbraio/aprile 1993