Texas, 1880. Perla, dopo essere rimasta orfana sia di madre (uxoricidio) che di padre (impiccato per il delitto) viene accolta nella fattoria del senatore McCanles grazie all’indulgenza della moglie di lui, a suo tempo legata al padre della ragazza.
La provocante bellezza meticcia di Perla tocca il cuore di Jesse, il figlio maggiore del senatore, laureato in legge, e fa ribollire il sangue allo scapestrato figlio minore, Lewt. Di lì a poco i diritti di concessione territoriale della ferrovia si scontrano con la gestione patriarcale del senatore, invalido e collerico, arrivando a minare definitivamente i suoi rapporti con il figlio maggiore. Così Jesse è costretto dal genitore a lasciare la famiglia e a perdere in questo modo l’opportunità di restare a fianco di Perla. Lei finisce ben presto tra le braccia di Lewt ma la loro relazione è torbida, tanto focosa quanto conflittuale e quando anche il giudizio irrevocabile del senatore viene a compromettere ogni possibile futuro per la coppia, Perla non trova di meglio che sposare Sam, l’anziano fattore dell’azienda. La situazione precipita: Lewt uccide Sam e ferisce Jesse, che è tornato al capezzale della madre morente, e, divenuto un fuorilegge, non può che nascondersi sulle montagne. Si farà vivo solo per far arrivare un messaggio a Perla chiedendole di incontrasi alla Roccia della Testa Indiana. Sarà una memorabile resa di conti, tra passione e vendetta. In mezzo alle rocce Perla e Lewt si sparano l’un l’altro fino a che non finiscono abbracciati, tra la polvere e il sangue, entrambi colpiti morte.
recensioni – MCmagazine
Il mio corpo ti scalderà
Lincoln, New Mexico. Lo sceriffo Pat Garrett si ritrova coinvolto nella disputa tra il suo amico Doc Holliday e Billy the Kid, il fuorilegge cha ha rubato a Holliday il cavallo (Red). I due però solidarizzano arrivando a minacciare Garrett e a beffarlo, prima di andarsene insieme. Garrett si mette sulle loro tracce, deciso a catturarli. Nel frattempo è entrata in gioco la bella Rio decisa a vendicarsi di Billy che le ha ucciso il fratello. Ma Rio è anche la donna di Doc, e questi, quando Billy rimane ferito e ha bisogno di essere curato, lo affida proprio a lei. Cure però troppo amorevoli che procurano gelosie e tradimenti… Così l’avventura procede tra le contraddittorie dichiarazioni di amicizia dei tre uomini e le spezzanti esternazioni di Doc e Billy verso Rio e la sua femminilità (entrambi dicono di tenere più a Red che a lei), tra fascinazione e risentimento (Billy arriva ad abbandonarla, legata al sole, tra le rocce), tra un attacco degli indiani e gli iterati, minacciosi duelli tra i tre protagonisti. Alla fine Garrett, che è riuscito a catturare i due fuggitivi, si troverà costretto ad uccidere l’ex amico Doc, ma è poi Billy the Kid ad avere la meglio, facendosi dii nuovo beffe dello sceriffo e andandosene con Rio.
The Outlaw
USA 1943 (116′)
Ombre rosse
1880, Arizona. È un campionario di varie umanità quello che affolla la diligenza che da Tonto deve arrivare a Lordsburg, nel New Mexico, sotto la minaccia di Geronimo e dei suoi Apache: Lucia Mallory che, quasi al termine della gravidanza, vuole raggiungere il marito, ufficiale di cavalleria, Dallas, una prostituta espulsa dalla città, il dottor Boone anch’egli costretto ad andarsene causa alcolismo, mr. Peacock, rappresentante di liquori, l’aristocratico sudista Hatfield, ore incallito giocatore d’azzardo, e il banchiere Gatewood che ha appena sottratto tutto il denaro della banca. A cassetta Buck, il postiglione, e lo sceriffo Wilcox; al seguito una guarnigione del 6° cavalleria. Lungo strada si aggiunge Ringo Kid, un fuorilegge evaso che vuole arrivare a Lordsburg per una resa dei conti con i Plummer, che gli hanno ucciso il padre e il fratello e l’hanno fatto ingiustamente imprigionare (lo sceriffo lo prende sotto la sua custodia…). Le tappe del viaggio sono un crescendo di avventure e di tensione: la guarnigione ha un nuovo incarico e, dopo Dry Fok, non può più fare da scorta; alla stazione di cambio successiva, dove vengono derubati del nuovo tiro di cavalli, arrivano le doglie per la signora Mallory. Il parto va a buon fine grazie all’assistenza del dottor Boone (reso sobrio a forza di caffè) e alle amorevoli cure di Dallas. Ed è lei che, di lì a poco, di fronte alla proposta di matrimonio di Ringo, prova a dare un svolta decisiva alla vicenda convincendolo a fuggire. Ma non ce n’è il tempo. Gli Apache sono ormai sul piede di guerra, occorre lasciare subito Apache Wells, guadare alla meglio il fiume (dopo che il traghetto di Lee’s Ferry è stato dato alle fiamme) e dirigersi in fretta verso Lordsburg. Ma nella prateria alle porte della città l’attacco indiano li sorprende, inesorabile: una freccia colpisce Peacock e dopo un estenuante scontro a fuoco, Hatfield perde la vita, proprio mentre risuona la tromba della cavalleria che arriva a salvarli. Poi, a Lordsburg, si consumeranno, catarticamente, i destini di tutti: Peacock trova le cure necessarie, Gatewood viene immediatamente arrestato e la signora Mallory, con la sua bambina, potrà ricongiungersi al marito. Infine Ringo, dopo aver ucciso in duello Luke Plummer e i suoi due fratelli, si consegna allo sceriffo. Questi decide però di lasciarlo andare così che possa raggiungere, con Dallas, la sua fattoria oltre confine, in Messico.
