Una
giovinezza musicale falsata dalle
cover!
Chi si è appassionato alle canzoni italiane, che negli anni '60
hanno cadenzato l'iniziazione pop di una generazione, ha dovuto
confrontarsi nel tempo con la disillusione di scoprire tra i tanti
titoli di amata
orecchiabilità
un bluff autoriale che nascondeva dietro il fervore creativo dei
gruppi nostrani un background di grandi successi per lo più
anglosassoni, astutamente tradotti e adattati. Certo alcuni brani
si presentavano onestamente come arrangiamenti made in Italy
ma ben più numerose sono le songs tacitamente tradotte,
spacciate come propri guizzi musicali, in un "silenzio" che spesso
investiva anche l'aspetto legale dei diritti d'autore, complice
l'ingenuità di artisti ed autori internazionali.
Nel tempo poi la cosa ha assunto una sua doverosa dignità,
dichiarata e tonificata da interpretazioni/rivisitazioni di
riconosciuto omaggio (come i remake per il cinema), ma resta
all'oggi sbalorditiva la vastità della mappa-cover della canzone
italiana. Va detto che brillano anche sporadici casi, inversi, di
canzoni che abbiamo imparato ad apprezzare in inglese e che invece
possono vantare un imprinting tutto italiano, ma, presi dal
vortice della "scoperta" retrospettiva, che dire nel ritrovare
anche in classici d'autore () l armonie sonore di (per noi)
sconosciuti lavori antecedenti?
covers.pdf
Nota a
margine: ammettiamo la nostra esterofilia. Di tutte le cover
individuate per lo più apprezziamo maggiormente l'originale.
Fa eccezione la classe di Mina e... Una ragazza in due!
La versione dei Giganti non è fastidiosamente gridata come
quella di Mitch Murray. Il suo contrappunto sentimentale
resta dolce e possente ancor oggi (o forse lo è solo per noi
nostalgici?). |
el
|