Binguan (The Coffin in The Mountain)
Xin Yukun - Cina 2014 - 1h 59'
- opera prima -

Settimana della Critica - VENEZIA 71



    Un tempo il cinema cinese, e qui escludiamo ovviamente Hong Kong, era inaccessibile in Italia, e, Zhang Yimou a parte, totalmente oscuro. I festival europei (Venezia in primis) hanno avuto il merito di portare alla luce questa consistente parte di produzione che è ancora invisa al grande pubblico, ma è ora almeno visibile. Oggi, dopo che Still Life di Jia Zhangke ha vinto il Leone d’Oro e ciononostante è rimasto invisibile (e invendibile), c’è ancora parecchio da scoprire. Può valere la pena di partire da un’opera prima allora, come Binguan, un trentenne che sicuramente deve qualcosa ad un Johnnie To nel suo intreccio bizzarro.
Tutto ruota intorno ad una bara (vuota? Piena?) e ad un piccolo paesino di montagna, evocati dal titolo inglese del film. Intorno a questi due elementi si muovono alcuni personaggi: il capovillaggio alle prese con un figlio ribelle, una giovane donna maltrattata dal marito, la strana morte di un teppista, una ragazzina che si crede incinta e scappa in città. Da questi personaggi, Xin prende le mosse per costruire un intreccio giallo che gioca, non senza sottile ironia, con i contrasti dettati dall’avanzare imperioso della modernità, e da un certo sottile calore umano che traspare dalla vita arretrata che esiste fuori dalle città, rapportata col caos delle grandi metropoli che ormai caratterizza la Cina. Un intreccio forse fragile (e sicuramente tirato un po’ per le lunghe), per un film in cui si avverte chiaramente la capacità di saper
raccontare l’anima ancestrale di un Paese che sta cambiando ad una velocità senza precedenti nella sua storia. Racchiuso in una struttura narrativa ciclica, che sembra proprio negare la continuità tra passato e presente del Paese, il film di Xin limita i giudizi sui personaggi al punto da renderli quasi affascinanti nel loro essere “ordinari”, per il contesto surreale ed ironico in cui sono inseriti: alla fine del film ci si accorge che a loro, e ai loro sentimenti così imperfetti e ruvidi, ci si è addirittura affezionati. Questo non toglie che qui e lì il film sia davvero spassoso, specie quando mette in scena l’avidità della moglie infelice che gioirebbe a vedere morto il marito.
Binguan, presentato nella Settimana della Critica nell’ambito di Venezia 71, sembrerebbe qualcosa di più del classico film da festival reperibile nelle rassegne europee. Se il mercato in Italia non fosse così sordo, meriterebbe addirittura di sottoporsi al giudizio del nostro pubblico nelle sale. 

Pietro Liberati - ottobre 2014 - pubblicato su MCmagazine 36