Caro diario

Tre episodi: nel primo Moretti, per la prima volta nei panni di se stesso e non del suo alter-ego Apicella, girovaga per le strade di Roma sul suo mezzo preferito; nel secondo si reca alle Eolie; nel terzo infine racconta di una sua personale odissea sanitaria. Un film divertente e amaro, che tra gli indimenticabili tormentoni morettiani si configura come un’autobiografia profondamente collettiva, dove le ossessioni personali del regista si fondono con quelle di un paese intero. 


Italia/Franca 1993 (101′)
CANNES 47°: Premio per la miglior regia

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Dashte khamoush


The Wasteland – Terra desolata
Iran 2020 (102′)
VE 77° – ORIZZONTI: Miglior film

 

 VENEZIA – Terra desolata e cinema desolato. Desolante lo è certo l’umanità degli operai che lavorano alla fabbrica di mattoni di un’imprecisata provincia iraniana. Uomini, donne, bambini vivono nelle squallide abitazioni accanto alla fornace; ci sono iraniani, curdi, azeri, tutti con non facili rapporti interpersonali, tutti che si affidano con la speranza della disperazione alla consolatorie (e ingannevoli) promesse del padrone.

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Mainstream


USA 2020 (95′)
VE 77° – Arca CinemaGiovani: miglior film

 VENEZIA – Dopo il suo esordio nel lungometraggio, Palo Altro (2013) – sempre selezionato per il concorso Orizzonti – torna alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia Gia Coppola che, con il suo nuovo lavoro Mainstream, ritorna anche a parlare di giovani e della realtà interpretata dagli adolescenti di oggi.

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30 Monedas

30 coins
Spagna 2020
SERIE TV: 1a stagione – 8 episodi (60′)

 VENEZIA – A sentire David Cronenberg il futuro del cinema è da rivolgere tutto alle serie tv e alle piattaforme di streaming – l’aveva affermato con convinzione durante la masterclass tenutasi in occasione della premiazione con il Leono d’Oro alla Carriera alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2018 – ma, al di là di come la si pensi, quello di un nuovo concetto di produzione cinematografica di scuola Netflix è un orizzonte a cui è impossibile non rivolgere attenzione.

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Careless Crime

Quarant’anni fa, durante la rivolta per rovesciare il regime dello Scià in Iran i dimostranti diedero fuoco alle sale cinematografiche in segno di protesta contro la cultura occidentale. In uno di questi incendi morirono 400 persone intrappolate all’interno del cinema Rex di Abadan. Nell’Iran dei nostri giorni quattro individui decidono a loro volta di dar fuoco a un cinema. La storia si ripeterà?


Jenayat-E Bi Deghat
Iran 2020 (139′)

il tempo
ormai
– come dire? –
è durato
troppo…
e non sappiamo ancora nulla (o non più)
della chiarezza trasparente del cinema
Enrico Ghezzi – cose (mai) dette

 VENEZIA – A sette anni di distanza da Fish & Cat (Venezia Orizzonti 2013) il giovane regista iraniano Shahram Mokri torna a Venezia sempre nella sezione Orizzonti con un lungometraggio, che non avrebbe certo sfigurato in concorso. È ancora una volta sul concetto di tempo che lavora Mokri: partendo da un fatto realmente accaduto due giorni prima della sua nascita, egli costruisce o meglio de-costruisce una storia, che diventa una riflessione sul senso stesso del cinema e sulla illusione di rappresentare il “vero” tramite l’artificio più grande che l’uomo abbia inventato, l’immagine riflessa del “reale”..

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Genus Pan

Andres Hanibal ha concluso il suo periodo di lavoro in miniera e si appresta a tornare a casa, nella sua isola. Intraprende il viaggio di ritorno con due suoi colleghi e superiori, Baldo – che ha trattenuto parte della sua paga – e Paulo, un fervente cristiano. Il viaggio è lungo, e attraversando la foresta si può rischiare di rimanere allucinati o di soffrire di allucinazioni. Al villaggio Andres arriverà solo.


Lahi, Hayop
Filippine 2020 (150′)
VE 77° – ORIZZONTI: miglior regia

 VENEZIA – A quattro anni dalla vittoria del Leone d’Oro con The Woman Who Left Lav Diaz torna a Venezia con il suo diciannovesimo lungometraggio, per il quale si aggiudica il Leone per la miglior regia nella sezione Orizzonti.

