Il padre d’Italia

Paolo ha 30 anni e conduce una vita solitaria, quasi a volersi nascondere dal mondo. Il suo passato è segnato da un dolore che non riesce a superare. Una notte, per puro caso, incontra Mia, una prorompente e problematica coetanea al sesto mese di gravidanza, che mette la sua vita sottosopra. Spinto dalla volontà di riaccompagnarla a casa, Paolo comincia un viaggio al suo fianco che porterà entrambi ad attraversare l’Italia e a scoprire il loro irrefrenabile desiderio di vivere. Fabio Mollo esplora con delicatezza il tema dell’amore, in senso universale, le paure che attanagliano i giovani d’oggi e riguardano il futuro e il loro diventare genitori; a rendere tutto credibile e sincero è la prova dei due protagonisti, entrambi proposti in ruoli agli antipodi rispetto al loro solito.

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Vi presento Toni Erdmann

Il 65enne Winfried, insegnante di musica ex sessantottino con la propensione per gli scherzi, decide di fare una visita a sorpresa alla figlia Ines, donna in carriera che vive a Bucarest dove lavora come consulente aziendale. I due non potrebbero essere più diversi e quando l’incontro prende una piega sbagliata Winfried decide di sorprendere la figlia trasformandosi nell’alter ego Toni Erdmann: un uomo coi denti storti e un abbigliamento bizzarro, che si presenta come allenatore nel campo professionale di Ines. Scioccata, quest’ultima decide lo stesso di accettare l’offerta del padre e, grazie agli scherzi di Winfried – senza freni nei panni di Toni -, padre e figlia scopriranno che tanto più si trattano duramente quanto più avvertono di non essere poi così distanti l’uno dall’altra. Una commedia graffiant dove la relazione tra padre e figlia si esprime in un umorismo esistenziale, fuori canone, fuori misura (oltre due ore, ma non si sentono!), tra il paradosso e il surreale. A ogni passaggio ciò che sembra cadere viene recuperato da una riuscita fusione di sceneggiatura, interpreti e regia. PREMIO FIPRESCI AL 69° FESTIVAL DI CANNES

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150 milligrammi

In un ospedale a Brest, la pneumologa Irène Frachon scopre un legame diretto tra alcune morti sospette e un farmaco commercializzato per oltre 30 anni, il “Mediator”. Dapprima la dottoressa è isolata nella sua lotta, ma poi il caso esplode a livello mediatico. Ispirato alla vita della stessa Irène Frachon, il film è il racconto di una battaglia apparentemente impossibile per far trionfare la verità. Cinema di impegno e coraggio civile, che Emmanuelle Bercot fa aderire alla sua ordinaria eroina, senza indugiare in orpelli stilistici e ricatti patetici. Un viaggio tra il potere nella sanità e la fatica della giustizia!

 

 

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Un Re allo sbando

Il Re Nicola III, persona sola e insoddisfatta, parte per una visita di Stato in Turchia, accompagnato da Duncan, un regista inglese incaricato dal Palazzo di ravvivare l’alquanto ingrigita immagine della monarchia. Mentre sono a Istanbul arriva la notizia che la Vallonia, la metà meridionale del Belgio, si è dichiarata indipendente. Il Re decide di tornare subito per salvare il proprio regno, ma mentre stanno organizzando il rientro, si scatena una tempesta solare che mette fuori uso il traffico aereo e la sicurezza turca respinge seccamente la proposta del Re di tornare via terra. Lloyd, fiutando l’occasione di una vita, si inventa un piano di fuga così che ha inizio una stravagante Odissea attraverso i Balcani sotto mentite spoglie… Un protagonista “regale” che con la sua impassibilità sa dare corpo tanto alla comicità delle situazioni che allo struggimento della dignità riscattata. Peter Brosens e Jessica Woodworth dirigono con mano leggerissima e piacevole ironia.

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Piani paralleli

Sacile, la città-porta del Friuli, nell’area della fabbrica di pianoforti, sorge la Fazioli Concert Hall trasformata per l’occasione nel set per la registrazione di PianiParalleli una Suite per quartetto jazz e orchestra d’archi del compositore e pianista siciliano Giovanni Mazzarino. Per il musicista il Jazz è soprattutto un momento di grande integrazione e dove c’è integrazione … Leggi tutto

