Con il 1964 arriva per il
western
una svolta epocale. Lontani ormai il cinema di pionieri e le
piste selvagge della conquista del West, accantonato il
pericolo incombente degli indiani in agguato, ciò che spinge
gli antieroi di
Sergio Leone non è più una mitica frontiera da
conquistare, ma un gruzzolo di monete di cui impossessarsi
senza remore morali, assecondando solo la legge del dio
denaro. Non per niente i tre film che inaugurano il periodo
d’oro del
western all’italiana (Per
un pugno di dollari,
Per qualche dollaro in più,
Il buono, il brutto, il cattivo)
sono conosciuti come la trilogia del dollaro.
E, in coerenza, i protagonisti risultano per lo più
individualisti e cinici, uomini tutti di un pezzo, pistoleri
impavidi e infallibili. E se tali sono “i buoni”, come possono
essere gli antagonisti se non ispidi nei modi e nell’aspetto
(abbigliati per lo più in foggia messicana), dediti all’alcol,
con personalità spesso crudeli o sadiche? Con tali premesse la
violenza trova terreno fertile, le vittime esibiscono la loro
sofferenza con spasmi e movimenti inconsulti e sui corpi
martoriati i fori dei proiettili e il sangue danno l’ultimo
tocco ad un’iconografia barocca, spesso brutale. Ma a dar
verve epica ci pensa una narrazione asciutta e il tono
sprezzante e ironico degli “eroi” di turno, scanzonati e
sbruffoni, capaci di reggere sulle proprie spalle
l’essenzialità degli intrecci narrativi (con una complessità
comunque crescente di film in film) e perfettamente in
sintonia con la riconfigurazione degli stilemi linguistici del
genere. Sí perché la svolta degli
spaghetti western non è solo tematica, ma coinvolge
forme visive e sonore, si estrinseca nella lentezza
esasperante dei momenti topici, nell’originalità del taglio
delle inquadrature, nel montaggio incalzante, nella forzata
persistenza dei primi piani (quegli sguardi a tutto schermo!),
nelle partiture musicali di Morricone che rinnovano il
rapporto tra immagini e contrappunto sonoro, costruendo una
partitura segnata da bruschi stacchi sincronizzati ai colpi di
pistola, al galoppo dei cavalli, allo schioccare di una
frusta, in un crescendo affidato all’ocarina o allo
scacciapensieri, alla tromba, a melodie orchestrali affiancate
da voci singole e corali, a un carillon, a un ululato, a… un
fischio. Ed è straordinario come le complessità del tessuto
armonico e della costruzione narrativa sappiano crescere di
pari passo e fondersi in un risultato sempre più compiuto e
avvincente.
Ezio Leoni
plot-sinossi
Per
un pugno di dollari sancisce l’entrata in campo
dello straniero senza nome, pistolero solitario, poncho
addosso e sigaro sempre in bocca, scaltro e abile con la
pistola. Lo scrip si rifà a La sfida del samurai
di Akira Kurosawa (plagio conclamato!), ma il
Joe di Clint
Eastwood sa darsi una propria personalità e riesce a farsi
valere: a San Miguel mette ulteriore zizzania fra le due
ricche famiglie avversarie (i Baxter e i Rojo) arrivando alla
fine a sgominarle entrambe. Il duello conclusivo, fucile
contro pistola, vede soccombere l’arrogante
Ramón Rojo (Gian Maria
Volonté).
Con
Per qualche dollaro in più
Leone recupera la figura del bounty killer e affianca al
personaggio di Eastwood (il
Monco, identico look del film predente) un altro
protagonista, il colonnello Douglas
Mortimer (Lee Van Cleef): stesso “mestiere”, stessa
infallibilità con la pistola e una motivazione in più per
uccidere i ricercati, quella di vendicare la sorella. Il plot
poggia su una banca da svaligiare e ha come chiave di volta un
nostalgico carillon. Il duello finale, nella suggestiva
arena di un paesino messicano, vede fronteggiarsi, con la
“supervisione” del Monco, il crudele
El Indio (ancora Volontè) e il colonnello Mortimer.
Questi sarà così appagato quando riesce ad uccidere
l’avversario
da rinunciare alla propria parte del
bottino.
Ancora
cacciatori di taglie in Il buono,
il brutto e il cattivo.
Il biondo (Eastwood)
e Tuco (Eli Wallace) si
ingegnano per sfruttare al meglio la situazione: il primo
incassa il premio consegnando l’amico allo sceriffo di turno e
poi lo libera al momento dell’impiccagione. Quando la loro
“società” arriva a un punto di rottura i due provano a eliminarsi
l’un l’altro abbandonandosi reciprocamente nel deserto… Ma il
fulcro della narrazione diventa ben presto la guerra di
secessione; non solo come background storico ma quale dinamica
narrativa per la ricerca di un bottino di 200 mila dollari. Il
biondo e Tuco si rimettono insieme sulle tracce di quel denaro ma devono
fare i conti con Sentenza
(Lee Van Cleef), uno spietato pistolero che prova a toglierli
di mezzo, e con la cruda realtà degli scontri tra unionisti e
confederati. Occorrerà far saltare un ponte per liberare il
cammino verso il cimitero di Sad Hill dove è sepolto l’ambito
tesoro, ma anche lì si troveranno faccia a faccia con
Sentenza. Lo scontro fatidico nell’arena, tra le tombe, è un
memorabile triello. È Il biondo ad aver la meglio:
Sentenza non può che finire in una fossa e Tuco rischia di
restare appeso a una corda con la sua parte di bottino
abbandonata beffardamente ai suoi piedi. Al colpo di fucile che alfine lo
trae d’impaccio Tuco risponde con un’irrefrenabile
imprecazione che riempie di pathos la colonna sonora!
note
Per la scena
cruciale di Per un pugno di dollari
Sergio Leone voleva recuperare il De Guello
da
Un dollaro d'onore, ma Morricone si rifiutò di
inserire nella colonna sonora un brano non suo. Prese comunque
quel pezzo come ispirazione e creò il memorabile assolo di
tromba che accompagna il duello finale.
Se la struttura
di Per un pugno di dollari
risulta decisamente scarna ed essenziale e quella di
Il buono, il brutto e il cattivo
osa spingersi in una prospettiva di ambiziosa (e ridondante)
complessità, Per qualche dollaro in
più (in sceneggiatura
Leone fu affiancato da
Luciano Vincenzoni) sa brillare nella trilogia grazie
ad un ritmo sempre incalzante e ad un perfetto equilibrio tra
crudele cinismo e satira pungente.
Una significativa
curiosità: in Il buono, il brutto e
il cattivo Eastwood indossa per lo più uno
spolverino o un gilet, ma, nel momento risolutivo quando si
presenta a Tuco tra le tombe di Sad Hill, compare con addosso il poncio,
"abito d'ordinanza" dello straniero senza nome!
|
|
|
Joe
chiede le scuse per il mulo
'al
cuore Ramon, al cuore' |
il
Monco, duello al saloon |
a
colpi di pistola e cappello |
|
il
biondo "salva" Tuco |
Tuco
all'impiccagione |
|
e nel 1968... |