Tutto è nato da un singolo film, quello
che oggi il quinto episodio, che allora s'intitolava
Breve film sull'uccidere.
Piesiewcz, lo sceneggiatore con cui lavoro, aveva visto in un museo di
Varsavia una tavola del trecento, divisa in dieci parti, dove l'artista
aveva rappresentato i Dieci Comandamenti. Da lì venne l'idea
di un ciclo che comprendesse dieci episodi legati ciascuno a uno dei precetti...
E' un tema sempre valido, soprattutto al giorno
d'oggi. In un'epoca di decadenza, vale la pena un ritorno alle basi. E
una riflessione sui Dieci Comandamenti è sempre utile. Esistono
da seimila anni, ma non li vedo come la legge fondamentale della religione
ebraico-cristiana. Per me sono dieci frasi ben scritte, delle indicazioni,
norme morali che cercano di regolare i rapporti fra la gente. Nessuno li
ha mai posti in discussione, ciononostante da migliaia di anni ogni giorno,
nuovamente li infrangiamo... Il problema non è che oggi ci comportiamo
particolarmente male, bensì che non sappiamo cosa dobbiamo fare.
I criteri di giudizio vengono meno e non si più sicuri di ciò
che è bene e di ciò che è male, di come si deve vivere.
Continuamente ci si pone da capo queste domande, ma la nostra fiducia nelle
risposte degli altri diminuisce costantemente. Io ho voluto mostrare che
i problemi veri sono sempre dentro di noi: ogni scelta che compiamo, ogni
giorno, è dettata dal male minore. Così abbiamo contrapposto
ai comandamenti, così semplici e univoci, le situazioni confuse,
opprimenti di cui costituita la nostra vita. Gli episodi sono costruiti
su una tensione che monta pian piano, oltrepassa un dato limite, poi si
acquieta...
Mi piace nascondermi, lasciare che la cinecamera segua i personaggi come
un voyeur, osservare senza intervenire. Forse deriva dal mio passato di
documentarista, ma credo che la macchina da presa non debba disturbare
l'evolversi della situazione drammatica. In tal modo lo spettatore può
seguire i fatti come un osservatore distaccato, assistere, non visto, ai
casi della vita...
Ho lavorato al progetto nel suo complesso. Il piano di lavorazione
era abbastanza spezzettato. Talvolta lavoravamo anche a tre episodi
contemporaneamente. Magari un giorno giravamo una scena di un episodio
e il giorno dopo passavamo ad un altro. La troupe d'altronde era
sempre la stessa, cambiava solo il direttore della fotografia, proprio
per variare lo stile visivo all'interno di un unico, omogeneo stile
narrativo... Si girava dal lunedì al venerdì e nei
week-end lavoravo al montaggio. Ero consapevole che se non avessi
lavorato in quel modo un po' frenetico , non avrei avuto l'energia
per terminare il piano generale dell'opera... In conclusione sono
stati girati dieci film per la televisione e due destinati al grande
schermo (Breve
film sull'uccidere e
Breve film sull'amore).
Così per il quinto e il sesto episodio ho girato le scene
due volte, tenendo conto sia del linguaggio cinematografico che
di quello televisivo. Poi in montaggio è accaduto che alcune
scene destinate alla versione televisiva siano state utilizzate
per quella cinematografica e viceversa. Ma in alcuni casi lo stesso
materiale stato montato diversamente nelle due versioni...
I capitoli del Decalogo riportano solo il numero progressivo del comandamento,
senza la citazione testuale esplicita. Volevo evitare un condizionamento
troppo forte sullo spettatore e al contempo volevo che il pubblico si chiedesse
quale fosse il comandamento del contenuto in questione. Potrebbe essere
un modo per suscitare la curiosità della gente nei confronti dei Dieci Comandamenti, che in realtà
ben pochi ricordano...
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