Mister Universo

Il giovane domatore di leoni Tairo è scontento della sua vita. La perdita di un talismano gli è di pretesto per mettersi in viaggio attraverso l’Italia alla ricerca di Arthur Robin, carismatico Mister Universo degli anni ‘50, a cui vuole chiedere in regalo un nuovo portafortuna.
Uno sguardo amaro su un mondo, quello circense, che sta scomparendo, ma anche uno sguardo fiducioso sull’umanità di quanti vivono, solidali all’interno di quell’ambiente.
Il film infatti sa andare oltre la problematica “chiusa” della crisi del circo e si apre alla crisi esistenziale di un giovane che non trova più sicurezza nel suo lavoro, che si sente messo all’angolo dalla sfortuna ma che sa trovare come vero punto di riferimento gli amici, i genitori, la sua ragazza, fiduciosa e intraprendente. Un film che documenta la vita di personaggi nel loro ambiente naturale (tutti attori non professionisti) ma che scivola senza soluzione di continuità nella fiction:, la naturalezza con cui le persone parlano e si comportano davanti alla cinepresa aumenta la sensazione di realtà e di vicinanza. Tairo e Wendy, come i loro amici, colleghi e parenti che incontriamo strada facendo, hanno una grande presenza scenica e non recitano se stessi, ma si limitano ad essere quello che sono, con i loro pregi e difetti. È questa spontaneità che conquista, ed è nella loro verità che anche le scene scritte sembrano – attraverso dialoghi spontanei e improvvisati – del tutto naturali.

MENZIONE SPECIALE FESTIVAL DI LOCARNO

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Il primo meraviglioso spettacolo

Un film documentario che rivolge lo sguardo a tematiche d’attualità quali l’immigrazione e l’integrazione di adulti e ragazzi stranieri e di bambini con disabilità psichiche (Autismo, ADHD, BES) in Italia. Davide Sibaldi affronta l’argomento da un punto di vista positivo e gioioso, concentrandosi su tutti gli aspetti rasserenanti che possono nascere dall’integrazione, dall’unione di diverse culture. Un’avventura per adulti alla ricerca del Bambino Interiore nel mondo di oggi.

Davide Sibaldi, regista e produttore del film, sarà presente in sala per incontrare il pubblico prima e dopo la proiezione.

 

 

AMNESTY INTERNATIONAL (sezione Italiana) patrocina il film: “per aver deciso di approfondire la realtà italiana attuale sulle tematiche dell’immigrazione e dell’inclusione necessaria e positiva”
Il Comitato Italiano per l’UNICEF sostiene il film: ”per la grande sensibilità e delicatezza con cui affronta il tema della discriminazione del diverso e dello straniero.”

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Yo-Yo Ma e i musicisti della via della seta

Il potere universale della musica: un percorso che unisce i popoli oltre i limiti geografici, una strada che collega tutti i Paesi del Mondo, come una moderna Via della Seta. Il Silk Road Ensamble, il gruppo di musicisti e artisti fondato dal leggendario violoncellista Yo-Yo Ma, nasce proprio per esplorare questo potere che travalica ogni confine. Il regista premio Oscar Morgan Neville segue i pellegrinaggi di alcuni di questi artisti dando vita a un’intensa cronaca personale di talento e passione. Per dipingere il ritratto vivido di un esperimento musicale coraggioso e rivoluzionario, alla ricerca degli indissolubili legami che uniscono l’umanità intera. E che rendono evidente la futilità delle convenzioni che la vorrebbero divisa. Un saggio umanista sull’importanza di preservare musica, lingua, cultura, per scambiarle e continuamente arricchirle nell’incontro con l’Altro. Non c’è limite, e confine, quando a suonare è l’anima!

 

 

 

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Amore e inganni

Ispirato ad un racconto di Jane Austen, è la storia di una giovane e scaltra vedova Lady Susan Vernon che per scoprire nuovi pettegolezzi che circolano nell’alta società, decide di trascorrere una vacanza a Churchill, una lussuosa tenuta proprietà della famiglia del marito. Quale miglior modo di approfittare del soggiorno che scovare e assicurarsi, con la complicità della sua confidente Alicia, un nuovo marito ricco per se e un buon partito per la figlia? Ma l’arrivo a Churchill di  Reginald, un giovane uomo molto affascinante e di buona famiglia, e di Sir James Martin, uomo di poco fascino ma molto ricco, provocherà una serie di colpa di scena. Un perfetto congegno teatrale settecentesco con dialoghi scintillanti (incantevole Kate Beckinsale) dove verità e menzogne sono serviti in gran confezione. Costumi, arredi, carrozze, giardini e paesaggi suggellano il piacere della visione.

 

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Silence

XVII secolo. Padre Sebastian Rodrigues e padre Francisco Garupe, due giovani missionari gesuiti portoghesi, intraprendono un lungo viaggio, irto di pericoli, per raggiungere il Giappone e andare alla ricerca del loro insegnante e mentore scomparso, padre Christovao Ferreira. I due missionari sono inoltre incaricati di diffondere il cristianesimo, ma mentre esercitano il loro ministero tra gli abitanti di un villaggio, sono testimoni delle persecuzioni ai danni dei Cristiani giapponesi… II silenzio (apparente) è ovviamente quello di Dio, che (da sempre) mette a dura prova anche le fedi più rocciose. E “roccioso” è questo imponente film sul dramma della fede: Scorsese firma un’opera indubbiamente sentita e voluta per la quale opta per una messinscena lineare, lenta, dilatata, puntando molto sugli aspetti intimi. Se ne esce divisi fra opposte sensazioni. Quella di non aver capito tutto, e quella di aver afferrato fin troppo bene il messaggio. La severità di Silence sarebbe piaciuta a un maestro come Carl Theodor Dreyer

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