maggio 2023

periodico di cinema, cultura e altro... ©
 

n° 81
Reg.1757 (PD 20/08/01)

 
 

FESTIVAL DI UDINE                                       

 

21-29 aprile 2023

  25 anni di FEFF. Un importante anniversario, celebrato con una scelta particolarmente accurata e felice di film in concorso (ben 78 pellicole provenienti da 14 paesi) e con interessanti retrospettive, premiato da una partecipazione eccezionale di pubblico, 60mila spettatori, che hanno affollato a tutte le ore le sale del Teatro Nuovo e del Visionario di Udine, riportando la manifestazione alle atmosfere del pre-Covid, vista anche la numerosa presenza di ospiti provenienti dai paesi rappresentati.

Gelso d'Oro Abang Adik di Jin Ong, Malaysia
Gelso d'Argento (2 posto) Rebound di Chang Hang-jun, Sud Corea
Gelso d'Argento (3 posto) Yudo di Suzuki Masayuki, Giappone
Gelso Nero (accreditati Black Dragon) Abang Adik di Jin Ong, Malaysia
Gelso Rosso (Mymovies) The Sales Girl di Janchivdorj Sengedorj, Mongolia
Gelso Bianco (opera prima) Abang Adik di Jin Ong, Malaysia
Miglior Sceneggiatura Day Off di Fu Tien-Yu, Taiwan
Menzione speciale Lost Love di Ka Sing-fung, Hong Kong

Lo stesso esito delle premiazioni, che ha visto sul podio per il Gelso d'oro per la prima volta un film malese e nella rosa dei vincitori un film mongolo, sembra confermare la vocazione di questo festival a testimoniare, attraverso i film, realtà spesso sconosciute, ma soprattutto la grande complessità dell'Asia. Attraversando tutti i generi: dalla commedia minimalista al drammone storico, dal noir all'horror al pink, passato e presente, differenti aspettative e scelte di vita, credenze, miti e leggende, diverse identità di genere caratterizzano le varie cinematografie di questi paesi e nello stesso tempo raccontano come esse siano riemerse dal periodo della pandemia non tutte allo stesso modo e non tutte con gli stessi risultati. Alla grande ripresa del cinema di Hong Kong e del Giappone fa infatti da contro-altare la crisi tuttora in corso del cinema coreano uscito dalla pandemia zoppicante: pubblico dimezzato, sale cinematografiche trasformate in palestre o in campi da golf coperti, decine di film bloccati in attesa di una data di uscita, capitali finanziari che si spostano dal cinema alla serialità.
Il vincitore assoluto di questa edizione è risultato il bel film della Malesia ABANG ADIK folgorante esordio del regista Jin Ong, che, oltre al Gelso d'oro attribuito dal voto del pubblico, ha ottenuto anc he il Gelso Bianco della Sezione Opere Prime ed il Gelso Nero degli accreditati Black Dragon. In una spettrale Kuala Lumpur, che non si discosta dalle atmosfere infernali di altre capitali asiatiche, è ambientata la storia di due “fratelli”, di cui uno muto, di etnia cantonese, che, non riuscendo ad ottenere la cittadinanza malese, sono costretti a vivere di espedienti, finchè un tragico incidente non cambierà per sempre le loro vite. Abang Adik è un film che gioca benissimo le sue carte sui sentieri del sentimento e della capacità di incontrare l’emotività dello spettatore: i temi che il regista pone sul tappeto sono molti e drammatici: da quello della piaga della clandestinità e del suo sfruttamento a quello della disabilità a quello della pena di morte, ma attraverso una messa in scena molto calibrata riesce ad evitare ricatti morali e strumentalizzazioni, facendo emergere soprattutto la forza del legame affettivo che unisce i due personaggi, capace di andare oltre i limiti della consanguineità.

