Alla luce del sole
Roberto Faenza - Italia 2004 - 1h 30'


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da La Stampa (Lietta Tornabuoni)

     Il sacerdote siciliano don Giuseppe (Pino) Puglisi divenne parroco del quartiere Brancaccio alla periferia di Palermo nel 1990. Fu ucciso in pieno giorno, alla luce del sole, da sicari della mafia, il 15 settembre 1993, giorno in cui compiva cinquantasei anni. In meno di tre anni aveva tolto dalla strada e sottratto al padronato criminale decine di bambini e ragazzi, creando per loro un Centro di accoglienza e un altro mondo. Era un uomo di fede coraggioso, attivo, pieno di energia e di inventiva; lo ammazzarono perché «rompeva le scatole» ai mafiosi che si consideravano proprietari del quartiere («Solo noi, qui, diamo pane e lavoro alla gente»). Don Puglisi e la sua storia ferocemente semplice vengono per la prima volta raccontati da un regista della qualità di Roberto Faenza. La regia eccellente, la mancanza di patetismo sentimentale e di dilatazione melodrammatica, lo stile asciutto e intenso permettono di capire anche le cose non dette esplicitamente: nella situazione palermitana, tutto può ricominciare soltanto dai bambini, dalle nuove generazioni ancora intatte o quasi; e per loro l'unica salvezza sta nell'offerta di una autentica alternativa, non nella scelta tra mondi ciascuno a proprio modo corrotti quando non complici; i discorsi declamatori servono a niente, la compassione oziosa è inutile. Il film dedicato «ai bambini di Palermo» ha in Luca Zingaretti, laconico, paziente, combattente, un interprete perfetto. Il talento del regista regala grandi momenti: la prima Messa celebrata a Brancaccio nella chiesa vuota e poi il trasferimento dei banchi vuoti sulla piazza; i bambini ritratti con bellissima verità, senza alcuna affettazione, alcun compiacimento; il pianto segreto del sacerdote dopo esser stato massacrato di botte dai mafiosi che già avevano dato fuoco a una parte della casa. E la scena iniziale, la lotta tra cani rabbiosi organizzata per raccogliere scommesse, il sacrificio dei gattini inermi: una metafora sulle nostre società che spezza il cuore.

TORRESINO - febbraio 2005