25
anni di
FEFF.
Un importante anniversario, celebrato con una scelta
particolarmente accurata e felice di film in concorso (ben
78 pellicole provenienti da 14 paesi) e con
interessanti retrospettive, premiato da una partecipazione
eccezionale di pubblico, 60mila spettatori, che hanno
affollato a tutte le ore le sale del Teatro Nuovo e del
Visionario di Udine, riportando la manifestazione alle
atmosfere del pre-Covid, vista anche la numerosa presenza
di ospiti provenienti dai paesi rappresentati.
Gelso d'Oro
Abang Adik di
Jin Ong, Malaysia
Gelso d'Argento (2 posto) Rebound
di Chang Hang-jun, Sud Corea
Gelso d'Argento (3 posto) Yudo
di Suzuki Masayuki, Giappone
Gelso Nero (accreditati Black Dragon)
Abang Adik di Jin Ong, Malaysia
Gelso Rosso (Mymovies) The Sales
Girl di Janchivdorj Sengedorj, Mongolia
Gelso Bianco (opera prima) Abang
Adik di Jin Ong, Malaysia
Miglior Sceneggiatura Day Off di Fu
Tien-Yu, Taiwan
Menzione speciale Lost Love di Ka
Sing-fung, Hong Kong |
Lo stesso esito delle premiazioni, che ha
visto sul podio per il Gelso
d'oro per la prima volta un film malese e nella
rosa dei vincitori un film mongolo, sembra confermare la
vocazione di questo festival a testimoniare, attraverso i
film, realtà spesso sconosciute, ma soprattutto la grande
complessità dell'Asia. Attraversando tutti i generi: dalla
commedia minimalista al drammone storico, dal noir
all'horror al pink, passato e presente, differenti
aspettative e scelte di vita, credenze, miti e leggende,
diverse identità di genere caratterizzano le varie
cinematografie di questi paesi e nello stesso tempo
raccontano come esse siano riemerse dal periodo della
pandemia non tutte allo stesso modo e non tutte con gli
stessi risultati. Alla grande ripresa del cinema di Hong
Kong e del Giappone fa infatti da contro-altare la crisi
tuttora in corso del cinema coreano uscito dalla pandemia
zoppicante: pubblico dimezzato, sale cinematografiche
trasformate in palestre o in campi da golf coperti, decine
di film bloccati in attesa di una data di uscita, capitali
finanziari che si spostano dal cinema alla serialità.
Il vincitore assoluto di questa edizione è risultato il
bel film della
Malesia
ABANG ADIK
folgorante esordio del regista Jin Ong, che, oltre al
Gelso d'oro attribuito
dal voto del pubblico, ha ottenuto anc he il
Gelso Bianco della
Sezione Opere Prime ed il Gelso
Nero degli accreditati Black Dragon. In una
spettrale Kuala Lumpur, che non si discosta dalle
atmosfere infernali di altre capitali asiatiche, è
ambientata la storia di due “fratelli”, di cui uno muto,
di etnia cantonese, che, non riuscendo ad ottenere la
cittadinanza malese, sono costretti a vivere di
espedienti, finchè un tragico incidente non cambierà per
sempre le loro vite. Abang Adik
è un film che gioca benissimo le sue carte sui sentieri
del sentimento e della capacità di incontrare l’emotività
dello spettatore: i temi che il regista pone sul tappeto
sono molti e drammatici: da quello della piaga della
clandestinità e del suo sfruttamento a quello della
disabilità a quello della pena di morte, ma attraverso una
messa in scena molto calibrata riesce ad evitare ricatti
morali e strumentalizzazioni, facendo emergere soprattutto
la forza del legame affettivo che unisce i due personaggi,
capace di andare oltre i limiti della consanguineità.
Una cinematografia e una realtà non molto conosciute in
Occidente quelle malesi così come, ancor più, quelle della
Mongolia (presente per la seconda volta al
FEFF),
che si è aggiudicata il premio degli spettatori di
Mymovies con la commedia
THE SALES GIRL
di Janchivdorj Sengedorj. Un film che spiazza subito per
l'ambientazione cittadina, in un mondo piccolo borghese in
cui i giovani si annoiano e si annoiano anche i cani.
