Le Ravissement

Lydia, ostetrica appassionata e dedita al proprio lavoro, è in crisi per una rottura sentimentale. Dopo che la sua migliore amica Salomé partorisce, a Lydia capita di reincontrare Milos, una sua lontana avventura… Si ritroverà incastrata in una serie di fraintendimenti e menzogne che porteranno a sconvolgere la vita di chiunque abbia intorno a sé.

The Rapture
Francia 2023 (97′)

TORINO – Un ottimo esordio per la regista francese Iris Kaltenback con il suo Le Ravissement, già ben accolto a Cannes alla Settimana della Critica: il Torino Film Festival ha attibuito alla sua opera prima il premio speciale della Giuria e alla sua protagonista, Hafsia Herzi, il premio per la migliore interpretazione femminile.

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The Holdovers – Lezioni di vita

Paul Hunham, professore di storia in un college del New England (mal visto da studenti e colleghi) è incaricato alla vigilia delle vacanze di Natale della sorveglianza di quegli alunni che non possono rientrare in famiglia. Le circostanze lo portano però ben presto a doversi occupare di uno solo di loro, Angus, allievo brillante e problematico ‘dimenticato’ dalla madre. Ostinati e diversamente inadeguati al mondo, Paul e Angus faticano a socializzare, ma l’isolamento e il Natale accorceranno le distanze e li costringeranno a riconfigurare i loro rapporti e le loro stesse esistenze.

 

USA 2023 (133′)

TORINO – Lezioni di vita (per dare riscontro al sottotitolo italiano) dentro e fuori un liceo d’elite nel New England. È il periodo di Natale del 1970 e gli studenti della Barton Academy possono rientrare in famiglia, sempre che le famiglie siano disposte a tenerli con loro per le feste… Così il prof. Paul Hunham, misantropo e poco amato da studenti e colleghi, si ritrova “in punizione” a dover fare da supervisore ad alcuni alunni costretti a rimanere al college.

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Memory

Messico/USA 2023 (100’)
VENEZIA 8O° – Coppa Volpi miglior interpretazione maschile

 VENEZIA – Immancabile, arriva anche quest’anno alla Mostra del Cinema di Venezia un nuovo film di Michel Franco, che dai tempi del deplorevole Nuevo Orden (2020) – inopinato Gran Premio della Giuria – sembra ormai aver stretto un sodalizio in odor di fraternità con il festival lagunare, il quale, dal canto suo, ha contribuito, riservando metodicamente uno spazio in concorso alle sue operette, a divulgarne il lavoro ben oltre i confini delle americhe. Non nascondiamo una certa perplessità di fronte a questa intesa, dal momento che, di prova in prova, il cinema di Franco ha mostrato tutti i limiti di una immaginazione programmatica e priva di ispirazione, in cui ai personaggi si sostituiscono marionette isteriche, disperate o depravate, sulle quali il regista si getta col cinismo bieco di un Mangiafuoco crapulone.

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Dogman

Francia/USA 2023 (114’)

 VENEZIA – Al culmine di una carriera ondivaga, piena di indiscussi successi di pubblico se non di critica (basti pensare a Nikita, Subway, Leon, Il quinto elemento) ma anche di lunghi periodi di assenza, il regista e produttore franco-inglese Luc Besson porta a Venezia Dogman, un opera di smagliante bellezza, a tratti commovente fino alle lacrime secondo l’opinione di molti critici. Uno di quei film che ti riconciliano col cinema e anche un po’ con la vita, intesa come la capacità di resistere e di trasformarsi che ne è l’essenza più profonda. Buona parte del merito va attribuito alla incredibile performance dell’attore scozzese Caleb Landry Jones, praticamente sconosciuto in Italia ma già premiato come migliore attore a Cannes nel 2021 (Nitram). Altrettanto importanti, veri deuteragonisti della storia, sono i cani, che il protagonista Douglas, bambino abusato ama sopra ogni cosa e che saranno i suoi compagni e protettori. Il film si apre appunto con una citazione da Alphonse Lamartine “Ovunque ci sia un infelice, Dio (God) manda un cane (dog in inglese)”

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The Beast

In un futuro prossimo, in cui la presenza umana è ridotta ai minimi termini, le emozioni sono diventate una minaccia da combattere. Gabrielle, nonostante si sottoponga a un processo di annullamento dei sentimenti (che la porta a confrontarsi con diverse esperienze di vita ambientate in epoche passate), sembra essere comunque in grado di continuare a mantenere la propria coscienza.

