ottobre 2024

periodico di cinema, cultura e altro... ©
 

n° 96
Reg.1757 (PD 20/08/01)

 
 
 

FESTIVAL DI VENEZIA                                        

 

28 agosto - 7 settembre 2024

  Era abbastanza facile quest'anno individuare la rosa dei titoli da premiare. Ma la Giuria, presieduta da Isabelle Huppert è riuscita ugualmente a debordare, almeno in un frangente, da quella che riteniamo avrebbe dovuto essere la logica più stringente dell'assegnazione dei premi. Fatto salvo il duello tra The Room Next Door e The Brutalist, rispettivamente Leone d'Oro e Leone d'Argento per la regia (avremmo comunque invertito: Almodóvar brilla proprio per una regia impeccabile e coinvolgente, il lavoro di Corbet ha dei momenti di discontinuità, ma era lui da autenticare come vero film-evento del Festival), anche i premi della Giuria sono da condividere: il Gran premio-Leone d'argento andato a Vermiglio è meritassimo anche se non da tutti condiviso, quello speciale ad April è stata una scelta davvero rigorosa, senza compromessi. Non si può dire lo stesso per il premio per la sceneggiatura e le coppe Volpi. Passi il tributo a Vincent Lindon (il bravissimo attore francese merita un plauso anche se Jouer avec le feu è un film troppo manicheo), ma la figura femminile più intensa nel panorama del concorso è stata sicuramente Fernanda Torres. Aveva la strada spianata per la "sua" coppa Volpi visto che le altre due pretendenti, Tilda Swinton e Julianne Moore, erano tagliate fuori per il premio già assegnato a The Room Next Door. E invece? La giuria si è inventata il premio per la sceneggiatura a Ainda estou aqui (proprio la componente meno risolta dello struggente film di Salles) togliendo così la possibilità alla Torres di esser premiata e dirottando la coppa Volpi su Nicole Kidman, che in Babygirl ci ha "regalato" una delle interpretazioni più stereotipate e sopra le righe della sua carriera. Una piccola vergogna festivaliera anche quest'anno!

Ezio Leoni

un click sull'immagine per leggere la recensione:

Ezio Leoni

Cristina Menegolli

Licia Miolo

Matteo Pernini

Giovanni  Martini

 
 

FESTIVAL DI LOCARNO                                        

 

7-17 agosto 2024

  C’era molta apprensione quest’anno nell’ambiente del Festival di Locarno per due importanti motivi: in primo luogo, il passaggio del testimone dal ticinese “doc” Marco Solari (ex parlamentare, personalità conosciuta e stimata in tutta la Svizzera, presidente in carica da 23 anni e soprattutto famoso per il suo non “mettere il naso” nelle scelte artistiche del festival) a Maria Offman. La nuova presidente designata non potrebbe essere più diversa: 68 anni, zurighese, oltre ad essere tra gli eredi della casa farmacetica Rosch, è nota soprattutto come collezionista di arti visive e, in quanto tale, membro del board di importanti musei di livello mondiale e fondatrice della LUMA Foundation, istituzione votata al progresso dell’arte contemporanea. L’unico suo aggancio al mondo del cinema sembra essere stato, negli anni, la produzione di documentari dedicati a vari personaggi delle arti figurative. La Offman conosce a malapena il Ticino, non parla italiano, addirittura quest’anno non si è fatta vedere al Festival ("per non rubare la scena a Solari", ha detto). Comprensibili le perplessità: cambierà la rotta del Festival? Vorrà trasformarlo in qualcosa di diverso, magari più vicino al circuito artistico? Su questi dubbi si è inserito il secondo argomento estremamente dibattuto: l’idea di cambiare la calendarizzazione del festival stesso, spostandolo dalla prima decade di agosto ad altra data. Sembra ci siano sotto pressioni dell’ambiente turistico ticinese, che però non riusciamo a capire. La data odierna, in vigore dal ’56, sembra infatti ottima, non fosse altro perché non viene a sovrapporsi a quella di altri festival importanti. E poi tredici giorni di (quasi) di bel tempo su cui vive lo splendore degli spettacoli di piazza Grande, fiore all’occhiello del LFF, in quale altro periodo riusciremmo a trovarli?
Ad ogni modo e tornando al Festival di quest’anno, il direttore artistico Giona A. Nazzaro è riuscito ad allestirne un’edizione in linea con gli anni precedenti. A cominciare dalle proiezioni serali dedicate alla mondanità, con la presenza di film e personaggi di primo piano, da Alfonso Cuaron a Janet Campion, a Rasoulof, alla superstar indiana di Bolliwood Shak Ruk Khan, per finire – o cominciare – con Melanie Laurent e Guillaume Canet, interpreti del film d’apertura Le deluge di Gianluca Jodice.
Ma veniamo al Palmares: Pardo d’Oro a Toxic (Aki Plesa) della lituana Saulé Blivaite, a cui va anche il premio per la miglior opera prima.