Protagonista è una studentessa che si ritrova a gestire un
sexy-shop. Si tratta di una commedia, ma anche di un
percorso di formazione, con qualche situazione scontata,
ma con diversi momenti riusciti. Il merito va soprattutto
all'attrice per la sua freschezza e naturalezza, complice
anche una bellezza non diafana.
Il
Giappone, come ogni anno, era rappresentato
da un numero importante di film in prima visione. Sarà tra
l'altro la famosa attrice e cantante giapponese Baisho
Chieko a ricevere il Gelso d'Oro
alla Carriera del
FEFF25.
Tra le personalità più attese, l’eclettico e super
prolifico regista Hiroki Ryuichi, che presentava 3 suoi
film (il nuovissimo PHASES OF THE
MOON, in concorso, una sorta di viaggio spazio
temporale nella vita di un uomo, che ha perso la moglie e
la figlia, seguendo le coordinate della reincarnazione, il
più interessante YOU'VE GOT A
FRIEND, fuori concorso, un dramedy sulle
pratiche sado-maso di un tranquillo impiegato di mezza
età, che rimanda alla vasta produzione di pellicole Pink
degli anni giovanili del regista e, nella sezione
retrospettiva, il suo primo lungometraggio commerciale:
800 TWO LAP-RUNNERS
del 1994). Dal Giappone non mancano poi, come sempre, i
film brillanti e bizzarri come
YUDO di Suzuki Masayuki, una vera dichiarazione
d’amore al sento cioè al bagno pubblico che, da luogo
cittadino popolarissimo, è caduto in disgrazia negli anni
Settanta, film che si è aggiudicato il terzo posto dalla
giuria popolare. Purtroppo non ha avuto alcun
riconoscimento ufficiale uno dei film più belli di questa
edizione EGOIST di
Matsunaga Daishi, straziante e bellissima storia d’amore
LGBTQ nella Tokyo contemporanea.
è un film
introspettivo, nato da un'esperienza personale del
regista, che, attraverso la descrizione di una love story
tra un giovane redattore di una rivista di moda di
successo e il suo personal trainer, che vende il suo corpo
per mantenere la madre malata, cerca di rendere palpabili
le ragioni ed i traumi personali vissuti da entrambi, in
grado di dissolvere la magia che ha segnato il loro
percorso sentimentale iniziale perfetto, finendo per
portare ognuno dei due a suo modo ad essere egoista e
intransigente nei confronti dell'altro. Matsunaga ha
dimostrato grande abilità nel raccontare tutto ciò con
lucida partecipazione e grande attenzione per i dettagli,
senza perdersi in sentimentalismi superflui.
Deludente rispetto alle aspettative l'opera di uno dei
beniamini del
FEFF
Watanabe Hirobumi, presente ad Udine con il fratello Yuji
compositore, TECHNO BROTHERS,
un road movie di una band di musica elettronica in viaggio
per Tokyo, che occhieggia ai Blues Brothers o ai Leningrad
Cowboys, ma sembra unicamente ricalcare il clichè dei film
precedenti, presentati al
FEFF 23,
senza conservarne la carica trasgressiva.
Al cinema di
Hong Kong il
FEFF per tradizione dedica molto spazio con
6 opere prime con il marchio di fabbrica Making Waves
ed altri quattro film, tra cui in anteprima europea ad
Udine il thriller processuale
A
GUILTY OF CONSCIENCE di Jack NG, che, uscito
nel gennaio 2023, con la cifra astronomica di 11 milioni
di euro è il film hongkonghese che ha incassato di più di
tutti i tempi! Una persona su sei è andata a vederlo sul
grande schermo (la popolazione di Hong Kong supera i 6
milioni di abitanti). A testimonianza del fatto che quello
che sta accadendo nella ex colonia britannica è un
autentico fenomeno: la frequentazione della sala
cinematografica è altissima. Tra le pellicole hongkonghesi
spiccano LOST LOVE,
tenero ritratto di una famiglia adottiva, di KA Sing-fung,
che riceverà una menzione speciale dalla giuria,
MAD FATE di Soi Cheang,
prodotto da Johnnie To, che trascina lo spettatore
all'interno di un vortice di demenzialità new age con i
tempi e i ritmi del miglior cinema hongkonghese e
HIDDEN BLADE di
Cheng-Er, thriller spionistico con atmosfera noir, con un
montaggio che scombina continuamente le carte, tenendo
desta l'attenzione dello spettatore fino alla fine.
