gennaio 2023

periodico di cinema, cultura e altro... ©
 

n° 78
Reg.1757 (PD 20/08/01)

 
 

TORINO FILM FESTIVAL                                       

 

25 novembre - 3 dicembre 2022

    “Non so se ho fatto un bel festival, di sicuro ho fatto il festival che volevo. Per gli ospiti abbiamo voluto star internazionali importanti, che non venissero qui a far passerella ma incontrassero il pubblico. Perché questo deve essere un festival unico, con una sua personalità, una sua identità, riconoscibile nelle scelte che compie” Così si è espresso il direttore del TFF Steve Della Casa in un'intervista a La Stampa alla chiusura della manifestazione. Il ritorno di Steve Della Casa, che con Turigliatto e Barbera era stato uno dei fondatori del Festival, quando si chiamava Festival Cinema Giovani, ha effettivamente dato una sua impronta a questo, che è uno degli appuntamenti più attesi dai cinefili di tutta Italia, ma anche dal pubblico torinese. La proposta molto ricca di film in concorso o presenti nelle varie sezioni collaterali (173 di cui 135 lungometraggi) ha aperto una finestra su quanto offre attualmente la produzione cinematografica mondiale, spaziando da nomi eccellenti come Aleksandr Sokurov (memorabile il suo Fairytale), Lav Diaz, Sam Mendes, Skolimowski, Herzog ad autori emergenti poco conosciuti, ma tutti selezionati, per usare le parole del direttore, “seguendo un filo rosso, una sensibilità che si dirige verso la ricerca senza però penalizzare il pubblico”. E su questa linea si colloca anche la scelta di dedicare la rassegna personale a un autore poco conosciuto in Italia, molto amato da Almodovar, Carlos Vermut.
Se i titoli in cartellone non hanno in buona parte deluso le aspettative, la presenza di molti film italiani e di eventi di origine televisiva, documentari, fiction Rai e serie su piattaforma è sembrata però eccessiva. Rispetto agli anni passati si è allargata la proposta di incontri aperti al pubblico con personaggi del mondo del cinema: Malcom McDowell, a cui è stato dato il premio alla carriera, il regista messicano Luis Mandoki, i napoletani eccellenti Martone, Sorrentino, Servillo, D'Amore oltre ad ospiti, forse più discutibili, come Vialli, Mancini, Simona Ventura, Noemi, il mago Otelmo.
Un'altra scommessa di Della Casa riguardava l'obiettivo di riportare il pubblico nelle sale dopo la pandemia, scommessa in buona parte vinta, anche se l'affluenza non ha raggiunto le cifre del pre-covid e se il malfunzionamento del sistema di prenotazioni online ha scontentato soprattutto il pubblico degli abbonati.

Per quanto riguarda le tematiche sviluppate nei vari film sicuramente quella della giovinezza, con tutte le problematiche legate a questa età e declinata nelle forme più svariate, è stata la più presente e non sarebbe potuto essere diversamente in un festival che si rivolge soprattutto ai giovani. Così è nei due film vincitori Palm Trees and Power Lines di Jamie Dack sulle conseguenze dell'amore o meglio di quello che si credeva tale e in Rodeo di Lola Quiveron, intriso di rabbia e ribellismo adolescenziale; ma anche nel film giapponese Nagisa di Takeshi Kogohara, dove l'amore per una sorella scomparsa è fatto di rimpianti e sensi di colpa. L'incapacità di accettare la morte, in questo caso del padre, è anche al centro della crisi esistenziale del giovane protagonista del film di Christophe Honorè, Le Lycéen (Winter Boy). La convivenza difficile di un adolescente con il padre contrabbandiere in una comunità arcaica e violenta della Bucovina viene raccontato poi  in Pamfir di Dmytro Sukholytky-Sobchuk, mentre il tema del rapporto mortifero madre-figlio viene sviluppato in modo trasgressivo nella black comedy di Eduardo Casanova La Piedad. Infine nel film di Sam Mendes Empire of Light il destino della gioventù si intreccia strettamente a quello del cinema.
Quanto ai generi, rispettando una tradizione che gli è propria, il TFF ha dato largo spazio all'Horror, genere consacrato anche dalla Mostra su Dario Argento alla Mole Antonelliana. Il rischio in questo tipo di film è quello della ripetitività, come ha dimostrato il tanto atteso Venus di Juaume Balaguerò, che risulta una brutta copia, con qualche influenza lovecraftiana, del suo precedente Quarantena, senza uscire dallo schema del condominio infestato.La prevedibilità del genere viene superata soltanto laddove l'attenzione si concentra sul linguaggio, come nel caso della parodia demenziale Fumer fait Tousser di Quentin Dupieux o del sorprendente The Fifth Thoracic Vertebra del coreano Syeyoung Park, eccentrico, drammatico, difficile da inquadrare, forse una delle migliori sorprese del festival, dove il punto di vista adottato è quello di un materasso, tra le cui pieghe si annida il malessere delle persone che lo hanno usato, fino a diventare una creatura senziente, che banchetta dei corpi e delle sofferenze degli esseri umani.
Pur con qualche rimpianto per la gestione Martini, si può dire che Della Casa con il suo team abbia raggiunto con successo i suoi obiettivi e ci si può augurare che arrivi per lui la conferma a direttore di questo Festival, che, complice anche la cornice magnifica della città che lo ospita, rimane sempre un appuntamento importante per chi ama il cinema.