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Nuevo Orden

In un futuro distopico a maggior parte dei paesi sono governati da regimi totalitari. A Città del Messico, in una residenza borghese si sta per celebrare tra alcune famiglie dell’alta società un importante matrimonio. Ma il lieto evento finirà nel caos quando un gruppo di persone di rango inferiore salteranno il recinto dell’abitazione e si sparpaglieranno all’interno della proprietà. Un film duro, scioccante che avvince e lascia spiazzati.

Messico 2020 (88′)
VE 77: Gran Premio della Giuria

 VENEZIA – Nel 1957 un giovane Roman Polanski, all’epoca talentuoso studente all’accademia di cinema di Łódź, realizzò un breve film scolastico dal titolo We Destroy This Party. Il film narrava di un gruppetto di giovani scalmanati che facevano irruzione in un festino piccolo borghese, seminando il panico tra gli astanti. In sette minuti e una manciata di inquadrature il regista riusciva a disegnare i contorni di una piccola rivoluzione, l’insorgere violento e improvviso di un settore sociale subalterno a insidiare il vacuo prestigio della classe dominante. Pur mantenendo l’allegoria a un livello superficiale – e indugiando piuttosto sulla costruzione di una tensione interna alle inquadrature – Polanski tratteggiava egregiamente l’improvviso deflagrare di un desiderio frustrato e la metafora risultava tanto più incisiva quanto meno specificamente contestualizzata in uno scenario minuziosamente definito.

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And Tomorrow the Entire World


Und morgen die ganze welt
Germania 2020 (101′)

 VENEZIA – Nonostante i molti applausi che ne hanno accompagnato i titoli di coda alla première veneziana, il nuovo film di Julia von Heinz lascia più di un dubbio sulle ragioni che possano aver spinto la commissione ad ammetterlo in concorso. Sebbene pertenga al novero di quel cinema di impronta civile, di cui oggi parrebbe esservi discreto bisogno, And Tomorrow the Entire World rimane intrappolato in un meccanismo di ovvietà e facilonerie tali da vanificare qualunque meritorio sguardo di partenza.

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Le sorelle Macaluso

Maria, Pinuccia, Lia, Katia e Antonella sono cinque sorelle di diversa età, nate a Palermo e cresciute in un appartamento, sito all’ultimo piano di un palazzo decadente della città sicula. Così come la loro casa mostra i segni dello trascorrere del tempo e degli anni, allo stesso modo le cinque donne hanno ognuna una storia da raccontare, dall’infanzia alla vecchiaia: semplici le vicende familiari dietro le quali c’è la scelta – sempre difficile da prendere – di restare e combattere o andare via per sempre. L’opera di Emma Dante funziona come una madeleine proustiana perché certe case ci abitano dentro, diventano un non luogo, il deposito dei ricordi della nostra vita.

Italia 2020 (94′)
VENEZIA 77°: Premio Francesco Pasinetti SNGCI /  Premio Lizzani ANAC

 VENEZIA – Nel cinema di Emma Dante – ma sarebbe più corretto dire: nella sua concezione della messa in scena, inglobando, così, anche il lavoro teatrale – lo spazio è un valore essenziale. Lo era, sette anni fa, in Via Castellana Bandiera, storia di due donne che, incrociate le automobili nell’omonima strada palermitana, non cedono l’una il passo all’altra e si intestardiscono in un conflitto tanto assurdo quanto esiziale; lo è oggi ne Le sorelle Macaluso, storia, prima ancora che di una famiglia, di una casa, una palazzina periferica in cui vivono le cinque protagoniste del titolo e che sembra uscita da un racconto di Tommaso Landolfi, colma com’è di un’oggettistica tradizionale, che va sfiorendo col trascorrere degli anni.

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Hopper / Welles



USA 2020 (130′)

 VENEZIA – Ci sono momenti nel corso di un festival in cui l’accreditato, grazie a dei privilegi che pochi altri possono permettersi, si sente gratificato per le fatiche, seppur piacevoli, a cui deve sottoporsi per seguire le varie visioni. Nella scorsa edizione la performance di Tsai Ming-liang, quest’anno l’intervista a Dennis Hopper da parte di Orson Welles, ancora inedita a cinquant’anni dalla sua realizzazione, sono regali che compensano ogni disagio.

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