Una cinematografia e una realtà non molto conosciute in Occidente quelle malesi così come, ancor più, quelle della Mongolia (presente per la seconda volta al FEFF), che si è aggiudicata il premio degli spettatori di Mymovies con la commedia THE SALES GIRL di Janchivdorj Sengedorj. Un film che spiazza subito per l'ambientazione cittadina, in un mondo piccolo borghese in cui i giovani si annoiano e si annoiano anche i cani. Protagonista è una studentessa che si ritrova a gestire un sexy-shop. Si tratta di una commedia, ma anche di un percorso di formazione, con qualche situazione scontata, ma con diversi momenti riusciti. Il merito va soprattutto all'attrice per la sua freschezza e naturalezza, complice anche una bellezza non diafana.

Il Giappone, come ogni anno, era rappresentato da un numero importante di film in prima visione. Sarà tra l'altro la famosa attrice e cantante giapponese Baisho Chieko a ricevere il Gelso d'Oro alla Carriera del FEFF25. Tra le personalità più attese, l’eclettico e super prolifico regista Hiroki Ryuichi, che presentava 3 suoi film (il nuovissimo PHASES OF THE MOON, in concorso, una sorta di viaggio spazio temporale nella vita di un uomo, che ha perso la moglie e la figlia, seguendo le coordinate della reincarnazione, il più interessante YOU'VE GOT A FRIEND, fuori concorso, un dramedy sulle pratiche sado-maso di un tranquillo impiegato di mezza età, che rimanda alla vasta produzione di pellicole Pink degli anni giovanili del regista e, nella sezione retrospettiva, il suo primo lungometraggio commerciale: 800 TWO LAP-RUNNERS del 1994). Dal Giappone non mancano poi, come sempre, i film brillanti e bizzarri come YUDO di Suzuki Masayuki, una vera dichiarazione d’amore al sento cioè al bagno pubblico che, da luogo cittadino popolarissimo, è caduto in disgrazia negli anni Settanta, film che si è aggiudicato il terzo posto dalla giuria popolare. Purtroppo non ha avuto alcun riconoscimento ufficiale uno dei film più belli di questa edizione EGOIST di Matsunaga Daishi, straziante e bellissima storia d’amore LGBTQ nella Tokyo contemporanea. è un film introspettivo, nato da un'esperienza personale del regista, che, attraverso la descrizione di una love story tra un giovane redattore di una rivista di moda di successo e il suo personal trainer, che vende il suo corpo per mantenere la madre malata, cerca di rendere palpabili le ragioni ed i traumi personali vissuti da entrambi, in grado di dissolvere la magia che ha segnato il loro percorso sentimentale iniziale perfetto, finendo per portare ognuno dei due a suo modo ad essere egoista e intransigente nei confronti dell'altro. Matsunaga ha dimostrato grande abilità nel raccontare tutto ciò con lucida partecipazione e grande attenzione per i dettagli, senza perdersi in sentimentalismi superflui.

Deludente rispetto alle aspettative l'opera di uno dei beniamini del FEFF Watanabe Hirobumi, presente ad Udine con il fratello Yuji compositore, TECHNO BROTHERS, un road movie di una band di musica elettronica in viaggio per Tokyo, che occhieggia ai Blues Brothers o ai Leningrad Cowboys, ma sembra unicamente ricalcare il clichè dei film precedenti, presentati al FEFF 23, senza conservarne la carica trasgressiva.
Al cinema di Hong Kong il FEFF per tradizione dedica molto spazio con 6 opere prime con il marchio di fabbrica Making Waves ed altri quattro film, tra cui in anteprima europea ad Udine il thriller processuale A GUILTY OF CONSCIENCE di Jack NG, che, uscito nel gennaio 2023, con la cifra astronomica di 11 milioni di euro è il film hongkonghese che ha incassato di più di tutti i tempi! Una persona su sei è andata a vederlo sul grande schermo (la popolazione di Hong Kong supera i 6 milioni di abitanti). A testimonianza del fatto che quello che sta accadendo nella ex colonia britannica è un autentico fenomeno: la frequentazione della sala cinematografica è altissima. Tra le pellicole hongkonghesi spiccano LOST LOVE, tenero ritratto di una famiglia adottiva, di KA Sing-fung, che riceverà una menzione speciale dalla giuria, MAD FATE di Soi Cheang, prodotto da Johnnie To, che trascina lo spettatore all'interno di un vortice di demenzialità new age con i tempi e i ritmi del miglior cinema hongkonghese e HIDDEN BLADE di Cheng-Er, thriller spionistico con atmosfera noir, con un montaggio che scombina continuamente le carte, tenendo desta l'attenzione dello spettatore fino alla fine. Protagonista un Tony Leung perfettamente in parte in un personaggio di cui è difficile scandagliare l'animo.

