luglio 2024

periodico di cinema, cultura e altro... ©
 

n° 93
Reg.1757 (PD 20/08/01)

 
 
 

  PILLOLE WESTERN                                         

 

la trilogia del dollaro

  Con il 1964 arriva per il western una svolta epocale. Lontani ormai il cinema di pionieri e le piste selvagge della conquista del West, accantonato il pericolo incombente degli indiani in agguato, ciò che spinge gli antieroi di Sergio Leone non è più una mitica frontiera da conquistare, ma un gruzzolo di monete di cui impossessarsi senza remore morali, assecondando solo la legge del dio denaro. Non per niente i tre film che inaugurano il periodo d’oro del western all’italiana (Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più, Il buono, il brutto, il cattivo) sono conosciuti come la trilogia del dollaro.

1964 (100') - trailer

1965 (132') - trailer

1966 (175') - trailer

E, in coerenza, i protagonisti risultano per lo più individualisti e cinici, uomini tutti di un pezzo, pistoleri impavidi e infallibili. E se tali sono “i buoni”, come possono essere gli antagonisti se non ispidi nei modi e nell’aspetto (abbigliati per lo più in foggia messicana), dediti all’alcol, con personalità spesso crudeli o sadiche? Con tali premesse la violenza trova terreno fertile, le vittime esibiscono la loro sofferenza con spasmi e movimenti inconsulti e sui corpi martoriati i fori dei proiettili e il sangue danno l’ultimo tocco ad un’iconografia barocca, spesso brutale. Ma a dar verve epica ci pensa una narrazione asciutta e il tono sprezzante e ironico degli “eroi” di turno, scanzonati e sbruffoni, capaci di reggere sulle proprie spalle l’essenzialità degli intrecci narrativi (con una complessità comunque crescente di film in film) e perfettamente in sintonia con la riconfigurazione degli stilemi linguistici del genere. Sí perché la svolta degli spaghetti western non è solo tematica, ma coinvolge forme visive e sonore, si estrinseca nella lentezza esasperante dei momenti topici, nell’originalità del taglio delle inquadrature, nel montaggio incalzante, nella forzata persistenza dei primi piani (quegli sguardi a tutto schermo!), nelle partiture musicali di Morricone che rinnovano il rapporto tra immagini e contrappunto sonoro, costruendo una partitura segnata da bruschi stacchi sincronizzati ai colpi di pistola, al galoppo dei cavalli, allo schioccare di una frusta, in un crescendo affidato all’ocarina o allo scacciapensieri, alla tromba, a melodie orchestrali affiancate da voci singole e corali, a un carillon, a un ululato, a… un fischio. Ed è straordinario come le complessità del tessuto armonico e della costruzione narrativa sappiano crescere di pari passo e fondersi in un risultato sempre più compiuto e avvincente.

Ezio Leoni

plot-sinossi

Per un pugno di dollari sancisce l’entrata in campo dello straniero senza nome, pistolero solitario, poncho addosso e sigaro sempre in bocca, scaltro e abile con la pistola. Lo scrip si rifà a La sfida del samurai di Akira Kurosawa (plagio conclamato!), ma il Joe di Clint Eastwood sa darsi una propria personalità e riesce a farsi valere: a San Miguel mette ulteriore zizzania fra le due ricche famiglie avversarie (i Baxter e i Rojo) arrivando alla fine a sgominarle entrambe. Il duello conclusivo, fucile contro pistola, vede soccombere l’arrogante Ramón Rojo (Gian Maria Volonté).

 


Con Per qualche dollaro in più Leone recupera la figura del bounty killer e affianca al personaggio di Eastwood (il Monco, identico look del film predente) un altro protagonista, il colonnello Douglas Mortimer (Lee Van Cleef): stesso “mestiere”, stessa infallibilità con la pistola e una motivazione in più per uccidere i ricercati, quella di vendicare la sorella. Il plot poggia su una banca da svaligiare e ha come chiave di volta un nostalgico carillon. Il duello finale, nella suggestiva arena di un paesino messicano, vede fronteggiarsi, con la “supervisione” del Monco, il crudele El Indio (ancora Volontè) e il colonnello Mortimer. Questi sarà così appagato quando riesce ad uccidere l’avversario da rinunciare alla propria parte del bottino.



Ancora cacciatori di taglie in Il buono, il brutto e il cattivo. Il biondo (Eastwood) e Tuco (Eli Wallace) si ingegnano per sfruttare al meglio la situazione: il primo incassa il premio consegnando l’amico allo sceriffo di turno e poi lo libera al momento dell’impiccagione. Quando la loro “società” arriva a un punto di rottura i due provano a eliminarsi l’un l’altro abbandonandosi reciprocamente nel deserto… Ma il fulcro della narrazione diventa ben presto la guerra di secessione; non solo come background storico ma quale dinamica narrativa per la ricerca di un bottino di 200 mila dollari. Il biondo e Tuco si rimettono insieme sulle tracce di quel denaro ma devono fare i conti con Sentenza (Lee Van Cleef), uno spietato pistolero che prova a toglierli di mezzo, e con la cruda realtà degli scontri tra unionisti e confederati. Occorrerà far saltare un ponte per liberare il cammino verso il cimitero di Sad Hill dove è sepolto l’ambito tesoro, ma anche lì si troveranno faccia a faccia con Sentenza. Lo scontro fatidico nell’arena, tra le tombe, è un memorabile triello. È Il biondo ad aver la meglio: Sentenza non può che finire in una fossa e Tuco rischia di restare appeso a una corda con la sua parte di bottino abbandonata beffardamente ai suoi piedi. Al colpo di fucile che alfine lo trae d’impaccio Tuco risponde con un’irrefrenabile imprecazione che riempie di pathos la colonna sonora!

note

Per la scena cruciale di Per un pugno di dollari Sergio Leone voleva recuperare il De Guello da Un dollaro d'onore, ma Morricone si rifiutò di inserire nella colonna sonora un brano non suo. Prese comunque quel pezzo come ispirazione e creò il memorabile assolo di tromba che accompagna il duello finale.

Se la struttura di Per un pugno di dollari risulta decisamente scarna ed essenziale e quella di Il buono, il brutto e il cattivo osa spingersi in una prospettiva di ambiziosa (e ridondante) complessità, Per qualche dollaro in più (in sceneggiatura Leone fu affiancato da Luciano Vincenzoni) sa brillare nella trilogia grazie ad un ritmo sempre incalzante e ad un perfetto equilibrio tra crudele cinismo e satira pungente.

Una significativa curiosità: in Il buono, il brutto e il cattivo Eastwood indossa per lo più uno spolverino o un gilet, ma, nel momento risolutivo quando si presenta a Tuco tra le tombe di Sad Hill, compare con addosso il poncio, "abito d'ordinanza" dello straniero senza nome!

     
Joe chiede le scuse per il mulo
'al cuore Ramon, al cuore'
il Monco, duello al saloon
a colpi di pistola e cappello
il biondo "salva" Tuco
Tuco all'impiccagione

e nel 1968...

 
 
 

in rete dal 30 luglio 2024

 
 

redazione!
redazione