La forma dell’acqua – The Shape of Water

America, anni ’60, sullo sfondo della Guerra Fredda. Elisa, che a causa del suo mutismo, si sente intrappolata in un mondo di silenzio e solitudine, lavora come addetta alle pulizie in un segretissimo laboratorio governativo. È lì che, con la sua collega Zelda, si imbatte in un misterioso esperimento: una creatura squamosa dall’aspetto umanoide, tenuta in una vasca sigillata piena d’acqua. Elisa si avvicina sempre di più al “mostro”, costruendo con lui una tenera complicità che sconvolgerà i piani dei i suoi superiori e la sua esistenza. Il mostro della laguna nera si trasforma nel principe azzurro, e la favola di Cenerentola in chiave dark si dimostra un atto d’amore verso il cinema. Un film visionario, romantico, che rimane impresso negli occhi e nel cuore.

USA 2017 – 1h 59′

OSCAR 2018
miglior film
miglior regia
: Guillermo del Toro
miglior scenografia
: Paul D. Austerberry, Shane Vieau e Jeff Melvin
miglior colonna sonora
: Alexandre Desplat

 VENEZIA – The Shape Of Water è senza dubbio una delle pellicole più cinefile viste in concorso al Lido. Ambientato nell’America degli anni ‘Sessanta, la stessa che si nascondeva dietro apparenze color pastello nel Suburbicon di George Clooney, racconta la favola di Elisa (la dolcissima Sally Hawkins), una giovane donna incapace di parlare che lavora come addetta alle pulizie in una struttura governativa, e del suo incontro con la misteriosa creature tenuta nascosta nel blindatissimo laboratorio che è incaricata di sistemare assieme all’amica Zelda (interpretata da una spumeggiante Octavia Spencer).

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Caniba

Francia 2017 – 1h 30′

 VENEZIA – “Il cannibalismo è più vicino alla condizione umana di quanto la maggior parte di noi voglia credere, sia per le molte analogie con la sessualità e la spiritualità, sia perché ha riguardato tutta l’umanità, durante la sua storia ed evoluzione.” Con queste parole i registi Véréna Paravel e Lucien Castaing-Taylor commentano il loro ultimo lavoro, presentato nella sezione Orizzonti dove ha vinto il premio speciale della giuria.

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Suburbicon

Anni 50. A Suburbicon, città-modello linda e tranquilla, vive Gardner Lodge con la moglie Rose (paralizzata in seguito ad un incidente), il figlio Nicky e la sorella gemella di Rose, Margaret che amorevolmente li accudisce. A turbare la comunità è l’arrivo nella villetta accanto di una coppia di colore, i Meyers, con un bambino dell’età di Nicky. A spezzare la pace in casa Lodge è l’irruzione di due malviventi che stordiscono con il cloroformio, uccidendo Rose… La black-comedy diretta da George Clooney (da una vecchia storia dei fratelli Coen) nasconde sotto l’apparenza idilliaca un’implacabile ferocia, dipingendo il meglio e il peggio dell’umanità nelle azioni della gente comune.

USA 2017 – 1h 44′

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First Reformed

USA 2017 – 1h 48′

 VENEZIA –  Paul Schrader è preoccupato per l’America e si sente. Nel suo film candidato alla 74° Mostra del cinema di Venezia, First Reformed, il peso dell’angoscia è avvertibile fin dalle prime inquadrature e si concretizza nella crisi spirituale di un ex cappellano militare interpretato da Ethan Hawke.

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Il dubbio – Un caso di coscienza

Il dottor Narima, anatomo-patologo, uomo onesto e di solidi principi, ha incidente in cui resta coinvolto un bambino. Il padre decide di non portare il ragazzino in ospedale, ma alcuni giorni dopo il dottore viene a sapere che lo stesso bambino è giunto nello stesso ospedale in cui lui lavora per un’autopsia per morte sospetta… Una vicenda appassionante, costruita con grande rigore e segnata dal dubbio e dai rimorsi, dalle difficile comunicazione tra le diverse classi sociali, dal peso delle responsabilità che certe scelte possano avere sulle vite altrui. Cinema iraniano di qualità!