Protagonista un Tony Leung perfettamente in parte in un
personaggio di cui è difficile scandagliare l'animo.
La
Cina ha presentato il remake di
HACHICO di Xu Ang, una
nuova versione della storia di fedeltà del cane Akita che
per nove anni aspettò il ritorno del padrone morto, una
storia sempre coinvolgente questa volta ambientata in una
cittadina di campagna, e, film di chiusura, il kolossal
FULL RIVER RED di
Zhang Yimou, non esente da una certa retorica
nazionalista.
Taiwan, presente con sei film, ha visto
premiare come Miglior Sceneggiatura (dalla giuria composta
da Massimo Gaudioso, Marco Risi, Marco Pettenello e
Francesco Munzi) la commedia
DAY
OFF della giovane regista FU Tien-Yu,
commovente storia di una anziana parrucchiera.
Modesto è risultato il film della Thailandia YOU&ME&ME su
due sorelle gemelle, diretto dalle sorelle gemelle
Hongvivatana. Dalle Filippine l'immancabile horror
DELETER
di Mikhail Red,
con una tematica così attuale da far venire i brividi più
di qualsiasi fantasma (la protagonista è una deleter dei
contenuti violenti immessi in rete). Il film tiene in
tensione e in sala non è mancato qualche gridolino di
sincera paura.
Al contrario del sud-coreano
THE
OTHER CHILD di KIM Jin-young ennesima storia di
fantasmi all'interno di un rapporto materno malato. Anche
lo spettacolare THE NIGHT OWL
di An Tae-Jin non esce dai clichè dei film di genere
storico, se non per l'originalità di incentrare la storia
su un agopunturista cieco che svela gli intrighi di
palazzo. Nonostante la crisi che la sua cinematografia sta
attraversando, la
Corea si è aggiudicata il secondo premio
della giuria popolare con il film
REBOUND di Chang Hang-jun sulla rimonta di
una squadra di basket liceale caduta in disgrazia.
Particolarmente ricca quest'anno la
retrospettiva
indirizzata a riscoprire capolavori degli anni '80 -'90
precedenti l'inizio del FEFF
(1999), tra cui il bellissimo noir
DUST OF ANGELS di Hsu Hsiao-ming del 1992 e
con i tributi a 4 grandi del cinema asiatico: Johnnie To,
presente a Udine per festeggiare l'anniversario del
festival, con il divertente e anomalo noir
SPARROW (2008), Jang
Sun-Woo, di cui si è potuto ammirare
LIES (1999),
storia di un rapporto sado-maso, film pluricensurato, che
aveva destato grande scalpore alla Mostra di Venezia,
Po-Chih Leong e Baisho Chieko.
A conclusione, il commento dei due infaticabili
organizzatori del festival Sabrina Baracetti e Thomas
Bertacche: «Non serve certo sottolineare quanto siamo
felici di aver potuto celebrare il venticinquesimo
anniversario del FEFF
senza i limiti e senza l’angoscia degli ultimi tre anni e,
proprio sull’onda di un bilancio assolutamente positivo,
ci sembra indispensabile coinvolgere il mondo
istituzionale in una riflessione. Crediamo, cioè, che il
lungo percorso del festival meriti di proseguire vedendo
fruttare tutte le sue potenzialità di crescita: gli enti
pubblici sono pronti a sostenere il
FEFF con investimenti più importanti,
trasformandolo in un vero e proprio hub che connetta
l’Oriente e l’Occidente? Il futuro del
FEFF continuerà ad
essere quello di un grande festival cinematografico
internazionale o tutta la sua rete di relazioni
ultraventennali potrà essere sviluppata in una prospettiva
più ampia?».
Cristina Menegolli e
Licia Miolo
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