New York, Time Square:
folla di turisti, luccicare di insegne, il cuore
pulsante della grande mela...
Rewind!
Facciamo un salto indietro di quasi mezzo secolo ed è
ben diverso il volto di quel quartiere della 42° strada,
conosciuto negli anni '70 come The Deuce (letteralmente
“il diavolo”), la zona franca del sesso, della
prostituzione.
Ed è in questo mondo lontano, per molti
sconosciuto che ci immerge
The Deuce – La via del porno,
serie HBO (Sky Atantic): tre stagioni, 25 episodi in
tutto (8 la prima, 2017 – 9 la seconda, 2018 - 8 la
terza, 2019).
Il quotidiano di The Deuce è fatto di prostitute
navigate per le quali il sesso a pagamento è routine, di
papponi afroamericani che le trattano ora come
amiche-fidanzate ora come carne da macello, di giovani
ragazze che arrivano dalla provincia e che trovano lì la
loro “strada”. Un'ambientazione certo becera e “amorale”
ma nella quale David Simon (autore dello storico
The Wire) e George Pelecanos innestano storie e protagonisti
di complesse personalità.
Su tutti
Vincent Martino che cerca di tenersi fuori
dalla mischia “sporca” di The Deuce e che ambisce a
gestire un locale in cui essere barman amato e
rispettato, e
Eileen-Candy, puttana “indipendente” che
scoprirà una possibile emancipazione attraverso la
professionalità di regista di film hard-core.
Su queste due figure chiave (interpretate magistralmente
da James Franco e Maggie Gyllenhaal) si innestano altri
volti e altri personaggi: da
Lori che, arrivata a New
York ingenua e spaesata, diventa un “nome” nel giro fino
a sfondare ed affermarsi come star nel settore della porno-cinematografia, a
Paul che traccia la via
all'affermazione del mondo gay focalizzando amicizie
disinibite, locali raffinati, provocatorie esperienze
cinematografiche, l'incubo dell'AIDS...
In più
l'affascinante
Abby,
ex studentessa, prima barista per Vincent (allo Hi-Hat) e poi sua tormentata compagna.
Sì
perché la vita di Vincent, che è il fulcro di The Deuce,
è zeppa di soddisfazioni ma anche di difficoltà e
contraddizioni: al suo fianco ha il fratello gemello
Frankie (sempre James Franco) che è una vera mina
vagante (giocatore incallito, spavaldo gestore di bordelli
e peep-show, produttore di cinema a luci rosse,
spacciatore) mentre, come fiduciario negli affari della
Deuce, trova spalla in
Rudy, un “paterno” mafioso, che
gli apre le strade del successo e lo protegge provando a
disinibirlo verso una visione più cinica e capitalistica
del suo lavoro.
Vincent in fondo è un puro, un tradizionalista mancato
(la separazione dalla moglie è una spina nel fianco
della sua prospettiva esistenziale), uno che rispetta le
donne e ha fiducia nel mondo; la sua crisi di barman
“subalterno” alla supervisione dei traffici loschi di
Frankie e Rudy va in parallelo con la sua complicata
relazione, con lo scollamento sentimentale da Abby, la
quale
ha una visione della realtà meno ipocrita e più
emancipata, che sposa i movimenti femministi, azzarda il
libero sesso (anche lesbico) e che sogna un'estraneità
da quel magma mafioso che Vincent sente solo come
facciata, ma che non può prescindere da crudeltà e
violenza.
The Deuce si dipana in tre stagioni: la prima (1972)
totalmente immersa nell' “occupazione dei marciapiedi”,
la seconda (dal 1978) rinnovata dal boom del cinema
porno, la terza (si apre con il capodanno del 1985)
segnata dalla “riqualificazione” del quartiere volta a spegnere
ogni spirito libero di quell'ormai mitico ambiente.
L'epilogo è nel 2019, col riaffiorare di memorie e
personaggi che si concretizzano di fronte a Vincent, ormai
anziano e disilluso, mentre passeggia per quelle strade
che una volta erano The Deuce e “reincontra” quanti
l'hanno accompagnato nella sua esistenza. È un momento
nostalgico e catartico, che rende omaggio alla tenacia
di Candy (sul giornale leggiamo del suo successo come
regista), concede un amaro sorriso al ricordo della
scapestrato Frankie, chiude su una fugace apparizione di
Abby, che, intuiamo, ha intrapreso con successo una
carriera forense.
Tutti personaggi che ci sono entrati nel cuore (che
tristezza il tacito addio tra Vincent e Abby), tutto in un
ambiente di corale e verace umanità con cui The Deuce è riuscito a dar
voce forte e chiara al complesso ridimensionamento
economico-urbanistico e alla trasformazione
socio-cultuale di una New York mai come qui
vista come cuore pulsante della contraddittoria realtà
del sogno americano.
APPUNTI |
Le sigle di testa: nella prima
stagione Curtis Mayfield (Don't
Worry / If There's a Hell Below We're All Gonna Go),
nella seconda Elvis Costello (This Year’s Girl), nella
terza Dreaming dei Blondie alla cui
The Sidewalks of New
York (nella versione di Debbie Harry) è affidato
l'accompagnamento della passeggiata finale di Vincent.
Montaggio e movimenti di macchina: da segnalare la
riuscita sincronia di montaggio che riassume situazioni e
personaggi nel finale delle prima stagione (tecnica
ripresa anche in altre occasioni “conclusive”) e il
sinuoso piano sequenza che apre la seconda stagione
(episodio 1, La nostra "Raison d'Etre"). |
Ezio
Leoni |