Wife of a Spy

Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, il Giappone vive un periodo di forti tensioni interne. La propaganda si rafforza e con essa il controllo dei cittadini da parte delle forze dell’ordine, pronte a scorgere espressioni di dissenso persino nel più lieve dei cedimenti alla moda occidentale. Un uomo d’affari di Kobe, durante un viaggio in Manciura, scopre con orrore quel che va tramando l’esercito in quei luoghi e sceglie di denunciarlo alla comunità internazionale, trafugando segreti militari. Riuscire nel compito senza coinvolgere l’amata e patriottica moglie si rivelerà impresa assai complicata.

Spy no tsuma
Giappone 2020 (115′)
VENEZIA 77°: Leone d’argento alla regia

 VENEZIA – Bizzarra avventura per il venticinquesimo film del talentuoso Kyioshi Kurosawa, che, prodotto per la televisione giapponese e già trasmesso in patria, finisce in concorso alla 77esima Mostra del Cinema di Venezia. Un’opera televisiva, eppure assai più cinematografica della maggior parte dei film della selezione ufficiale..

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The Massacre

Nel vecchio Sud una donna sposa uno dei suoi corteggiatori, amici tra loro. Anni dopo (è il tempo della guerra civile) Stephen, l’ex-prendente, torna in visita e la trova gravemente malata, ormai vedova e con una bambina. La donna muore e Stephen prende con sé la piccola e quando questa si fa adulta le chiede di sposarlo. Lei però preferisce accasarsi con un bellimbusto più giovane così che Stephen, già scout militare, decide di tornare nei ranghi dell’esercito. Due anni dopo la ragazza, il marito e il loro figlioletto, decidono di partire dal Missouri alla volta della California e la donna col bambino si unisce ad una carovana di coloni. Il reparto di Stephen intanto ha attaccato un inerme villaggio indiano compiendo una strage e la vendetta dei pellerossa si accanisce proprio sulla carovana a cui il reparto di Stephen è stato assegnato di scorta. Lo scout, con un gruppo di coloni, riesce da prima a sfuggire all’assalto ma i superstiti vengono raggiunti e stretti in un assedio senza speranza. Quando dal forte arrivano i soccorritori, di cui fa parte anche il marito, il massacro ormai è compiuto; eppure dal cumulo dei cadaveri riemergono la donna e il bambino, salvati da Stephen che li ha protetti con il suo corpo, fino alla morte.

USA 1912 (34′)

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I pionieri

1848. È da Westport Landing (Kansas City)  che parte una carovana di pionieri-contadini diretta nell’Oregon. Nel racconto corale si inserisce la parentesi sentimentale che vede Molly, figlia del capo carovana, contesa tra Sam, il braccio destro del padre, e Will, guida del gruppo Liberty che si è aggregato. Le tappe del viaggio seguono gli eventi canonici (la caccia ai bisonti, il guado del fiume, l’attacco indiano) ma, arrivati nel Wyoming, dopo l’ennesimo litigio tra Sam e Will, la carovana si divide due tronconi: quello di Will, con la prospettiva dell’oro, devia verso la California, l’altro prosegue per l’Oregon. Sarà lì che l’anno seguente, dopo la morte di Sam che continuava ad ostacolare la loro unione, Will, divenuto ricco grazie all’oro, si ricongiungerà infine con Molly.

The Covered Wagon
USA 1923 (103′)

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Caro diario

Tre episodi: nel primo Moretti, per la prima volta nei panni di se stesso e non del suo alter-ego Apicella, girovaga per le strade di Roma sul suo mezzo preferito; nel secondo si reca alle Eolie; nel terzo infine racconta di una sua personale odissea sanitaria. Un film divertente e amaro, che tra gli indimenticabili tormentoni morettiani si configura come un’autobiografia profondamente collettiva, dove le ossessioni personali del regista si fondono con quelle di un paese intero. 


Italia/Franca 1993 (101′)
CANNES 47°: Premio per la miglior regia

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Dashte khamoush


The Wasteland – Terra desolata
Iran 2020 (102′)
VE 77° – ORIZZONTI: Miglior film

 

 VENEZIA – Terra desolata e cinema desolato. Desolante lo è certo l’umanità degli operai che lavorano alla fabbrica di mattoni di un’imprecisata provincia iraniana. Uomini, donne, bambini vivono nelle squallide abitazioni accanto alla fornace; ci sono iraniani, curdi, azeri, tutti con non facili rapporti interpersonali, tutti che si affidano con la speranza della disperazione alla consolatorie (e ingannevoli) promesse del padrone.

