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FESTIVAL DI LOCARNO
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2-12 agosto 2023
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Fedele alla sua tradizione di Festival del
cinema d'autore, Locarno quest'anno presentava una ricca offerta
con più di 214 film, di cui 110 prime mondiali,
distribuiti nelle varie sezioni: Concorso, Cineasti del presente,
Pardi di domani, film che un pubblico numeroso (un 14% in più
rispetto alla precedente edizione) ha potuto seguire oltre che
nell'incantevole scenario della piazza Grande, nelle molte sale
presenti eccezionalmente confortevoli.
“Un'edizione entusiasmante che ha ribadito la centralità del Locarno Film Festival. La sua
capacità di esplorare il cinema contemporaneo in tutte le sue forme...”
secondo l'opinione del direttore artistico Giona A. Nazzaro, che, al
suo terzo festival, ha confermato la sua idea di cinema come un mezzo
per interpretare la contemporaneità, ma soprattutto per suggerire
letture alternative del presente.
Se infatti altri grandi festival del cinema, come Cannes, Berlino e
Venezia mettono l'accento sul concorso internazionale e sulla presenza
delle star, Locarno – un po' per scelta e un po' per obbligo –
privilegia gli outsider, i registi indipendenti, le figure esordienti e
le narrazioni meno classiche, come testimonia la presenza, tra i nomi
noti, di autori come Lav Diaz (con
Essential Truths of the Lake), Radu Jude (con
Do Not Espect Too Much From The End Of The World),
Quentin Dupieux (con Yannick),
Eduardo Williams (con El auge del Humano 3),
registi che, nella loro diversità, sono accomunati dalla originalità
dei linguaggi con cui si esprimono.
Su questa linea si collocano anche i premi speciali attribuiti
quest'anno: il Pardo alla carriera al grande regista Taiwanese
Tsai Ming-liang, il Pardo d'onore Manor al regista indipendente
Harmony Korine, il Lifetime Achivement Award a Renzo
Rossellini. Un occhio al passato è rivolto nella ricca retrospettiva
curata da RobertoTurigliatto e particolarmente interessante si è
rivelata la sezione dedicata al Cinema popolare messicano degli
anni quaranta-sessanta curata da Olaf Moller.
La giuria internazionale, presieduta dall'attore Lambert Wilson ha
assegnato il Pardo D'Oro al film iraniano Critical Zone
di Alì Ahmadzadeh, al quale non è stato concesso di lasciare il suo
paese e non ha potuto essere presente alla cerimonia. Un film girato
clandestinamente tra le strade di Teheran.
Il
premio speciale della giuria è andato ad uno dei film più
interessanti di questa edizione, Do
Not Espect Too Much From The End Of The World del rumeno
Radu Jude e il Pardo per la miglior regia alla regista ucraina
Maryna Vroda per Stepne.
I Premi per le migliori interpretazioni, per la prima volta gender
neutral, sono stati attribuiti a Dimitra Vlagopoulou per Animal di Sofia Exarchou, storia
socio-turistica di un resort in Grecia e a Renèe Soutendijk per Sweet Dreams di Ena Sendijarevic, fiaba
horror su una famiglia olandese proprietaria di una fabbrica di canna
da zucchero in Indonesia. La sezione Cineasti del presente ha
premiato Dreaming and Dying, una
storia rarefatta con incursioni nel fantastico di un rapporto a tre,
del giovane regista indonesiano Nelson Yeo.
Appare evidente che le scelte della giuria si siano orientate verso un
cinema di denuncia, che pone al centro della sua riflessione i temi
politici più drammatici dei nostri tempi, ignorando i molti (troppi!)
film presenti di carattere intimistico-adolescenziale, spesso
fastidiosamente autoreferenziali. Scelta condivisa dal direttore
Nazzaro, che nel corso della cerimonia di chiusura ha lanciato un
appello accorato sulla "necessità che il cinema e l'arte in
generale siano liberi di esprimersi e manifestare il proprio dissenso e
la propria rabbia".
