La Favorita

All’inizio del XVIII secolo, mentre il Regno Unito è in guerra con la Francia, sul trono siede la Regina Anna (Olivia Colman), di salute instabile e di temperamento volubile. Al suo fianco l’amica intima Lady Sarah Churchill (Rachel Weisz) si prende cura di lei e governa il paese in sua vece. Una posizione di privilegio che vacilla però con l’arrivo dell’ambiziosa e affascinante Abigail Masham (Emma Stone) che sa come farsi benvolere a corte fino diventare la nuova confidente della sovrana. Sarah e Abigail usano tutti i mezzi a disposizione pur occupare il ruolo di favorita, innescando un pericoloso tourbillon di tensioni e inganni… Sostenuto da una sceneggiatura al limite della perfezione La favorita è un magnifico affresco degli intrighi di corte da un punto di vista tutto femminile: straordinarie le tre interpreti con la Colman consacrata con l’Oscar per la miglior attrice protagonista.



The Favourite

UK/Irlanda/USA 2018 – 2h

75° Festival di VE: LEONE D’ARGENTO – GRAN PREMIO DELLA GIURIA
COPPA VOLPI – Olivia Colman,
migliore interpretazione femminile
OSCAR – 
Olivia Colman, migliore attrice protagonista

 VENEZIA – L’ultimo film del regista greco Yorgos Lanthimos, La Favorita, presenta indubbiamente alcuni elementi di novità, che rendono il suo cinema più godibile, senza però togliergli coerenza. Non c’è più innanzitutto lo sceneggiatore di sempre, Efthimis Filippou: al suo posto Deborah Davis e Tony McNamara costruiscono una sceneggiatura brillante con dialoghi scoppiettanti.

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Il gioco delle coppie

Alain, editore parigino di successo, e Leonard, suo autore storico, faticano a comprendere l’editoria contemporanea, fatta di e-book e social media. Quando si incontrano per discutere del nuovo manoscritto di Leonard, Alain rifiuta di pubblicarlo. Sua moglie lo ritiene invece un capolavoro… Con un’amabile commedia Assayas ribadisce la sua reputazione di autore intellettuale. Il gioco delle coppie è un simposio di idee, dialoghi e riflessioni sulla nuova realtà di flussi e di schermi a cui nessuno riesce più a sfuggire.


Double vies

Francia 2018 – 1h 40′

 VENEZIA – Olivier Assayas torna alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia dopo Sils Maria (a Locarno nel 2014) e Personal Shopper (Miglior Regia a Cannes nel 2016) con un film-saggio che, alla lontana, pare completare e riformulare il discorso (più radical-chic che filologico) di Qualcosa nell’aria, film sul contesto politico e culturale in cui si è formata la sua generazione e la classe intellettuale di cui fa parte.

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C’est ça l’amour


Francia 2018 – 1h 38′

 VENEZIA – C’est ça l’amour è il secondo lungometraggio di Claire Burger, il suo primo a firma singola (Party Girl – Caméra d’Or a Un Certain Regard nel 2014 – era codiretto con Marie Amachoukeli e Samuel Theis). Nel cast spicca il protagonista, il belga Bouli Lanners (premio Magritte come miglior attore non protagonista per Un sapore di ruggine e ossa) e la giovane ottima promessa francese Justine Lacroix.

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Process

Con un montaggio di materiali di archivio Loznitsa ricostruisce il processo, svoltosi nel 1930 a Mosca, che vedeva imputati di cospirazione contro il governo sovietico, di boicottaggio economico e di contatti segreti con governi stranieri, in particolare il primo ministro francese Poincaré, un gruppo di economisti e scienziati di alto livello appartenenti al cosiddetto fantomatico “Partito dell’industria”. Processo che si concluderà con la condanna a morte per la gran parte degli imputati.


The Trial – 
ПРОЦЕСС
Paesi Bassi 2018 – 2h 5′

documentario

 VENEZIA – Un film sulla menzogna, “24 fotogrammi di bugie al secondo”, come lo definisce l’autore, parafrasando Godard. Perchè qui tutti mentono: gli avvocati e i giudici, ma anche gli imputati, che ammettono la loro colpevolezza, la folla muta che assiste al processo e che applaude alla lettura della sentenza e i manifestanti nelle vie della città che chiedono giustizia nei confronti dei traditori, ma soprattutto mentono le immagini.

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Manta Ray

In un villaggio costiero thailandese un pescatore si imbatte in un uomo ferito e privo di sensi. Portatolo in salvo, gli offre amicizia e ospitalità, e gli dà anche un nome, dato che è completamente incapace di parlare. Quando il pescatore scompare all’improvviso in mare, l’ospite incomincia lentamente ad impadronirsi della vita dell’amico… Fulminante apologo sul senso profondo del sopravvivere (dedicato alla tragedia dei rifugiati Rohingya) Manta Ray è un film che lavora per sottrazione affidandosi ad impercettibili snodi narrativi. Un’opera visivamente affascinante, luminosa, rarefatta, incisiva come un poema.