Stagecoach
USA 1939 (96′)
Gli zaffiri di Kim
USA 1920 (88′)
È il 1927 quando il regista Alan Crosland si insinua nella storia del cinema producendovi una frattura ineludibile. Lo fa dirigendo Il cantante di Jazz, primo film con suono e dialoghi sincronizzati. Si tratta, a ben vedere, di un’opera modesta, la cui fama è del tutto dovuta all’applicazione di quel principio tecnico, che, di lì a poco, scombinerà per sempre le sorti delle immagini in movimento e dei loro pionieristici creatori. Prima, però, di questo evento – a metà tra il funesto e l’epifanico – Crosland diresse un considerevole numero di innocue pellicole mute, per lo più di carattere sentimentale, del tipo che qualche anno fa avremmo potuto immaginare trasmesso in un pomeriggio d’autunno su rete 4.
Sumurum
Sumurun
Germania 1920 (90′)
Per via di quel gusto per la malizia fine ed elegante che innerva l’intera sua opera americana, François Truffaut ebbe a dire di Ernst Lubitsch che era un principe del cinema e, pensando a quegli interni altoborghesi, quelle schermaglie incravattate, quelle arguzie in punta di penna sempre a un passo da un cinismo mai crudele, non si può che convenire. Le esigenze del pubblico d’oltreoceano e i suoi insistiti perbenismi portarono il tedesco Lubitsch ad affinare in America le sottigliezze della propria tecnica cinematografica sino a raggiungere una grazia nella messa in scena senza precedenti. E, sebbene l’apice della sua opera vada ricercato nella seconda e ultima parte di carriera – con, tra gli altri, titoli quali Il ventaglio di Lady Windermere (1927), Mancia competente (1932), Partita a quattro (1933), Scrivimi fermo posta (1940), Vogliamo vivere (1942) e Il cielo può attendere (1943) – non mancano gioielli inusitati fra le prime prove di ispirazione tedesca, ove, lavorando in un contesto assai più incline alle sperimentazioni e a un gusto eccentrico di quanto non fossero gli Stati Uniti, poté dare libero sfogo alla propria inarrestabile fantasia, concependo, tra le altre, l’idea di un nobile disposto, pur di allontanare le ostinate pretendenti, a sposare un automa dai lineamenti muliebri e di una fanciulla pronta a fingersi marionetta per sedurlo. .
Il cavalieri del Nord Ovest
1876. La sconfitta di Custer al Little Big Horn ha dato baldanza alle tribù indiane e messo in allerta i coloni e le truppe che presiedono gli avamposti. A Fort Starke la situazione non appare comunque critica, c’è spazio per le schermaglie amorose tra miss Olivia, nipote del maggiore Allshard, ufficiale in comando, e i suoi due spasimanti (il tenente Cohill e sottotenente Pennell) e un’atmosfera di nostalgico cameratismo accompagna il prossimo pensionamento del capitano Nathan Brittles. Proprio a lui viene affidato il compito di respingere gli Cheyenne e gli Arapaho fuggiti dalla riserva e di accompagnare nel contempo la moglie e la nipote del maggiore Allshard, in partenza verso l’Est, alla stazione della diligenza. Entrambe le missioni non vanno però a buon fine: minacciata dagli indiani la colonna deve compiere una deviazione per raggiungere la stazione e all’arrivo la trova distrutta, nonostante la strenua difesa organizzata dal sergente Tyree. Brittles si trova costretto lasciare un manipolo dei suoi uomini in copertura, riuscendo a rientrare e malapena al forte. Lì viene comunque festeggiato per il suo pensionamento e, dopo un’ilare parentesi tra whisky e scazzottature che ha come protagonista sergente Quincannon, viene il momento per il capitano di lasciare il forte. Prima di chiudere la sua carriera Brittes però fa un ultimo tentativo di trattare la pace col vecchio capo Pelle di volpe e, resosi conto che ormai i giovani guerrieri non hanno intenzione di rinunciare a combattere, guida i suoi soldati in una scorribanda al campo indiano mettendo in fuga i cavalli e vanificando così i propositi di guerra dei pellerossa. Messosi infine in viaggio sulla pista che lo porta verso la California. viene però raggiunto da Tyree che gli comunica la sua promozione a tenente colonnello degli scout. L’esercito farà ancora parte della sua vita.