È la storia di due ragazzine che, per sfuggire allo squallore (alcool, droga…) di una cittadina degradata dove sono nate, vanno nella capitale inseguendo il sogno di diventare modelle e si iscrivono ad un’agenzia guidata da persone aride e manipolatrici che vogliono solo sfruttare la loro acerba bellezza. E’ una storia che conosciamo, l’abbiamo già vista in forme forse meno crude nel nostro mondo, a New York o a Milano. Dal punto di vista formale la regista riesce bene a comunicare il senso di estraneità e di abbandono di una giovinezza basata solo sul corpo, eletto a simbolo e strumento di un’elevazione sociale che nella maggior parte dei casi non arriverà mai. Qualcuno ha parlato del primo Lanthimos, ma a noi il film non ha emozionato.

Toxic

Drowning Dry

Interessante notare che un altro premio importante è andato a un’altra regista lituana, Laurinas Bareisa, per Drowning Dry (Seses). In ogni modo, senza tanto sbandierare il “me too”, è giusto riconoscere ai selezionatori che ben otto film su diciassette del concorso erano diretti da una donna.
Passando al concorso cadetto, Cineasti del presente, il Pardo d’Oro è andato a Holy Electricity, del georgiano Tato Koteti Shvili, racconto semiserio di due perdigiorno i quali, trovato in una discarica un ammasso di croci di ferro arrugginite, le elettrificano e trasformano in oggetti di culto che riscuotono un incredibile successo negli strati più bassi della popolazione, dando ai due un’effimera ricchezza (È interessante notare che già a Berlino e a Cannes sono apparsi film georgiani di un certo pregio. Sarà la Georgia quello che è stata la Romania nei primi due decenni del secolo?).

Chiudiamo con i film che più abbiamo apprezzato, a cominciare da Invention (in Cineasti del presente), piccolo geniale film che speriamo possa trovare distribuzione in Italia. Poi due titoli del concorso maggiore, l’enorme, in tutti i sensi (340 minuti), Youth - Hard Times del cinese Wang Bing, e Mond di Kurdwin Ayub, entrambe di forte impatto emozionale, se pur per ragioni diverse. Locarno Film Festival merita sempre una visita!

Giovanni Martini

 
 

INCONTRI DEL CINEMA D'ESSAI

 

Lucca 30 settembre - 3 ottobre 2024


  (E.L.) DDavvero speciale questa XXIV edizione degli Incontri del Cinema d'essai. Non solo per il cambio di location da Mantova a Lucca (ancor più ricca di vita e turismo), ma per l'ufficializzazione della nuova presidenza. Giuliana Fantoni ha saputo dare un tocco di sensibilità femminile al tutto con la sua sorridente presenza e con le modalità compartecipative che hanno caratterizzato l'affrontare tematiche e riflessioni (ben articolato e interessante il tavolo di apertura sulle proposte FICE per il prossimo biennio).

E i film presentati? Tutti davvero stimolanti per gli esercenti a caccia di titoli d'essai che possano dare anche un concreto riscontro al botteghino. Attesissimi, da Cannes, Un'orchestra stonata, La storia Souleyamane, Goodbye Julia e Anora (Palma d'Oro), da Venezia Shahed (The Witness), Stranger Eyes, Iddu, Noi e loro, Cloud e La stanza accanto (Leone d'Oro), da Locarno, Le delude. E poi titoli ancora poco chiacchierati, ma davvero da scoprire: l'armeno Amerikatsi, Reinas (dal Sundance), La gazza ladra (in arrivo alla Festa di Roma).

Buon ultima una cocente delusione: nonostante il successo delle strombazzate anteprime a tarda sera, la visione di Parthenope, ultimo lavoro di Sorrentino è stata quasi una sofferenza per lungaggine e inconcludenza ("un film ultraconcettuale, il più antinarrativo e respingente che abbia mai fatto, un oggetto a tratti inaccessibile"). Sono passati circa vent'anni da quando ci aveva conquistati con opere come Le conseguenza dell'amore e Il divo e dieci dall'Oscar per La grande bellezza. Possibile che ci tocchi rimpiangere il già non riuscitissimo È stata la mano di Dio?

 
 

CINEMA LUX - PADOVA

 

programmazione ottobre-dicembre 2024

 

 
 

in rete dal 20 ottobre 2024

 

 

redazione!
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