L'ultima direzione di Steve Della Casa non è stata forse
all'altezza delle aspettative, ma il TFF 2023
resterà comunque nel cuore, almeno per il suo
appassionato tributo ad uno di nostri miti cinefili,
John Wayne. Il manifesto con la bella immagine grafica
dell'abbraccio tra Ethan e Debbie e con la citazione di Jean-Luc Godard (“Come posso io odiare John Wayne e
poi amarlo teneramente quando prende improvvisamente in
braccio Natalie Wood negli ultimi minuti di
Sentieri Selvaggi?”) ha accolto un pubblico in ogni caso
numeroso (oltre 44.000 presenze con quasi 2000
accreditati) che ha potuto godere di uno speciale evento
collaterale costituito dalla mostra The World of Tim
Burton.
L'aspetto meno convincente di questa vetrina torinese lo
si può individuare relativamente al concorso, con
titoli (14 in tutto) non sempre memorabili e soprattutto
con un verdetto della giuria che ha giudicato quale miglior
film La palisiada di Philip Sotnychenko
(Ucraina), con una motivazione più politicamente
corretta che coerente (film complesso, di grande
libertà registica nella costruzione delle scene che,
concatenandosi trovano il loro senso autonomo. Il
regista, alla sua opera prima, dimostra assoluta
padronanza di mezzi). Condividere questa motivazione
nel guazzabuglio di realtà e rappresentazione che
accompagna la cruenta indagine della polizia ucraina non
è certo facile...
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La palisiada |
Le ravissement |
Più convincenti il premio speciale
della giuria e la motivazione per
Le
Ravissement
della francese Iris Kaltenbäck (film armonicamente
riuscito, dove tutto concorre all’ottimo risultato
finale. Iris Kaltenbäck, con la complicità degli
interpreti Hafsia Herzi, Alexi Manenti e di tutto il
cast, realizza un’opera prima matura e coinvolgente),
suffragata anche dal riconoscimento ad Hafsia Herzi come
miglior attrice. E va dato merito alla Fipresci
di aver segnalato, con il suo premio, la qualità del
coreano
Birth.
Stimolanti in ogni caso le varie rassegne tra le quali
ci ha dato particolare soddisfazione il
Fuori Concorso
che ha inanellato pregevoli prodotti (molti ereditati dai
principali festival): da
Do Not Expect Too Much From the
End Of the World,
Yannick e
Essential Truths Of the Lake
(Locarno) a
Il cielo brucia (Berlino), da
The Holdovers
(Telluride Film Festival) al fantasy-horror
francese
Le règne animal
(Cannes) e al documentario di Martone
Un ritratto in
movimento. Omaggio a Mimmo Jodice, presentato in
sinergia con la mostra alle Gallerie d’Italia di Torino,
Senza tempo, che ha esposto alcune delle opere più
significative dell'artista napoletano.
Un'amorevole critica, per concludere, alla retrospettiva
Mezzogiorno di fuoco - John Wayne: ha senso
battezzare la rassegna con il titolo di un film
"antagonista" allo spirito del Duke? E poi, certo ottima
la scelta dei titoli in cartellone (Il grande
sentiero,
Il fiume rosso,
I cavalieri del Nord Ovest,
Hondo,
Pugni, pupe e pepite,
I tre della Croce del Sud,
Il pistolero) ma nella presentazione del
direttore si legge
"Io amo John Wayne perché in un film solleva Natalie
Wood verso il cielo, perché in un altro film va a
parlare con la moglie morta innaffiando la tomba, perché
in un altro ancora parla di un giovane affermando che è
talmente bravo con la pistola che non ha bisogno di
dimostrarlo. Se non fosse un mito, non avrebbe saputo
mettere in scena la propria imminente morte in un film
che parla esattamente di questo. E se non fosse John
Wayne non avrebbe fatto un film che parla di scazzottate
e ubriacature nei mari del sud solo perché voleva farsi
una vacanza con i suoi migliori amici a base di bevute
e, appunto, di scazzottate". Come hanno potuto
mancare all'appello le proiezioni proprio di
Sentieri
selvaggi e
Un dollaro d'onore?
Ezio Leoni
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