VENEZIA 74
PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE REGIA
PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIOR INTERPRETAZIONE MASCHILE

No Date, No Signature
Bedoune Tarikh, Bedoune Emza

Iran 2017 – 1h 44′

 VENEZIA –  Pieno padrone delle procedure del suo mestiere, ed estremamente scrupoloso nel seguirle e applicarle, non senza conoscere bene le conseguenze etiche e morali che ogni loro variazione comporta, un medico legale una sera viene urtato in auto e inavvertitamente va a colpire un motorino che trasporta quattro persone: un capofamiglia, sua moglie, un ragazzino e una neonata. Tutti i componenti sembrano stare bene, tranne qualche acciacco. Il medico consiglia di presentarsi immediatamente al pronto soccorso, ed offre dei soldi al capofamiglia per dimenticare la faccenda. Questi accetta i soldi, ma ignora i consigli. Dopo poche ore il medico legale vede recapitarsi in ospedale il cadavere del ragazzino…

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mother!

USA 2017 – 2h

 VENEZIA –  Ci sono film che sembrano fatti apposta per fare arrabbiare tutti. Darren Aronofsky non è nuovo a questo genere di esperienza: nel 2006 portò a Venezia un film, The Fountain, dalle mille traversie produttive, comprese illustri defezioni dal cast che ne avevano trascinato per anni l’ultimo ciak. Risultato: un’opera di frastornante ed inaudita presunzione, che si illudeva di fare poesia con un tripudio di immagini digitali inondate da onnipresenti musiche di Clint Mansell.

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EX LIBRIS – New York Public Library

USA 2017 – 3h 17′

 VENEZIA –  Qualcuno potrebbe domandarsi come sia possibile rendere interessante un documentario di più di tre ore su una biblioteca. Qualcuno che non conoscesse Frederick Wiseman, uno dei più grandi documentaristi della storia del cinema, che ancora una volta con il film Ex Libris – New York Public Library, presentato in concorso a Venezia, riesce nella scommessa: far fare allo spettatore una esplorazione, una ricerca, un percorso di conoscenza, questa volta rivolto a una delle più note e importanti istituzioni culturali degli Stati Uniti.

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L’insulto

The Insult
Libano/Francia 2017 – 1h 50′

 VENEZIA –  Splendido film L’insulto, di Ziad Doueiri, una coproduzione franco-libanese, una microstoria, in apparenza inizialmente, che racconta la Grande Storia e le grandi ferite familiari, sociali e politiche che stanno dietro essa.

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Jusqu’à la garde

Francia 2017 – 1h 30′

 VENEZIA –  Jusqu’à la garde, esordio di un attore teatrale passato dietro la m.d.p., Xavier Legrand, è testimonianza di come i film di matrice, o perlomeno di coproduzione francese, siano stati tra le migliori presenze a Venezia 74. Ha, infatti ottenuto, in primis, il Leone d’Argento – Premio per la Miglior Regia (‘riconosciuta’ come un’altra storia ‘figlia del nostro tempo’) e si è vista attribuire addirittura un altro importante premio, quello alla Migliore opera Prima, il Leone del Futuro intitolato a Luigi De Laurentiis.

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Mektoub, My Love: Canto Uno

Amin, un aspirante sceneggiatore che vive a Parigi, ritorna per l’estate nella sua città natale, una comunità di pescatori nel sud della Francia. È l’occasione per ritrovare la famiglia e gli amici d’infanzia. Accompagnato da suo cugino Tony e dalla sua migliore amica Ophélie, Amin passa il suo tempo tra il ristorante di specialità tunisine dei suoi genitori, i bar del quartiere e la spiaggia frequentata dalle ragazze in vacanza. Incantato dalle numerose figure femminili che lo circondano, Amin resta soggiogato da queste sirene estive, all’opposto del suo dionisiaco cugino che si getta senza remore nell’euforia dei loro corpi. Munito della sua macchina fotografica, e guidato dalla luce eclatante della costa mediterranea, Amin porta avanti la sua ricerca filosofica lanciandosi nella scrittura delle sue sceneggiature.

Francia/Italia/Tunisia – 3h

 VENEZIA – Il ricordo,  qualunque sia la natura che ne domini il significato, scalfisce, con la propria aura pulsionale, le viscere della rappresentazione cinematografica. Il segno distintivo della visione di Abdellatif Kechiche è nascosto nell’intensità di un percorso nel quale è inevitabile perdersi in un infinito susseguirsi contemplativo – una ricerca probabilmente – su di un’inafferrabile estasi della bellezza, allo stesso tempo tragica e inebriante, dalla quale il regista franco tunisino si è elevato oltre la straordinaria ricchezza di uno stile, per farsi genere. Quel genere che in La vita di Adele aveva raggiunto una perfezione formale quasi definitiva, divenendo esso stesso l’espressione di un azzeramento del deficit del cinema nei confronti della percezione del reale, e dunque il trionfo del mezzo dello sguardo rispetto all’albagia di ciò che viene chiamata vita.

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