La Cina ha presentato il remake di HACHICO di Xu Ang, una nuova versione della storia di fedeltà del cane Akita che per nove anni aspettò il ritorno del padrone morto, una storia sempre coinvolgente questa volta ambientata in una cittadina di campagna, e, film di chiusura, il kolossal FULL RIVER RED di Zhang Yimou, non esente da una certa retorica nazionalista.
Taiwan, presente con sei film, ha visto premiare come Miglior Sceneggiatura (dalla giuria composta da Massimo Gaudioso, Marco Risi, Marco Pettenello e Francesco Munzi) la commedia DAY OFF della giovane regista FU Tien-Yu, commovente storia di una anziana parrucchiera.
Modesto è risultato il film della Thailandia YOU&ME&ME su due sorelle gemelle, diretto dalle sorelle gemelle Hongvivatana. Dalle Filippine l'immancabile horror DELETER di Mikhail Red, con una tematica così attuale da far venire i brividi più di qualsiasi fantasma (la protagonista è una deleter dei contenuti violenti immessi in rete). Il film tiene in tensione e in sala non è mancato qualche gridolino di sincera paura.

Al contrario del sud-coreano THE OTHER CHILD di KIM Jin-young ennesima storia di fantasmi all'interno di un rapporto materno malato. Anche lo spettacolare THE NIGHT OWL di An Tae-Jin non esce dai clichè dei film di genere storico, se non per l'originalità di incentrare la storia su un agopunturista cieco che svela gli intrighi di palazzo. Nonostante la crisi che la sua cinematografia sta attraversando, la Corea si è aggiudicata il secondo premio della giuria popolare con il film REBOUND di Chang Hang-jun sulla rimonta di una squadra di basket liceale caduta in disgrazia.

Particolarmente ricca quest'anno la retrospettiva indirizzata a riscoprire capolavori degli anni '80 -'90 precedenti l'inizio del FEFF (1999), tra cui il bellissimo noir DUST OF ANGELS di Hsu Hsiao-ming del 1992 e con i tributi a 4 grandi del cinema asiatico: Johnnie To, presente a Udine per festeggiare l'anniversario del festival, con il divertente e anomalo noir SPARROW (2008), Jang Sun-Woo, di cui si è potuto ammirare LIES (1999), storia di un rapporto sado-maso, film pluricensurato, che aveva destato grande scalpore alla Mostra di Venezia, Po-Chih Leong e Baisho Chieko.
A conclusione, il commento dei due infaticabili organizzatori del festival Sabrina Baracetti e Thomas Bertacche: «Non serve certo sottolineare quanto siamo felici di aver potuto celebrare il venticinquesimo anniversario del FEFF senza i limiti e senza l’angoscia degli ultimi tre anni e, proprio sull’onda di un bilancio assolutamente positivo, ci sembra indispensabile coinvolgere il mondo istituzionale in una riflessione. Crediamo, cioè, che il lungo percorso del festival meriti di proseguire vedendo fruttare tutte le sue potenzialità di crescita: gli enti pubblici sono pronti a sostenere il FEFF con investimenti più importanti, trasformandolo in un vero e proprio hub che connetta l’Oriente e l’Occidente? Il futuro del FEFF continuerà ad essere quello di un grande festival cinematografico internazionale o tutta la sua rete di relazioni ultraventennali potrà essere sviluppata in una prospettiva più ampia?».

Cristina Menegolli e Licia Miolo

 
 

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