 

Kraben Rahu
Tailandia/Francia/Cina 2018 – 1h 45′

75° Festival di VE: miglior film della sezione ORIZZONTI

 VENEZIA – Rompong: in Indonesia è chiamata così la “trappola fluttuante” illuminata da lampade utilizzata per catturare il pesce di notte. È quella che usa il protagonista del bel film di Phuttiphong Aroonpheng, dove le luci, disseminate per gran parte delle scene notturne, svolgono una funzione fondamentale nello scivolamento continuo da una realtà ad un’altra o meglio dalla realtà alla surrealtà.

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I fratelli Sisters

I due fratelli Sisters, Charlie e Eli di professione killer, vengono incaricati di catturare Warm, un cercatore d’oro che possiede una formula segreta in grado di “far luccicare le acque”. Ma la loro caccia, dall’Oregon alla California, si complica anche a causa di uno strano detective, Morris, solidale alla fine con l’ingenuo inventore: le idee di Warm non si fermano alla ricerca dell’oro ma si allargano ad un’utopia di fratellanza e di pace! La poetica “cruda” di Audiard allarga i propri orizzonti in un western disincantato e avvincente.  [Dal romanzo omonimo di Patrick de Witt]


The Sisters Brothers
Francia 2018 (122′)

75° Festival di VE: LEONE D’ARGENTO

 VENEZIA – Film anomalo The Sisters Brothers diretto da un regista francese, in lingua inglese, girato in Romania e Spagna, tratto da un romanzo canadese, con un cast americano, di produzione francese, ma coprodotto da John Reilly, uno dei protagonisti. Se non stupisce che un regista europeo voglia misurarsi con un genere così tipicamente americano, sorprende però che a farlo sia stato un autore come Audiard. 

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Roma

Un anno turbolento di una famiglia borghese che abita nel quartiere Roma di Città del Messico. Siamo negli anni 70 a cui fanno da sfondo le tensioni culminate nel massacro del Corpus Christi, ma tutto è visto attraverso le vicende di Cleo che lavora amorevolmente come domestica-governante accanto alla sua padrona, Sofia, madre di quattro figli, in difficoltà per l’assenza del marito… Un ritratto di vita vera, intimo e toccante, raccontato in un sontuoso bianco e nero che mescola ricordi nostalgici e denuncia sociale.


Messico/USA 2018 – 2h 15′
75° Festival di VE: LEONE D’ORO
3 OSCAR: regia, fotografia, film straniero

 

 VENEZIA – “Un atto d’amore per la mia famiglia e il Messico…un ritratto intimo e personale delle donne che mi hanno cresciuto” lo ha definito Cuarón, ma anche un atto d’amore, vien da dire, per il cinema puro, il cinema nella sua espressione primaria, il cinema della profondità di campo, dei piani sequenza, il cinema in cui è il linguaggio che crea un surplus di senso. 

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The Nightingale


Australia 2018 – 2h 16′

 VENEZIA – Accolto alla Mostra del Cinema di Venezia nella polemica, dove forse rimarrà dimenticato con due premi che a qualcuno sono suonati di circostanza, il nuovo film di Jennifer Kent rimaneggia generi – western e horror – e sottogeneri – il rape and revenge – offrendo una prospettiva e uno sguardo insoliti che meritano di essere approfonditi al di la dello “scandalo”, e anche proprio in virtù dei difetti che definiscono i tratti più particolari di questa pellicola. 

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Zan – Killing


Giappone 2018 – 1h 20′

 VENEZIA – Con Nobi – Fires on the plane (2014), il regista giapponese Shin’ya Tsukamoto scaraventava lo spettatore dentro l’orrore puro della guerra e lo costringeva ad assistere al semplice e deflagrante annientamento dell’umanità del suo protagonista. A quattro anni di distanza da quel bellissimo e sentito remake (del film di Kon Ichikawa del 1959), il regista di Tokyo torna nel concorso ufficiale della Mostra del Cinema di Venezia con Zan – Killing, un film purtroppo ignorato nel palmaresse del Festival, ma comunque tra i più belli e necessari tra quelli presentati al Lido quest’anno.

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La ballata di Buster Scruggs

Un western in sei episodi, con molto sarcasmo, sprazzi di humor nero e uno sguardo disincantato sull’epopea della frontiera. Almeno due capitoli indimenticabili con la memorabile forza d’animo di Tom Waits e il malinconico sguardo di Zoe Kazan.


The Ballad of Buster Scruggs

USA 2018 – 2h 13′

75° Festival di VE: premio miglior sceneggiatura

 VENEZIA – Scusi dov’è il western? La parafrasi del titolo del vecchio film di Aldrich (1979) fa da domanda retorica per inquadrare la situazione di questi anni del genere principe del cinema USA. Possiamo ascrivere solo i recenti Damsel e Hostiles (e, qui a Venezia The Sister Brothers) o appellarsi ai remake degli ultimi anni: Quel treno per Yuma (James Mangold, 2007), Il Grinta (Joel ed Ethan Coen, 2010), I magnifici 7 (Antoine Fuqua, 2016). 

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