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TORINO FILM FESTIVAL
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25 novembre - 3 dicembre 2022 |
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“Non so se ho fatto un bel festival,
di sicuro ho fatto il festival che volevo. Per gli ospiti
abbiamo voluto star internazionali importanti, che non
venissero qui a far passerella ma incontrassero il
pubblico. Perché questo deve essere un festival unico, con
una sua personalità, una sua identità, riconoscibile nelle
scelte che compie” Così si è espresso il direttore del
TFF Steve Della Casa in un'intervista a La Stampa
alla chiusura della manifestazione. Il ritorno di Steve
Della Casa, che con Turigliatto e Barbera era stato uno
dei fondatori del Festival, quando si chiamava Festival
Cinema Giovani, ha effettivamente dato una sua
impronta a questo, che è uno degli appuntamenti più attesi
dai cinefili di tutta Italia, ma anche dal pubblico
torinese. La proposta molto ricca di film in concorso o
presenti nelle varie sezioni collaterali (173 di cui 135
lungometraggi) ha aperto una finestra su quanto offre
attualmente la produzione cinematografica mondiale,
spaziando da nomi eccellenti come Aleksandr Sokurov
(memorabile il suo
Fairytale), Lav
Diaz, Sam Mendes, Skolimowski, Herzog ad autori emergenti
poco conosciuti, ma tutti selezionati, per usare le parole
del direttore, “seguendo un filo rosso, una sensibilità
che si dirige verso la ricerca senza però penalizzare il
pubblico”. E su questa linea si colloca anche la
scelta di dedicare la rassegna personale a un autore poco
conosciuto in Italia, molto amato da Almodovar, Carlos
Vermut.
Se i titoli in cartellone non hanno in buona parte deluso
le aspettative, la presenza di molti film italiani e di
eventi di origine televisiva, documentari, fiction Rai e
serie su piattaforma è sembrata però eccessiva. Rispetto
agli anni passati si è allargata la proposta di incontri
aperti al pubblico con personaggi del mondo del cinema:
Malcom McDowell, a cui è stato dato il premio alla
carriera, il regista messicano Luis Mandoki, i napoletani
eccellenti Martone, Sorrentino, Servillo, D'Amore oltre ad
ospiti, forse più discutibili, come Vialli, Mancini,
Simona Ventura, Noemi, il mago Otelmo.
Un'altra scommessa di Della Casa riguardava l'obiettivo di
riportare il pubblico nelle sale dopo la pandemia,
scommessa in buona parte vinta, anche se l'affluenza non
ha raggiunto le cifre del pre-covid e se il
malfunzionamento del sistema di prenotazioni online ha
scontentato soprattutto il pubblico degli abbonati.
Per quanto riguarda le tematiche sviluppate nei vari film
sicuramente quella della giovinezza, con tutte le
problematiche legate a questa età e declinata nelle forme
più svariate, è stata la più presente e non sarebbe potuto
essere diversamente in un festival che si rivolge
soprattutto ai giovani. Così è nei due film vincitori
Palm Trees and Power Lines di Jamie
Dack sulle conseguenze dell'amore o meglio di quello che
si credeva tale e in
Rodeo di Lola Quiveron, intriso di
rabbia e ribellismo adolescenziale; ma anche nel film
giapponese
Nagisa di Takeshi Kogohara, dove
l'amore per una sorella scomparsa è fatto di rimpianti e
sensi di colpa. L'incapacità di accettare la morte, in
questo caso del padre, è anche al centro della crisi
esistenziale del giovane protagonista del film di
Christophe Honorè, Le Lycéen
(Winter Boy). La convivenza difficile di un adolescente
con il padre contrabbandiere in una comunità arcaica e
violenta della Bucovina viene raccontato poi in
Pamfir di Dmytro Sukholytky-Sobchuk, mentre
il tema del rapporto mortifero madre-figlio viene
sviluppato in modo trasgressivo nella black comedy di
Eduardo Casanova La Piedad.
Infine nel film di Sam Mendes
Empire of Light il destino della gioventù si
intreccia strettamente a quello del cinema.