Cristina Menegolli
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FESTIVAL DI LOCARNO
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Pardo d'oro alla carriera a Tsai Ming-liang
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Tsai Ming-liang ha illuminato con la
sua presenza la 76esima edizione del Locarno Film Festival. Il
grande regista malese naturalizzato taiwanese, invitato per ricevere il
Pardo alla carriera, ha spaziato per
alcuni giorni tra arte e cinema, a partire dall'incontro con il prof.
Kevin B. Lee, col quale ha discusso di Cinema del Futuro, chiarendo il
suo pensiero sul presente del cinema nell'esplorazione dei contesti
sociali e sulle sue prospettive.
Il cinema di Tsai, da sempre
attento alla ricerca estetica, si è nel tempo ancora più avvicinato al
territorio dell'arte (con incursioni anche nella realtà virtuale -
The Deserted),
approdando a forme di collaborazione con importanti musei, come il
Louvre di Parigi. Il connubio stretto col mondo dell'arte si è
concretizzato anche a Locarno. Nello straordinario spazio espositivo
del Rivellino di Leonardo da Vinci (l'unica costruzione
militare da lui realizzata, ora parte di una galleria d'arte) il
regista ha presentato alcune sue intallazioni: nell'antro buio e
stillante umidità, come all'interno di una caverna, il pubblico ha
potuto fare esperienza delle opere Your face
(2018) e The Moon
nd the Tree (2021). Poi, in un clima tra l'intimo e il
conviviale, il regista non si è sottratto al calore dei suoi estimatori
partecipando alla serata insieme a Anong Houngheuansy, uno dei suoi
attori, che ha concesso anche una performance intonando un canto
tradizionale.
La serie di incontri è continuata con la presentazione di uno tra gli
undici lungometraggi realizzati nella carriera: Tsai ha scelto
l'ultimo, Days,
in concorso alla Berlinale nel 2020. Il regista ha sottolineato come
l'opera sia nata per essere proiettata anche nei musei e scherzando col
pubblico sulla "pazienza" che il suo film richiede, ha messo l'accento
, con una sola battuta, sul suo tema centrale, il tempo. Nel raccontare
l'incontro momentaneo tra due solitudini, quella di Kang (Lee
Kang-sheng, l'attore feticcio di Tsai) e quella di Non (l'esordiente
Anong Houngheuansy), il regista riesce a rappresentare lo scorrere del
tempo nella realtà, dando spazio ai momenti in cui nulla accade. Nel
contempo valorizza al massimo l'inquadratura, la sua costruzione e la
sua durata, inducendo lo spettatore all'esplorazione dello spazio.
Nella contemplazione scopri così micromovimenti all'inizio
impercettibili (un elicottero che si posa su un lontano tetto) o il
magnetismo di un oggetto: il catino fuxia sembra proprio un omaggio
alla teiera rossa di Ozu,
grande regista dello spazio vuoto e uno degli autori più amati da Tsai.
Il film è privo di dialoghi, con un unico pezzo musicale, il tema di Luci
della ribalta di Charly Chaplin, che ha un'importante funzione:
con il suo carattere struggente e il suo potere evocativo in poche note
sviluppa uno sfaccettato discorso su ciò che resta di
un incontro. Un altro brano composto da Chaplin era presente in I don't want to sleep alone (2006),
bellissimo film, forse un po' dimenticato: questo filo rosso permette
di notare l'evoluzione dell'autore nell'esplorare il tema della
solitudine.
Il percorso di Tsai Ming-liang a Locarno si è infine concluso nella
serata del 6 agosto in una Piazza grande gremita, dove davanti a 8.000
spettatori il regista ha ricevuto il Pardo alla carriera
Ascona-Locarno Turismo. Con le sue opere e le sue riflessioni Tsai
ci ha ricordato il ruolo fondamentale dei festival nel far conoscere e
dare visibilità al cinema non commerciale: ha poi suggerito che
un'alternativa alle sale tradizionali potrebbero essere i musei, se
ospitassero una catena di sale per dare spazio a opere e autori che,
come lui, si ribellano nei confronti dei dettami del mercato e
interpretano il cinema come continua ricerca nel campo di quella che è
una delle maggiori arti figurative del nostro tempo.
Licia Miolo
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in rete dal 27
agosto 2023
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