Process

Con un montaggio di materiali di archivio Loznitsa ricostruisce il processo, svoltosi nel 1930 a Mosca, che vedeva imputati di cospirazione contro il governo sovietico, di boicottaggio economico e di contatti segreti con governi stranieri, in particolare il primo ministro francese Poincaré, un gruppo di economisti e scienziati di alto livello appartenenti al cosiddetto fantomatico “Partito dell’industria”. Processo che si concluderà con la condanna a morte per la gran parte degli imputati.


The Trial – 
ПРОЦЕСС
Paesi Bassi 2018 – 2h 5′

documentario

 VENEZIA – Un film sulla menzogna, “24 fotogrammi di bugie al secondo”, come lo definisce l’autore, parafrasando Godard. Perchè qui tutti mentono: gli avvocati e i giudici, ma anche gli imputati, che ammettono la loro colpevolezza, la folla muta che assiste al processo e che applaude alla lettura della sentenza e i manifestanti nelle vie della città che chiedono giustizia nei confronti dei traditori, ma soprattutto mentono le immagini.

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Manta Ray

In un villaggio costiero thailandese un pescatore si imbatte in un uomo ferito e privo di sensi. Portatolo in salvo, gli offre amicizia e ospitalità, e gli dà anche un nome, dato che è completamente incapace di parlare. Quando il pescatore scompare all’improvviso in mare, l’ospite incomincia lentamente ad impadronirsi della vita dell’amico… Fulminante apologo sul senso profondo del sopravvivere (dedicato alla tragedia dei rifugiati Rohingya) Manta Ray è un film che lavora per sottrazione affidandosi ad impercettibili snodi narrativi. Un’opera visivamente affascinante, luminosa, rarefatta, incisiva come un poema.

 

Kraben Rahu
Tailandia/Francia/Cina 2018 – 1h 45′

75° Festival di VE: miglior film della sezione ORIZZONTI

 VENEZIA – Rompong: in Indonesia è chiamata così la “trappola fluttuante” illuminata da lampade utilizzata per catturare il pesce di notte. È quella che usa il protagonista del bel film di Phuttiphong Aroonpheng, dove le luci, disseminate per gran parte delle scene notturne, svolgono una funzione fondamentale nello scivolamento continuo da una realtà ad un’altra o meglio dalla realtà alla surrealtà.

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I fratelli Sisters

I due fratelli Sisters, Charlie e Eli di professione killer, vengono incaricati di catturare Warm, un cercatore d’oro che possiede una formula segreta in grado di “far luccicare le acque”. Ma la loro caccia, dall’Oregon alla California, si complica anche a causa di uno strano detective, Morris, solidale alla fine con l’ingenuo inventore: le idee di Warm non si fermano alla ricerca dell’oro ma si allargano ad un’utopia di fratellanza e di pace! La poetica “cruda” di Audiard allarga i propri orizzonti in un western disincantato e avvincente.  [Dal romanzo omonimo di Patrick de Witt]


The Sisters Brothers
Francia 2018 (122′)

75° Festival di VE: LEONE D’ARGENTO

 VENEZIA – Film anomalo The Sisters Brothers diretto da un regista francese, in lingua inglese, girato in Romania e Spagna, tratto da un romanzo canadese, con un cast americano, di produzione francese, ma coprodotto da John Reilly, uno dei protagonisti. Se non stupisce che un regista europeo voglia misurarsi con un genere così tipicamente americano, sorprende però che a farlo sia stato un autore come Audiard. 

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Roma

Un anno turbolento di una famiglia borghese che abita nel quartiere Roma di Città del Messico. Siamo negli anni 70 a cui fanno da sfondo le tensioni culminate nel massacro del Corpus Christi, ma tutto è visto attraverso le vicende di Cleo che lavora amorevolmente come domestica-governante accanto alla sua padrona, Sofia, madre di quattro figli, in difficoltà per l’assenza del marito… Un ritratto di vita vera, intimo e toccante, raccontato in un sontuoso bianco e nero che mescola ricordi nostalgici e denuncia sociale.


Messico/USA 2018 – 2h 15′
75° Festival di VE: LEONE D’ORO
3 OSCAR: regia, fotografia, film straniero

 

 VENEZIA – “Un atto d’amore per la mia famiglia e il Messico…un ritratto intimo e personale delle donne che mi hanno cresciuto” lo ha definito Cuarón, ma anche un atto d’amore, vien da dire, per il cinema puro, il cinema nella sua espressione primaria, il cinema della profondità di campo, dei piani sequenza, il cinema in cui è il linguaggio che crea un surplus di senso. 

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The Nightingale


Australia 2018 – 2h 16′

 VENEZIA – Accolto alla Mostra del Cinema di Venezia nella polemica, dove forse rimarrà dimenticato con due premi che a qualcuno sono suonati di circostanza, il nuovo film di Jennifer Kent rimaneggia generi – western e horror – e sottogeneri – il rape and revenge – offrendo una prospettiva e uno sguardo insoliti che meritano di essere approfonditi al di la dello “scandalo”, e anche proprio in virtù dei difetti che definiscono i tratti più particolari di questa pellicola. 