She Wore a Yellow Ribbon
USA 1949 (103′)
She Wore a Yellow Ribbon (traditional)
Around her neck she wore a yellow ribbon Attorno al collo portava un nastro giallo She wore it in the springtime and in the month of May Lo indossava in primavera e nel mese di maggio Hey, hey Ehi, ehi And if you asked her why the heck she wore it E se le chiedessi … Leggi tutto
She Wore a Yellow Ribbon
La canzone è l’inno ufficiale della Cavalleria degli Stati Uniti, anche utile per mantenere la cadenza di marcia. Il testo si basa sulla tradizione di un nastro giallo associato a coloro che aspettano il ritorno di una persona cara, un pegno simbolico per mantener un legame con l’amore lontano. Il traditional originale è del XVIII … Leggi tutto
Rio Bravo
1889, Texas. Nell’avamposto ai confini del Messico il tenente colonnello Kirby Yorke è in difficoltà nel contenere la furia degli Apache che, dopo le scorribande, si rifugiano oltre il Rio Grande, fuori dal territorio di competenza dell’esercito americano. In più si trova spiazzato nel dover gesture l’arrivo al forte del figlio Jeff (soldato semplice visto che non ha passato gli esami a West Pont), nonché della moglie Kathleen che vorrebbe ottenere per il ragazzo il congedo (da quell’esercito che, da 15 anni, le ha già rubato il marito). Dopo uno scontro in cui gli indiani riescono a liberare il loro capo, al forte la vita procede regolare, tra il vivace addestramento delle reclute e le folcloristiche esibizioni del coro della guarnigione, che rendono omaggio alla signora York e al generale Sheridan giunto con l’intenzione di convincere Yorke ad inseguire gli Apache anche fuori dalla sua circoscrizione. Tutto viene però sovvertito dall’azione improvvisa dei pellerossa che attaccano un convoglio diretto a Fort Bliss e rapiscono i bambini; ma alla fine Yorke, supportato dall’intervento di alcuni reclute che mettono in salvo i bambini imprigionati in un villaggio messicano, guida l’attacco e riesce sgominare gli Apache. Tornerà in barella colpito da una freccia e, ad accoglierlo, troverà le premurose cure di Kathleen. I due saranno fianco a fianco per la celebrazione della vittoria nella quale gli eroici protagonisti verranno decorati da Sheridan, al suono immancabile di Dixie.
Rio Grande
USA 1950 (105′)
Il massacro di Fort Apache
1864. Territorio del New Mexico. Fort Apache, avamposto ai confini della riserva Apache, vede l’arrivo del colonnello Thursday, accompagnato dalla giovane figlia Philadelphia, e del tenente tenente O’Rourke fresco di nomina. Thursday vi è stato destinato dopo un “siluramento” dai parte dei superiori, O’Rourke ha scelto Fort Apache perché è lì che suo padre è di stanza come sergente maggiore. È immediato il feeling tra il tenentino e Philadelphia mentre scende il gelo tra la guarnigione e l’altezzoso colonnello che solidarizza a fatica con il il capitano Sam Collingwood, suo ex compagno d’armi ora in attesa di trasferimento, e che si scontra ben presto col capitano York, in aperto disaccordo sia riguardo le tattiche militari sia per l’atteggiamento verso le tribù indiane. L’atmosfera di solidale cameratismo del Forte ben presto si incrina: Thursday osteggia la relazione sentimentale tra i due giovani, partecipa con tono arrogante alla tradizionale festa danzante degli ufficiali e, bramoso di gloria, non mantiene fede all’accordo di pace che York è riuscito a stipulare con Cochise conducendo così il suo reggimento al massacro. Anni dopo, ai cronisti giunti a Fort Apache, York che, sopravvissuto è stato promosso colonnello, vorrà comunque rendere omaggio al sacrificio di Thursday tanto da elevarlo, per l’onore della cavalleria, al rango di eroe nazionale.