Quanto ai generi, rispettando una tradizione che gli è
propria, il
TFF
ha dato largo spazio all'Horror, genere consacrato anche
dalla Mostra su Dario Argento alla Mole Antonelliana. Il
rischio in questo tipo di film è quello della
ripetitività, come ha dimostrato il tanto atteso Venus
di Juaume Balaguerò, che risulta una brutta copia, con
qualche influenza lovecraftiana, del suo precedente
Quarantena, senza uscire dallo schema del condominio
infestato.La prevedibilità del genere viene superata
soltanto laddove l'attenzione si concentra sul linguaggio,
come nel caso della parodia demenziale
Fumer fait Tousser di
Quentin Dupieux o del sorprendente
The Fifth Thoracic Vertebra del coreano
Syeyoung Park, eccentrico, drammatico, difficile da
inquadrare, forse una delle migliori sorprese del
festival, dove il punto di vista adottato è quello di un
materasso, tra le cui pieghe si annida il malessere delle
persone che lo hanno usato, fino a diventare una creatura
senziente, che banchetta dei corpi e delle sofferenze
degli esseri umani.
Pur con qualche rimpianto per la gestione Martini, si può
dire che Della Casa con il suo team abbia raggiunto con
successo i suoi obiettivi e ci si può augurare che arrivi
per lui la conferma a direttore di questo Festival, che,
complice anche la cornice magnifica della città che lo
ospita, rimane sempre un appuntamento importante per chi
ama il cinema.
Miglior film
PALM TREES AND POWER LINES
by Jamie Dack (USA)
Premio speciale della giuria
RODEO
by Lola Quiveron (Francia)
Miglior sceneggiatura
PALM TREES AND POWER LINES
by Jamie Dack (USA)
Menzione speciale
NAGISA
by Takeshi Kogahara (Giappone) per la ricchezza e
l'originalità del suo linguaggio |
Cristina Menegolli
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CINEMA E ARTE CONTEMPORANEA |
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un ricordo di Gianfranco Baruchello |
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La morte in questo gennaio, all'età di
98 anni, di Gianfranco Baruchello, uno degli protagonisti
più significativi del panorama dell'arte del XX e del XXI
secolo, può essere un incentivo per rivedere il suo film
Verifica Incerta
che si può considerare una delle più efficaci fusioni tra
cinema e arte contemporanea.
Intellettuale a 360°, aperto fino all'ultimo alla
sperimentazione, nella sua lunga carriera Baruchello ha
utilizzato un'infinita varietà di linguaggi, pittura,
scultura, video, performance, installazioni, tenendosi
lontano dalle correnti dominanti ed evitando
etichettature, ma preferendo la strada dell'incertezza,
del possibile, del piacere di un'arte che fa riflettere,
un'arte combinatoria che non esclude il differente,
l'insignificante. Protagonista delle più importanti
manifestazioni artistiche internazionali, da Documenta del
2012 alla Biennale di Massimiliano Gioni del 2013, esposto
dai più influenti galleristi mondiali, Baruchello aveva
iniziato nei primi anni Sessanta a collezionare frammenti
che montava su tele bianche, per poi costruire totem con
pezzi di legno, ferro, materiali di recupero, componeva
teatrini con collage di giornali e origami di saggi,
inventava azioni teatrali, scriveva volumi che poi
scompaginava in libri d'artista, ma anche occupava terreni
destinati alla speculazione edilizia per fondare la
comunità “Agricola Cornelia”. L'incontro con il cineasta
Alberto Grifi nel 1964 porterà alla realizzazione di una
delle sue opere più
famose
e conosciute
Verifica Incerta,
un film di 30 minuti, realizzato incollando alla moviola
pezzi di pellicole. Proiettato per la prima volta a Parigi
presso la Cinémathéque francaise nel maggio del 1965,
presentato da Marcel Duchamp, a cui era dedicato, davanti
ad un pubblico d'eccezione (Man Ray, Max Ernst, John Cage,
che, entusiasta della colonna sonora, lo lo presentò al
New York Museum of Modern Art), sarebbe diventato
rapidamente un cult, che Germano Celant portò al Centre
Pompidou per la sua importante mostra sull'”Identità
italiana”, che la Viennale (film festival della capitale
austriaca) prima e il Grand Palais dopo, proiettavano come
testo di studi. Un'opera che avrebbe anticipato i film di
found footage di molti artisti successivi e le nuove
correnti di arte collettiva. Precursore di Blob, verrà
giustamente inserito nei festeggiamenti per il trentennale
di Fuori Orario – Cose (mai) viste ed Enrico Ghezzi ne
prenderà a prestito il titolo per una sua trasmissione
televisiva. Un film che si può considerare la prima grande
riflessione teorica sull'immagine cinematografica, sul suo
senso e sul senso della reiterazione. Un massacro del
processo industriale che, a distanza di quasi settant'anni,
appare ancora modernissimo, divertente, inventivo.
C.M.
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in rete dal 30 gennaio 2023
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redazione
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