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Zan – Killing


Giappone 2018 – 1h 20′

 VENEZIA – Con Nobi – Fires on the plane (2014), il regista giapponese Shin’ya Tsukamoto scaraventava lo spettatore dentro l’orrore puro della guerra e lo costringeva ad assistere al semplice e deflagrante annientamento dell’umanità del suo protagonista. A quattro anni di distanza da quel bellissimo e sentito remake (del film di Kon Ichikawa del 1959), il regista di Tokyo torna nel concorso ufficiale della Mostra del Cinema di Venezia con Zan – Killing, un film purtroppo ignorato nel palmaresse del Festival, ma comunque tra i più belli e necessari tra quelli presentati al Lido quest’anno.

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La ballata di Buster Scruggs

Un western in sei episodi, con molto sarcasmo, sprazzi di humor nero e uno sguardo disincantato sull’epopea della frontiera. Almeno due capitoli indimenticabili con la memorabile forza d’animo di Tom Waits e il malinconico sguardo di Zoe Kazan.


The Ballad of Buster Scruggs

USA 2018 – 2h 13′

75° Festival di VE: premio miglior sceneggiatura

 VENEZIA – Scusi dov’è il western? La parafrasi del titolo del vecchio film di Aldrich (1979) fa da domanda retorica per inquadrare la situazione di questi anni del genere principe del cinema USA. Possiamo ascrivere solo i recenti Damsel e Hostiles (e, qui a Venezia The Sister Brothers) o appellarsi ai remake degli ultimi anni: Quel treno per Yuma (James Mangold, 2007), Il Grinta (Joel ed Ethan Coen, 2010), I magnifici 7 (Antoine Fuqua, 2016). 

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Un affare di famiglia

Giappone. Una famiglia che fatica ad arrivare alla fine del mese cerca di far quadrare i conti commettendo piccoli furtarelli nei negozi. Quando incontrano una ragazzina che pensano essere senza casa, sono felici di accoglierla, ma presto scoprono la verità su di lei e alcuni segreti vengono alla luce. È il conflitto tra legge morale e legge sociale ciò che anima questo spiazzante ritratto di famiglia allargata. Una commedia che volge al dramma, a cui accostarsi con circospezione…


Shoplifters
Giappone 2018 – 2h 1′
Cannes 71° – Palma d’oro

 CANNES – Ancora una Palma d’oro di fronte alla quale mi trovo sconcertato e isolato, di fronte al giudizio positivo della maggior parte della stampa specializzata, italiana e straniera. Il fatto è che Hirokazu Kore-Eda, regista vincitore a Cannes con Shoplifters, ha senz’altro alle spalle una coerente ventennale parabola artistica, con ben cinque presenze sulla Croisette di cui una (Father and Son) insignita del Gran Premio della giuria nel 2013. In questo senso (come già accaduto con Audiard per Deephan due anni fa) la Palma d’oro potrebbe essere vista quasi come un premio alla carriera.

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Tutti lo sanno

Laura arriva da Buenos Aires con la famiglia per una celebrazione nella sua città natale. Quella che doveva essere una breve visita di famiglia verrà turbata da eventi imprevisti che cambieranno le loro vite completamente… Scene “dietro” un matrimonio: un dramma di relazioni febbrili e dinamiche familiari incandescenti.


Todos lo saben/Everybody Knows
Spagna/Francia 2018 – 2h 10′

 CANNES – Se, come abbiamo visto in 3 Faces, le indubbie difficoltà economiche e logistiche non hanno impedito a Panahi di fare cinema e, pur coi limiti evidenti della vicenda, di mantenere un rapporto profondo e genuino con la sua terra, con la sua storia e la tradizione del miglior cinema iraniano, il contrario sembra essere accaduto ad Asghar Farhadi.

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Tre volti

La diva iraniana Behnaz Jafari riceve un videomessaggio di una giovane ragazza che filma il proprio suicidio, giunta alla disperazione per non poter realizzare il suo sogno di diventare attrice. Pur sospettando che si tratti di una simulazione per attirare l’attenzione su di sé, Behnaz si mette in viaggio col regista Jafar Panahi per recarsi al villaggio della ragazza: incontri, testimonianze… Con una “piccola” idea, Jafar Panahi realizza un grande film sulla condizione della donna nell’Iran di oggi, evidenziando il ricorrente rapporto popolare col sogno del cinema!


Se rokh – Trois Visages
Iran 2018 – 1h 42′

CANNES 2018 – Premio per la sceneggiatura (ex-aequo)

 CANNES – Da quando, nel 2010, una sentenza del tribunale religioso iraniano gli vieta ufficialmente (e per i prossimi 20 anni) di girare film e di uscire dal paese, il regista Jafar Panahi non si è certo dato per vinto, inventandosi una specie di cinema autarchico, fatto in casa, senza mezzi né personale tecnico né attori veri e propri e con se stesso come protagonista. E riuscendo tra l’altro a far giungere i suoi film (clandestinamente? col tacito assenso delle autorità?) ai maggiori festival internazionali che naturalmente guardano a lui con grande simpatia.

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