La Bête
Francia/Canada 2023 (146’)

 VENEZIA – Come nella pittura si può distinguere tra opere che privilegiano una visione ravvicinata e altre che sollecitano una certa distanza dell’osservatore per poter essere maggiormente godute, vorremmo suggerire una analoga separazione anche nel cinema. Vi sono, difatti, film in cui l’emozione scaturisce anzitutto dai singoli momenti, altresì denominati pezzi di bravura, mentre l’insieme scivola in secondo piano (è la ventura – ricercata – di alcuni altissimi risultati di Dario Argento), e altri di cui si ammira, al contrario, la totalità dell’ispirazione che li ha prodotti, quella chiusura del cerchio, per così dire, che trae le fila di un discorso complesso, esibendone l’architettura d’insieme, l’ingegno o, ancora, l’idea a dispetto dei singoli frammenti (qualità rinvenibile in taluni esempi del cinema pasoliniano).

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Hokage

Al termine della Seconda guerra mondiale, in una città distrutta dalle bombe incendiarie, una donna gestisce un piccolo ristorante ma guadagna denaro solo prostituendosi. Nei dintorni del locale si aggira un bambino, e quando un soldato reduce dalle Filippine inizia a frequentare il ristorante, i tre sembrano quasi poter creare un nucleo famigliare. Ma la guerra ha lacerato ben più delle mura della città…

Shadow Of Fire
Giappone 2023 (96′)

 VENEZIA –  Hokage, come dichiarato dal regista di culto giapponese Shinya Tsukamoto, è in qualche modo una continuazione del discorso complesso ma necessario sulla guerra e la violenza iniziato nel 2014 con Fires on the Plain (Nobi) e sviluppato quattro anni più tardi con Killing (Zan). Se in Nobi Tsukamoto raccontava gli orrori e la carneficina della Seconda Guerra Mondiale attraverso la storia di un soldato giapponese nelle Filippine, Zan spostava l’attenzione sul rifiuto di combattere da parte di un samurai pentito del tardo periodo Edo.

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Priscilla

USA/Italia 2023 (113’)

 VENEZIA – Diceva Jean-Luc Godard, illuminando sui suoi debiti verso Roberto Rossellini, come il regista di Viaggio in Italia gli avesse mostrato – si legga: insegnato, dacché non v’è differenza agli occhi del maestro franco-svizzero – che “un film sono due persone in un’automobile” [1]. E altresì come un simile film potesse essere messo in piedi con due soldi (“Era bellissimo, pienamente rassicurante, come un messaggio di pace […] Roberto era un apostolo del cinema”). .

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El Conde

Cile 2023 (110’)

 VENEZIA – In una delle sequenze destinate a divenire letimotiv di questo film deforme – da intendersi nel duplice senso della sua struttura eccentrica e della deformità di cui si sostanzia la morale dei suoi protagonisti – e tutto di testa – ossia: marcatamente cerebrale – un minaccioso essere intabarrato getta in un frullatore cuori umani appena colti per trarne un liquore capace di donargli forza e giovinezza. Che il bevitore sia un vampiro, non v’è dubbio alcuno, ma il singolare abbassamento dell’immagine terrificante e consueta del mostro che azzanna la sua vittima a un gesto meccanico, da prodursi per mezzo di un elettrodomestico acquistabile nel vicino supermercato definisce in modo assai chiaro il tono dimesso che Pablo Larraìn ha inseguito per questo suo decimo lungometraggio.

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Aggro Dr1ft

USA 2023 (80’)

 VENEZIAAdieu au langage, addio al linguaggio. Lo dichiarava nel 2014 Jean-Luc Godard in quell’omonimo e malinconico canto alla funzione comunicativa delle lingue che sconcertò i più ed acquisì in breve nomea di opera irricevibile – in realtà un ultimo, soverchiante capolavoro del maestro franco-svizzero. E quel medesimo addio sembra oggi volerlo riproporre all’attenzione della platea veneziana Harmony Korine, suo figlio putativo nel decostruire l’esperienza cinematografica odierna col piglio sedizioso e impertinente di un ribelle del Maggio francese.

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