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Mainstream


USA 2020 (95′)
VE 77° – Arca CinemaGiovani: miglior film

 VENEZIA – Dopo il suo esordio nel lungometraggio, Palo Altro (2013) – sempre selezionato per il concorso Orizzonti – torna alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia Gia Coppola che, con il suo nuovo lavoro Mainstream, ritorna anche a parlare di giovani e della realtà interpretata dagli adolescenti di oggi.

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30 Monedas

30 coins
Spagna 2020
SERIE TV: 1a stagione – 8 episodi (60′)

 VENEZIA – A sentire David Cronenberg il futuro del cinema è da rivolgere tutto alle serie tv e alle piattaforme di streaming – l’aveva affermato con convinzione durante la masterclass tenutasi in occasione della premiazione con il Leono d’Oro alla Carriera alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2018 – ma, al di là di come la si pensi, quello di un nuovo concetto di produzione cinematografica di scuola Netflix è un orizzonte a cui è impossibile non rivolgere attenzione.

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Careless Crime

Quarant’anni fa, durante la rivolta per rovesciare il regime dello Scià in Iran i dimostranti diedero fuoco alle sale cinematografiche in segno di protesta contro la cultura occidentale. In uno di questi incendi morirono 400 persone intrappolate all’interno del cinema Rex di Abadan. Nell’Iran dei nostri giorni quattro individui decidono a loro volta di dar fuoco a un cinema. La storia si ripeterà?


Jenayat-E Bi Deghat
Iran 2020 (139′)

il tempo
ormai
– come dire? –
è durato
troppo…
e non sappiamo ancora nulla (o non più)
della chiarezza trasparente del cinema
Enrico Ghezzi – cose (mai) dette

 VENEZIA – A sette anni di distanza da Fish & Cat (Venezia Orizzonti 2013) il giovane regista iraniano Shahram Mokri torna a Venezia sempre nella sezione Orizzonti con un lungometraggio, che non avrebbe certo sfigurato in concorso. È ancora una volta sul concetto di tempo che lavora Mokri: partendo da un fatto realmente accaduto due giorni prima della sua nascita, egli costruisce o meglio de-costruisce una storia, che diventa una riflessione sul senso stesso del cinema e sulla illusione di rappresentare il “vero” tramite l’artificio più grande che l’uomo abbia inventato, l’immagine riflessa del “reale”..

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Genus Pan

Andres Hanibal ha concluso il suo periodo di lavoro in miniera e si appresta a tornare a casa, nella sua isola. Intraprende il viaggio di ritorno con due suoi colleghi e superiori, Baldo – che ha trattenuto parte della sua paga – e Paulo, un fervente cristiano. Il viaggio è lungo, e attraversando la foresta si può rischiare di rimanere allucinati o di soffrire di allucinazioni. Al villaggio Andres arriverà solo.


Lahi, Hayop
Filippine 2020 (150′)
VE 77° – ORIZZONTI: miglior regia

 VENEZIA – A quattro anni dalla vittoria del Leone d’Oro con The Woman Who Left Lav Diaz torna a Venezia con il suo diciannovesimo lungometraggio, per il quale si aggiudica il Leone per la miglior regia nella sezione Orizzonti.

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Nuevo Orden

In un futuro distopico a maggior parte dei paesi sono governati da regimi totalitari. A Città del Messico, in una residenza borghese si sta per celebrare tra alcune famiglie dell’alta società un importante matrimonio. Ma il lieto evento finirà nel caos quando un gruppo di persone di rango inferiore salteranno il recinto dell’abitazione e si sparpaglieranno all’interno della proprietà. Un film duro, scioccante che avvince e lascia spiazzati.

Messico 2020 (88′)
VE 77: Gran Premio della Giuria

 VENEZIA – Nel 1957 un giovane Roman Polanski, all’epoca talentuoso studente all’accademia di cinema di Łódź, realizzò un breve film scolastico dal titolo We Destroy This Party. Il film narrava di un gruppetto di giovani scalmanati che facevano irruzione in un festino piccolo borghese, seminando il panico tra gli astanti. In sette minuti e una manciata di inquadrature il regista riusciva a disegnare i contorni di una piccola rivoluzione, l’insorgere violento e improvviso di un settore sociale subalterno a insidiare il vacuo prestigio della classe dominante. Pur mantenendo l’allegoria a un livello superficiale – e indugiando piuttosto sulla costruzione di una tensione interna alle inquadrature – Polanski tratteggiava egregiamente l’improvviso deflagrare di un desiderio frustrato e la metafora risultava tanto più incisiva quanto meno specificamente contestualizzata in uno scenario minuziosamente definito.

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