di Maria Cristina
Nascosi
Rovigo 22
gennaio – 4 giugno 2006
Una mostra tra due fiumi
(il Po e l’Adige) per dirla con le parole del curatore,
Vittorio Sgarbi. È quella che da poco si è aperta a Rovigo, a
Palazzo Roverella (appena ristrutturato), dimora di stile ferrarese
alla quale non dovrebbe essere estranea la mano del grande Biagio
Rossetti, l’architetto, cui è attribuito l’omonimo Palazzo
ferrarese di corso Giovecca e che rese la Città Estense, a livello
urbanistico, la "Prima Città Moderna d’Europa" (1492).
La rassegna, che comprende 150 pezzi d’eccezione datati tra il ’400
ed il ’700, in grado di elevare - per dirla ancora con Sgarbi
– la città di Rovigo a città d’arte non certo inferiore a Venezia o
Bologna o Ferrara stessa:”…Quasi ogni momento della grande
pittura veneta è presente con esemplari di assoluta novità".
Così si va da una delle più soavi Madonne col bambino
di
a
rassegna, che comprende 150 pezzi d’eccezione datati tra il ’400 ed
il ’700, "in grado di elevare Rovigo" - per dirla ancora con
Sgarbi – a città d’arte non certo inferiore a Venezia, a
Bologna o a Ferrara stessa: ”…Quasi ogni momento della grande
pittura veneta è presente con esemplari di assoluta novità."
Così si va da una Madonna col bambino di Giovanni Bellini (una delle
più soavi, un Bellini rosa) alla
spericolata Morte di Cleopatra di Sebastiano Mazzoni, al più intenso
ritratto maschile di Tiepolo, l’umanista Antonio Riccobono…
"Al
patrimonio locale pubblico, museale ed ecclesiastico, sufficiente,
senza particolari artifici, a meritare per la benedetta Rovigo la
sospirata condizione di città d’arte, ho voluto aggiungere notevoli
e curiose opere di provenienza privata, tra cui quelle delle
collezioni De Stefani, Gallo, Fava, oltre che della Fondazione
Cavallini Sgarbi, richiuse in un ambito territoriale tra Rovigo,
Ferrara e Padova. Se dalle chiese della provincia – date note le opere delle collezioni come la Silvestri e la Casalini,
confluite nelle pinacoteche dei Concordi e del Seminario – arrivano
opere quasi o del tutto sconosciute di Garofalo, Dosso Dossi,
Pietro Vecchia, Antonio Zanchi, Giuseppe Maria Crespi, dalle
collezioni private, costituite negli ultimi decenni, emergono
notevoli testimonianze": di Antonio e Bartolomeo Vivarini (due mai
visti scomparti del polittico già nella chiesa del San Francesco a
Padova), di Jacopo da Valenza, di Antonio da Crevalcore, di Antonio
Cicognara (la pala già nella chiesa di San Pantaleone a Cremona), di
Ludovico Mazzolino (una raffinatissima Adorazione del Bambino,
splendente come una miniatura). E ancora due tavole del raro Johannes Hispanus; tre, inedite, di Marco Palmezzano (di cui è
in atto una splendida personale a Forlì); una nuova
Annunciazione di Girolamo da Carpi.
Ancora novità ferraresi sono la Sacra Famiglia di Bastarolo, il
Cristo morto fra gli angeli di Bastianino, la Metafisica e i cinque
sensi di Gaspare Venturini, la Sibilla di Bononi, con altre opere
inedite dello stesso pittore.
E poi il Camillo Ricci, i tre Caletti, il Loves, lo Zalone con il
suo Angelo parlante ai sordi e ai santi; e i due teleri di Damini,
il raro, ed esaltato nel colore, Tarquinio e Lucrezia di Matteo Ponzone, ancora tizianesco ma consapevole del Barocco; tre
equilibratissimi e sapienti Carpioni; un solenne Giudizio di Paride,
con la testa scontrosa del giovane coronata dall’alloro della fama,
opera capitale di Karl Loth.
Giandomenico Tiepolo è rappresentato con una originalissima Santa
Margherita da Cortona, che riscatta l’iconografia consueta in una
vibrazione di polvere e di pulviscoli d’oro. Umanissima e disarmata
è la Donna di Lorenzo Tiepolo.
Opere rare e poco conosciute, di noti e meno noti maestri tra il
Quattrocento e il Settecento, come si diceva più sopra: Rovigo
riceve, riproponendo, a sua volta, testimonianze dell’arte veneziana
e di quella ferrarese: in mostra opere fino ad ora ignote, ai più.
Un percorso artistico canonico in cui, tra l’altro, sono a confronto
la visione di Giovanni Bellini – Giambellino e quella di Alvise
Vivarini, nell’iconografia della Madonna col Bambino o di
Johannes Hispanus e di Garofalo che, forse, si incontrarono a
Ferrara.
Insomma una Piccola Città, Rovigo, oggi grazie alla ‘mostra bella’,
tutta da scoprire: un modo per riscattarsi dai secoli di penombra
che, malgrado sé, ha timidamente attraversato per assurgere oggi,
finalmente, allo splendore che grazie alle sue opere d’arte esposte
può rispolverare. E che le spetta. |