da La Repubblica (Paolo D'Agostini) |
La comparsa sulla scena di un regista come Alessandro Angelini e di un'opera prima come il suo L'aria salata (che la prima Festa di Roma ha portato allo scoperto) infondono ottimismo. Per esordire il neoregista si è cimentato con una storia complessa, soprattutto nella costruzione dei personaggi. Che richiedeva maturità e sensibilità. Fabio (Giorgio Pasotti) fa l'educatore nelle carceri, un lavoro spesso frustrante, a contatto con diffidenze, provocazioni, aggressività. Una sorella (Michela Cescon) è tutta la sua famiglia. Sparti (Giorgio Colangeli) è un detenuto di lungo corso, condannato per omicidio. Apparentemente privo di sentimenti, di un cinismo senza possibilità di redenzione. L'incontro porta a Fabio e a noi (ma non ancora a Sparti) una tremenda consapevolezza. Il ragazzo e sua sorella sono cresciuti senza padre, sono stati abbandonati da un uomo che si è macchiato di gravi colpe. Sparti. È proprio questo incontro che Fabio cercava, lo cercava per vendicarsi come sembra sulle prime o invece, come poi succede durante la giornata di permesso da lui ottenuta e trascorsa insieme, per ritrovare e perdonare? Forse alla lente d'ingrandimento non tutto è plausibile e verosimile, ma vale di gran lunga di più il pregio del film e delle sottilissime interpretazioni (Colangeli, premiato a Roma, si muove come un equilibrista tra le innumerevoli sfumature del suo Sparti) nel raccontare un doppio sentimento filiale e paterno pieno di verità. |
da Il Corriere della Sera (Il Corriere della Sera) |
Un bel debutto italiano, originale, teso, misurato che affronta il privato confronto padri-figli senza isolarsi. Un giovane educatore che lavora in carcere scopre in un detenuto per omicidio il proprio padre e così riaffiora un difficile passato che decide di affrontare mettendo a rischio la famiglia. L' idea, nata dal vivo di un carcere, è venuta al documentarista Alessandro Angelini con la voglia di raccontare la tensione sotterranea, la rabbia che non si sa come e dove incanalare, il dubbio di una civiltà che punisce, non rieduca. La storia del confronto generazionale è narrata con uno stile di cinema non retorico-moralista, quasi invisibile ma pieno di sfumature e sottotesti che due attori bravissimi, Giorgio Colangeli (scoperto e premiato alla Festa di Roma) e Giorgio Pasotti (foto), esprimono con forza di volontà e la rassegnazione a non trovare una soluzione: basta un pezzo di lieto fine. Come sempre insostituibile Michela Cescon. |
cinélite TORRESINO all'aperto: giugno-agosto 2007