Decalogo 2 (Dekalog, dwa - 59') |
Dorota, violinista, vive un problema drammatico; suo marito è gravemente malato di cancro e lei, che ha una relazione con un altro uomo, aspetta da questi un figlio. Come potrebbe tenerlo se il marito dovesse sopravvivere? Solo il primario dell'ospedale può risolvere il suo dubbio, darle certezze sullo stato di salute del marito, guidarla nella scelta di interrompere o meno la gravidanza. Ma può un medico ergersi a giudice di una vita, dirsi sicuro al cento per cento delle analisi cliniche? Il malato dà segni di miglioramento, ma di fronte alla scelta impietosa dell'aborto, al desiderio di vita e di maternità di Dorota, egli non può che toglierle ogni speranza sulla sorte del coniuge. D'altra parte non ha senso demandare ad altri, neppure a Dio, le proprie scelte; così com'è assurdo confidare nell'esistenza, senza darle l'arbitrio di essere generosa senza riserve: l'istinto di sopravvivenza non è solo degli insetti, anche un uomo dato per spacciato può ritrovare la forza di vivere... |
II - Non nominare il nome di Dio invano