Miglior film PALM TREES AND POWER LINES by Jamie Dack (USA)

Premio speciale della giuria
RODEO by Lola Quiveron (Francia)

Miglior sceneggiatura
PALM TREES AND POWER LINES by Jamie Dack (USA)

Menzione speciale
NAGISA by Takeshi Kogahara (Giappone) per la ricchezza e l'originalità del suo linguaggio

Cristina Menegolli

 
 

CINEMA E ARTE CONTEMPORANEA     

 

un ricordo di Gianfranco Baruchello

    La morte in questo gennaio, all'età di 98 anni, di Gianfranco Baruchello, uno degli protagonisti più significativi del panorama dell'arte del XX e del XXI secolo, può essere un incentivo per rivedere il suo film Verifica Incerta che si può considerare una delle più efficaci fusioni tra cinema e arte contemporanea.
Intellettuale a 360°, aperto fino all'ultimo alla sperimentazione, nella sua lunga carriera Baruchello ha utilizzato un'infinita varietà di linguaggi, pittura, scultura, video, performance, installazioni, tenendosi lontano dalle correnti dominanti ed evitando etichettature, ma preferendo la strada dell'incertezza, del possibile, del piacere di un'arte che fa riflettere, un'arte combinatoria che non esclude il differente, l'insignificante. Protagonista delle più importanti manifestazioni artistiche internazionali, da Documenta del 2012 alla Biennale di Massimiliano Gioni del 2013, esposto dai più influenti galleristi mondiali, Baruchello aveva iniziato nei primi anni Sessanta a collezionare frammenti che montava su tele bianche, per poi costruire totem con pezzi di legno, ferro, materiali di recupero, componeva teatrini con collage di giornali e origami di saggi, inventava azioni teatrali, scriveva volumi che poi scompaginava in libri d'artista, ma anche occupava terreni destinati alla speculazione edilizia per fondare la comunità “Agricola Cornelia”. L'incontro con il cineasta Alberto Grifi nel 1964 porterà alla realizzazione di una delle sue opere più famose e conosciute
Verifica Incerta, un film di 30 minuti, realizzato incollando alla moviola pezzi di pellicole. Proiettato per la prima volta a Parigi presso la Cinémathéque francaise nel maggio del 1965, presentato da Marcel Duchamp, a cui era dedicato, davanti ad un pubblico d'eccezione (Man Ray, Max Ernst, John Cage, che, entusiasta della colonna sonora, lo lo presentò al New York Museum of Modern Art), sarebbe diventato rapidamente un cult, che Germano Celant portò al Centre Pompidou per la sua importante mostra sull'”Identità italiana”, che la Viennale (film festival della capitale austriaca) prima e il Grand Palais dopo, proiettavano come testo di studi. Un'opera che avrebbe anticipato i film di found footage di molti artisti successivi e le nuove correnti di arte collettiva. Precursore di Blob, verrà giustamente inserito nei festeggiamenti per il trentennale di Fuori Orario – Cose (mai) viste ed Enrico Ghezzi ne prenderà a prestito il titolo per una sua trasmissione televisiva. Un film che si può considerare la prima grande riflessione teorica sull'immagine cinematografica, sul suo senso e sul senso della reiterazione. Un massacro del processo industriale che, a distanza di quasi settant'anni, appare ancora modernissimo, divertente, inventivo.

C.M.

 
 

in rete dal 30 gennaio 2023

 
 

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