Piacevolmente
poetico nei limiti della confezione,
Alla
scoperta di Charlie
mette in scena una figlia adulta anzitempo (Evan Rachel Wood) e un padre
utopista velleitario, inaffidabile come adulto e come genitore: Michael
Douglas, una vita che ha dissipato molto e combinato poco, approdata a un
ospedale psichiatrico che ora lo dichiara guarito e lo dimette.
La ragazza, abituata a cavarsela da sola, se lo ritrova in casa come un
fratellino da accudire. Ma Charlie, che si ostina a ritenere la propria
stravaganza non una malattia ma un bene da salvaguardare, torna a
progettare follie. Si fissa di poter ritrovare un tesoro sepolto in
California dai conquistatori spagnoli del diciassettesimo secolo. È
all'insegna dello stereotipo eppure sprigiona la sua suggestione la
dialettica che via via tra i due si stabilisce.
I vaneggiamenti di lui, la sua mancanza di praticità e realismo,
l'incapacità di misurarsi con il mondo vero penetrano pian piano nella
sensibilità di lei, precocemente indurita dall'obbligo di fare i conti con
la sopravvivenza e dalla colpevole mancanza di ogni protezione, come
messaggi di libertà, di diritto al sogno, di opposizione al conformismo.
Un po' ovvio ma servito con grazia. |