Baran
Majid Majidi - Iran 2001 - 1h 34'


sito ufficiale

da Il Corriere della Sera (Tullio Kezich)

       Lo spunto di Baran, film iraniano di Majid Majidi premiato qua e là per il mondo, si ispira probabilmente a Yentl, il racconto di Isaac B. Singer portato 20 anni fa sullo schermo da Barbra Streisand. Là un'orfana ebrea si travestiva da uomo per poter accedere a una scuola talmudica, qui una profuga afghana in Iran indossa abiti maschili per farsi assumere come manovale in un cantiere edile. E' il giovane Lateef a scoprire che il fragile Rahmat è in realtà la quattordicenne Baran. Fino a quel momento si era sviluppata una situazione conflittuale tra l'iraniano e l'imbranato muratorino che l'aveva soppiantato nel ruolo di vivandiere essendo inadatto ai lavori pesanti. Dall'odio sboccia l'amore con Lateef che quando Baran sparisce dal cantiere, la va a cercare nel villaggio dov'è accampata e si prodiga in tutti i modi per aiutarla. In fondo a questa peripezia sentimentale un film occidentale terminerebbe con un bacio, qui, vedendosi scoperta come donna, la protagonista si copre il volto con il «burqa». Almeno un milione e mezzo di afghani vegetano da profughi in Iran, imboscati nel lavoro nero. Sullo schermo vediamo il fuggi-fuggi dei clandestini nel cantiere quando arrivano i controllori governativi e assistiamo alle manovre arlecchinesche di un padrone avaro e paternalistico; e c'è davvero da stupirsi di fronte alla visione religiosa e alla delicatezza dei rapporti umani che sopravvivono in un contesto di amara vita.

i  lunedì del  LUX   febbraio-aprile 2004