Lion – La strada verso casa


Il piccolo Saroo, a soli cinque anni si perde su un treno che lo porta per migliaia di kilometri attraverso l’India, lontano da casa e dalla famiglia. Il bambino deve imparare a sopravvivere da solo a Calcutta, fino a quando viene adottato da una coppia australiana. Venticinque anni dopo, con solo una manciata di ricordi, una tenace determinazione e la rivoluzionaria tecnologia di Google Earth, Saroo decide di andare a cercare la sua famiglia di origine e ritrovare la sua prima casa.
Basato su fatti realmente accaduti Lion si sviluppa con un ritmo fluido che accelera man mano che i ricordi iniziano a tornare nel protagonista e se dilata allo spasimo l’ovvia conclusione finale, fa sì comunque che l’effetto collaterale “vincente” sia proprio il suo essere, senza remore, edificante e commovente.

 

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Un appuntamento per la sposa


Michal ha 32 anni. Dodici anni fa ha abbracciato la fede in Dio e ora sta per sposarsi. Un mese prima del grande evento, durante i preparativi del matrimonio, il futuro sposo le confessa di non essere innamorato di lei. Michal è sconvolta, ma non vuole per nessun motivo tornare alla vita da single, piena di appuntamenti e delusioni. Anzi, vede tutto ciò un’opportunità di cambiamento e crede che sarà aiutata da Dio che è buono e dolce. Ha un mese per mettere alla prova la sua fede e realizzare il suo sogno… Può sembrare una copia bigotta di Bridget Jones, invece dopo La sposa promessa, Rama Burshtein realizza un altro film ricco di spunti di riflessione, originale e con una sublime la protagonista.

 

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Allied – Un’ombra nascosta

Per gli agenti segreti della Seconda Guerra Mondiale Max Vatan e Marianne Beauséjour, la chiave per sopravvivere è non farsi mai veramente conoscere da nessuno. Sono degli esperti a ingannare, recitare un ruolo, anticipare le mosse e uccidere. Quando, nel bel mezzo di una missione straordinariamente rischiosa, senza volere sembrano innamorarsi l’uno dell’altra, la loro unica speranza è lasciarsi alle spalle tutti i doppi-giochi. Quello che invece accade è che il sospetto e il pericolo diventano il fulcro del loro matrimonio in tempo di guerra, visto che marito e moglie vengono messi uno contro l’altra in un test di lealtà, identità e amore sempre più difficile e potenzialmente letale. Le due spie simulano bene o tra loro sta nascendo il piacere oltre il dovere? Due divi (Cotillard ha vinto l’Oscar che a Pitt manca) che recitano la parte di due spie a loro volta più attori che guerrieri. Basterebbe questo gioco tra verità e finzione per rendere stimolante la visione di uno spy movie elegante e vecchio stile.

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Lasciati andare


È cosa risaputa: un bravo psicanalista deve rimanere impermeabile alle emozioni che gli scaricano addosso i suoi pazienti. Ma nel caso di Elia c’è il sospetto che con gli anni la lucidità sia diventata indifferenza e il distacco noia. Ieratico e severo, con un senso dell’umorismo arguto e impietoso, Elia tiene tutti a distanza di sicurezza: un’esistenza avara d’emozioni la sua, sublimata mangiando di nascosto gran quantità di dolci. Finché un giorno, a causa di un lieve malore, è costretto a mettersi a dieta e a iscriversi in palestra… Un racconto piuttosto brillante e piuttosto anomalo nel panorama della recente commedia italiana, un copione che, grazie a dialoghi orchestrati con brio e scioltezza, offre a Servillo l’occasione di prodursi con godibile, leggiadra autoironia nel ruolo di un «avaro» che finalmente impara a sciogliere i lacci dei sentimenti.

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Gangster Story

Le imprese, le fughe e la caduta di una leggendaria coppia di fuorilegge degli anni Trenta, Bonnie Parker (Faye Dunaway) e Clyde Barrow (Warren Beatty), a cui si uniscono il fratello di Clyde con la moglie (Gene Hackman e Estelle Parsons) e un ragazzotto appena uscito dal riformatorio (Michael J. Pollard): braccati e traditi dal padre del ragazzo, verranno accerchiati e dalle forze dell’ordine e barbaramente uccisi. Uno dei migliori film del regista e un caposaldo del genere gangster.


miglior attrice non protagonista (ESTELLE PARSONS)
miglior fotografia (BUNETT GUFFEY)

 

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Le stelle di Celi

 

La vicenda sportiva ed umana di Marcello De Dorigo, grande campione dello sci da fondo degli anni ’60, il primo atleta centroeuropeo che è riuscito a battere gli sciatori nordici in una disciplina sport che, tradizionalmente, costituiva un loro appannaggio. Durante un allenamento invernale in Svezia De Dorigo, rimasto solo, si perde però nel bosco; dovrà affrontare la prova più difficile della sua vita: riuscire a sopravvivere.

 

 

 

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Ritratto di famiglia con tempesta

Il premiato autore Ryota, si crogiola nei fasti del proprio passato di successo sprecando il denaro guadagnato, riuscendo a malapena a mantenere suo figlio. Dopo la morte di suo padre, la madre anziana e la bella ex moglie sembrano essere riuscite ad andare avanti con la propria vita. Ryota decide di riallacciare i rapporti con la famiglia, diffidente all’inizio, cercando di riprendere in mano le fila della propria esistenza ma soprattutto di dare una sicurezza al futuro di suo figlio. Poi, in una notte di tempesta, a tutti loro verrà data l’opportunità di riallacciare un nuovo, sincero legame.  Una delicatissima coreografia di personaggi, dialoghi e sentimenti: dall’amarezza dei rimpianti sboccia il senso di una realtà nuova (di affetti e identità) più profonda. Magistrali la scelta dei piani, il procedere quasi circolare, le singole personalità, gli attori, i ‘luoghi’ del quotidiano. C’è l’eredità di Ozu

 

 

 

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I Am Not Your Negro

Nel 1979, James Baldwin scrive una lettera al suo agente in cui descrive il progetto letterario “Remember This House”, un libro rivoluzionario, un racconto personale della vita e degli omicidi di tre dei suoi amici più stretti: Medgar Evers, Malcolm X e Martin Luther King, Jr. Tuttavia, al momento della morte di Baldwin, avvenuta nel 1987, lo scrittore lascia solo trenta pagine complete del suo manoscritto. Con questo documentario, il maestro del cinema Raoul Peck mette in scena il libro che James Baldwin non ha mai terminato: nulla meglio del cinema può raccontare l’immaginario americano, il profondo sentire di una nazione, e allora ecco che, alle tesi di Baldwin, fanno da puntuale riscontro spezzoni di film, spesso famosissimi, che esplicitano la natura del complesso rapporto tra bianchi e neri in Usa e che compongono il tessuto di un documentario potente e definitivo.

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