[dichiarazioni di Krzysztof Kieslowski]

Tutto è nato da un singolo film, quello che oggi il quinto episodio, che allora s'intitolava Breve film sull'uccidere. Piesiewcz, lo sceneggiatore con cui lavoro, aveva visto in un museo di Varsavia una tavola del trecento, divisa in dieci parti, dove l'artista aveva rappresentato i Dieci Comandamenti. Da lì venne l'idea di un ciclo che comprendesse dieci episodi legati ciascuno a uno dei precetti...

E' un tema sempre valido, soprattutto al giorno d'oggi. In un'epoca di decadenza, vale la pena un ritorno alle basi. E una riflessione sui Dieci Comandamenti è sempre utile. Esistono da seimila anni, ma non li vedo come la legge fondamentale della religione ebraico-cristiana. Per me sono dieci frasi ben scritte, delle indicazioni, norme morali che cercano di regolare i rapporti fra la gente. Nessuno li ha mai posti in discussione, ciononostante da migliaia di anni ogni giorno, nuovamente li infrangiamo... Il problema non è che oggi ci comportiamo particolarmente male, bensì che non sappiamo cosa dobbiamo fare. I criteri di giudizio vengono meno e non si più sicuri di ciò che è bene e di ciò che è male, di come si deve vivere. Continuamente ci si pone da capo queste domande, ma la nostra fiducia nelle risposte degli altri diminuisce costantemente. Io ho voluto mostrare che i problemi veri sono sempre dentro di noi: ogni scelta che compiamo, ogni giorno, è dettata dal male minore. Così abbiamo contrapposto ai comandamenti, così semplici e univoci, le situazioni confuse, opprimenti di cui costituita la nostra vita. Gli episodi sono costruiti su una tensione che monta pian piano, oltrepassa un dato limite, poi si acquieta...

Mi piace nascondermi, lasciare che la cinecamera segua i personaggi come un voyeur, osservare senza intervenire. Forse deriva dal mio passato di documentarista, ma credo che la macchina da presa non debba disturbare l'evolversi della situazione drammatica. In tal modo lo spettatore può seguire i fatti come un osservatore distaccato, assistere, non visto, ai casi della vita...

Ho lavorato al progetto nel suo complesso. Il piano di lavorazione era abbastanza spezzettato. Talvolta lavoravamo anche a tre episodi contemporaneamente. Magari un giorno giravamo una scena di un episodio e il giorno dopo passavamo ad un altro. La troupe d'altronde era sempre la stessa, cambiava solo il direttore della fotografia, proprio per variare lo stile visivo all'interno di un unico, omogeneo stile narrativo... Si girava dal lunedì al venerdì e nei week-end lavoravo al montaggio. Ero consapevole che se non avessi lavorato in quel modo un po' frenetico , non avrei avuto l'energia per terminare il piano generale dell'opera... In conclusione sono stati girati dieci film per la televisione e due destinati al grande schermo (
Breve film sull'uccidere e Breve film sull'amore). Così per il quinto e il sesto episodio ho girato le scene due volte, tenendo conto sia del linguaggio cinematografico che di quello televisivo. Poi in montaggio è accaduto che alcune scene destinate alla versione televisiva siano state utilizzate per quella cinematografica e viceversa. Ma in alcuni casi lo stesso materiale stato montato diversamente nelle due versioni...

I capitoli del
Decalogo riportano solo il numero progressivo del comandamento, senza la citazione testuale esplicita. Volevo evitare un condizionamento troppo forte sullo spettatore e al contempo volevo che il pubblico si chiedesse quale fosse il comandamento del contenuto in questione. Potrebbe essere un modo per suscitare la curiosità della gente nei confronti dei Dieci Comandamenti, che in realtà ben pochi ricordano...