giugno 2024

periodico di cinema, cultura e altro... ©
 

n° 92
Reg.1757 (PD 20/08/01)

 
 

In estate il Lux riposa, il western mai!

 
 

  PILLOLE WESTERN                                         

 

buon sangue non mente?

  La questione etnica mina da sempre il processo di civilizzazione. La conquista del West ha visto tensioni e contrasti dovuti all’affollarsi di razze e idiomi, tra carovane e insediamenti di irlandesi, russi, danesi, tedeschi…

Cuori ribelli (1992)

I cancelli del cielo (1980)

The Salvation (2014)

1883 (2021, serie tv)

Ma la criticità del melting pot resta focalizzata nell’impari faccia a faccia di pionieri e pellerossa. Una dinamica che va oltre la semplice (?) coabitazione per affrontare la complessità del mescolarsi dei diversi colori della pelle. È nel western che si gettano la basi del meticciato, ma le relazioni interrazziali, da Pochontas in poi, sembrano avere un amaro destino: la love-story tra Tom Jefford e Sonseeahray (L'amante indiana) muore sul nascere, quella di Jeremiah Johnson e Swan viene drasticamente spezzata dai Crowe (Corvo rosso non avrai il mio scalpo) e solo nella relazione tra Boone e Occhio d'anitra (Il grande cielo) Hawks concede qualche speranza di un'armonia futura.

Più estrema e divisiva è quella che possiamo identificare come 'contaminazione'. Le incursioni degli indiani nelle fattorie non facevano solo stragi di coloni ma si concretizzano anche in rapimenti, specialmente di ragazzi e ragazze: giovani donne che poi crescevano con la tribù diventando squaw o spose dei guerrieri. Il cinema ne parla saltuariamente con toni spesso strazianti. A parte la sofferta odissea di Sarah Carver, moglie in fuga dall'indiano Katawa in La notte dell'agguato, e l’ironia contestatrice della Kathy di Soldato blu, è sicuramente John Ford il cantore di tali situazioni: il dramma delle nuova identità dl Lupo Veloce e l'umiliazione che deve subire Elena (Cavalcarono insieme), ma soprattutto la storia di Debbie in Sentieri selvaggi: la voce del sangue che sembra essersi tacitata nel primo incontro con Martin si fa poi sentire nel finale, pur con il rischio che Ethan possa rifiutarla come nipote proprio perché contaminata. Il richiamo del sangue non ha invece la meglio in Rachel (Gli inesorabili). Qui paradossalmente il contesto è speculare. C’è la giovane che scoprirà di essere figlia adottiva, rapita ancora in fasce dopo un combattimento che l’aveva vista unica superstite in un campo di Kiowa, sterminato dai bianchi. Ma quando il fratello Lost Bird la reclama non c’è sangue che tenga, lei sceglie di restare coi suoi fratelli acquisiti. Se bisogna riconoscere a Huston di aver rielaborato le tensioni razziali della comunità di frontiera in un intenso melodramma, arcigno e appassionato, Ford però sa dare all’ansia di vendetta del suo antieroe, disilluso e sradicato, un respiro epico inimitabile che resta “la” pietra miliare del western maggiorenne.

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NOTA: La paternità del termine western maggiorenne può essere attribuita a Tullio Kezich ed è curioso che lui, esperto del genere e amante da sempre del cinema di John Ford, abbia preferito Gli inesorabili a Sentieri selvaggi che definisce "un western lento e sconnesso... in cui la formula del film d'azione si rovescia adottando i ritmi lenti", aggiungendo: "Perfino Ford è caduto nella novità a tutti i costi e ci ha messo il pepe delle scene di violenza (ormai indispensabili) e le turbe psichiche dell'eroe, talmente sottolineate da rendere il personaggio incomprensibile... La furia razzista dell'eroe resta un atteggiamento astratto, puramente psicologico e in fin dei conti sentimentalmente reversibile". Difficile trovarsi d'accordo, stavolta!

Ezio Leoni

 
 
 

in rete dal 16 giugno 2024

 
 

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