Il primo documentario inglese dedicato al celebre pittore e incisore giapponese Katsushika Hokusai sulla base di una splendida mostra che ripercorre gli ultimi trent’anni dell’artista.
Il primo documentario inglese dedicato al celebre pittore e incisore giapponese Katsushika Hokusai sulla base di una splendida mostra che ripercorre gli ultimi trent’anni dell’artista.
Nel mondo dei power-broker e dei mediatori politici, dove le poste in gioco sono altissime, Elizabeth Sloane è una lobbista straordinaria, la più ricercata a Washington. Famosa per la sua astuzia e una lunga storia di successi, ha sempre fatto qualsiasi cosa per vincere, ma quando deve affrontare l’avversario più potente della sua carriera, scopre che la vittoria può costare un prezzo troppo alto. L’astuzia di Madden è quella di intrecciare senza cedimenti a scorciatoie il piano dei giochi di potere, dell’ambizione e del cinismo con le ragioni dell’umanità e della sensibilità, sepolte ma in fondo sempre presenti.Un thriller ben diretto, con dialoghi brillanti e un finale sorprendente!
Anche quest’anno la seconda stagione di SECOND LIFE “pesca” tra titoli usciti a ridosso dell’estate e penalizzati dalla scarsa affluenza di pubblico nonostante trame stimolanti, qualità autoriale e cast di prestigio…
Tutta made in Spain questa seconda serie del cinemainvisibile realizzata sempre in collaborazione con Exit Media che trasporta a Padova i titoli del 10o Festival del Cinema Spagnolo che ormai “tocca” in Italia una dozzina di città (da Roma a Torino, da Trieste a Reggio Calabria). A questi si aggiunge, in apertura, Il fiore del mio segreto: un Almodóvar, datato 1995, più “limpido” del solito in un’amabile commedia grottesca ricco di quella sensibilità al femminile che lo caratterizza.
Tratto da un romanzo di Noël Calef, il film di Louis Malle rielabora in maniera strabiliante una trama noir. Su questa storia di tradimenti, omicidi progettati e commessi, di dettagli che complicano la vicenda e casualità che segnano il destino, Malle costruisce una melodia soffusa, aiutato dalla magistrale partitura jazz composta da Miles Davis, un mood che combacia perfettamente con le tinte cupe e minacciose del film. Si tratta dell’esordio di Louis Malle alla regia. Jeanne Moreau non è mai stata così bella e magnetica: una dark lady dallo sguardo inquieto. Vederla passeggiare per le vie di Parigi, anonima figura dall’andatura sensuale, ma quasi alla deriva, sullo sfondo grigio e sfocato dell’inquadratura, tra i riverberi delle luci al neon, ci fa pensare che gli stati di grazia esistono. Magnifica la fotografia in bianco e nero di Henri Decae (un maestro della luce).
COPIA RESTAURATA
Isidoro, da tutti conosciuto come Easy, è solo, con molti chili di troppo e depresso. La sua carriera di giovane pilota di go-kart è stata interrotta quando ha iniziato a prendere peso tanto da non riuscire più ad entrare nell’abitacolo della macchina. E adesso eccolo qui: è tornato a vivere con la madre, dorme nella stessa cameretta di quand’era bambino e passa la giornata davanti alla Playstation, mangiando cibo dietetico. Un giorno, il fratello più piccolo, uomo affascinante e di successo, gli offre un piccolo, semplice lavoro: trasportare la bara con il corpo di un muratore ucraino, dall’Italia a un piccolo villaggio dei Carpazi, in Ucraina. Ma tre giorni di viaggio in una terra sconosciuta possono essere più difficili di quanto ci si aspetti… Road movie sui generis, che guarda a certo indie europeo con una sensibilità tutta nostrana, Easy si rivela un esordio interessante, capace giocare con leggerezza tra umorismo e grottesco e di ragionare, con gli strumenti della commedia, sui concetti di confine e frontiera.
America, anni Trenta. Sullo sfondo della Grande Depressione, Mac e Jim, due attivisti politici, si infiltrano in un gruppo di braccianti raccoglitori di mele della California, per convincerli a scioperare e lottare contro i padroni per il riconoscimento dei propri diritti. Ben presto, però, il gruppo si anima di una vita propria, sospinto da Mac disposto a tutto per la causa in cui crede, anche a dare una drammatica spinta agli eventi. James Franco trasponendo sullo schermo la prima grande opera di Steinbeck (La
battaglia -1936) stempera qui lo stile ruvido delle sue precedenti regie e sa cucirsi addosso un personaggio ricco di mistero e ambiguità perfetto per le sue corde.
Da quando è stato accusato di aver ucciso suo fratello, Salvator vive isolato in Patagonia. Alcuni decenni dopo l’accaduto l’altro fratello Marcos e la cognata Laura cercano di convincerlo a vendere le terre che condividono con lui per eredità. Questo incontro in mezzo al nulla riaccenderà la rivalità, e i ruoli di vittima e carnefice dell’omicidio saranno di nuovo confusi. Neve nera procede per flashback (più esistenziali che narrativi) creando un’atmosfera più vicina al dramma psicologico che al thriller dove gli ambienti e la natura, silenti e ostili, diventano metafora delle situazione familiare. Un film di grande potenza visiva, di parole non dette e rapporti interrotti, di aspra inconciliabilità tra passato e presente.
v.m. 14 anni
Christian è il curatore di un importante museo di arte contemporanea di Stoccolma, nonché padre amorevole di due bambine. Nel museo c’è grande fermento per il debutto di un’installazione chiamata “The Square”, che invita all’altruismo e alla condivisione, ma quando gli viene rubato il cellulare per strada, Christian reagisce in modo scomposto, innescando una serie di eventi che precipitano la sua vita rispettabile nel caos più completo. Inquadratura dopo inquadratura, situazione paradossale dopo situazione paradossale la regia di Östlund sgretola a colpi d’ironia e assurdo tutte le sovrastrutture sociali, mettendone a nudo l’inadeguatezza e il ridicolo e spiazzando provocatoriamente lo spettatore.