On the Job: The Missing 8

The Missing 8, sottotitolo del film, allude a otto impiegati di un giornale locale improvvisamente scomparsi. Un giornalista corrotto, detto “lo Zio” in virtù del successo del suo programma radiofonico, decide di indagare per cercare giustizia, ma si mette contro un sindaco, di cui è sempre stato fedele sostenitore. La sua indagine si intreccia alla vicenda di un sicario finito in prigione e fatto uscire per commettere degli omicidi.

Filippine 2021 (208′)
VENEZIA 78°: Coppa Volpi per il miglior interprete maschile

 VENEZIA – I festival costituiscono sempre un’occasione per conoscere meglio il cinema filippino contemporaneo, ancora poco noto al pubblico occidentale.Erik Matti, la cui fama in Italia è limitata prevalentemente ai frequentatori del Far East Film Festival di Udine, ha presentato a Venezia il sequel di un film proiettato con successo nel 2013 a Cannes, ma mai uscito nelle sale in Italia. In occasione dell’esordio veneziano è stato realizzato un nuovo montaggio dei due lungometraggi insieme sotto forma di miniserie televisiva, in collaborazione con HBO Asia.

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Illusioni perdute

Lucien è un giovane poeta in cerca di fortuna. Nutre grandi speranze per il suo futuro ed è deciso a prendere le redini del proprio destino abbandonando la tipografia di famiglia e tentando la sorte a Parigi sotto l’ala protettrice della sua mecenate. Rifiutato dalla aristocrazia parigina per le sue umili origini e la sua relazione con la baronessa cercherà di primeggiare, ma si troverà invischiato in un mondo di intellettuali cinico e vendicativo…

Illusions Perdues
Francia 2021 (144′)

 VENEZIA – Illusioni perdute, il film di Xavier Giannoli tratto dall’omonimo capolavoro di Honorè de Balzac, è una buona combinazione di valorizzazione del testo e ritmo cinematografico, cosicché diverte, non fa rimpiangere il romanzo e nel contempo ci fa desiderare di rileggerlo. Ed è già un obiettivo raggiunto per un adattamento, se si pensa alla centralità che il romanzo ha nel grandioso progetto della Comedie humaine..

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Qui rido io

Napoli, primissimi anni del ‘900. Eduardo Scarpetta (Toni Servillo) è una delle personalità artistiche più in vista all’interno del panorama teatrale partenopeo. A capo di una numerosa famiglia, il celebre attore e capocomico, legato da una lunga tradizione alla maschera di Felice Sciosciammocca, vede la sua carriera subire un brusco scossone quando viene denunciato per plagio da Gabriele D’Annunzio.

Italia 2021 (133′)

 VENEZIA – Il filo rosso che lega Martone alla sua città di origine lo ha riportato a Napoli per girare questo secondo capitolo sul teatro partenopeo, dopo Il sindaco del Rione Sanità, incentrato sulla figura del grande attore, capocomico Eduardo Scarpetta, sul suo teatro, la sua famiglia e sulla Napoli del tempo, focalizzando il racconto intorno all’anno del processo per plagio intentatogli da D’Annunzio per la sua parodia de La figlia di Iorio.

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Dune

Undicesimo millennio. Il pianeta Arrakis, conosciuto anche come Dune, dopo essere stato dominato per decenni dalla perfida casata degli Harkonnen passa sotto il controllo della benevola casata Atreides. Il duca Leto Atreides, valoroso signore della casata, intuisce subito che si tratta di una mossa studiata dall’imperatore dell’universo per eliminare il popolo a cui appartiene. In gioco c’è il controllo della Spezia, preziosa sostanza presente solo su Dune che fornisce capacità mentali sovrumane e rende possibili i viaggi interstellari. Quando il conflitto esplode, sarà compito del giovane Paul Atreides e di sua madre Lady Jessica, membro della sorellanza esoterica Bene Gesserit, condurre il popolo degli Atreides verso la libertà.

USA 2021 (155′)

 VENEZIA – Nel 1984 David Lynch porta per primo sul grande schermo (vi aveva provato infruttuosamente Alejandro Jodorowksy negli anni Settanta >) l’ambiziosa riduzione in immagini > del capolavoro di Frank Herbert Dune, romanzo capostipite di una serie in sei volumi redatti tra il 1965 e il 1985.

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Duello al sole

Texas, 1880. Perla, dopo essere rimasta orfana sia di madre (uxoricidio) che di padre (impiccato per il delitto) viene accolta nella fattoria del senatore McCanles grazie all’indulgenza della moglie di lui, a suo tempo legata al padre della ragazza.
La provocante bellezza meticcia di Perla tocca il cuore di Jesse, il figlio maggiore del senatore, laureato in legge, e fa ribollire il sangue allo scapestrato figlio minore, Lewt. Di lì a poco i diritti di concessione territoriale della ferrovia si scontrano con la gestione patriarcale del senatore, invalido e collerico, arrivando a minare definitivamente i suoi rapporti con il figlio maggiore. Così Jesse è costretto dal genitore a lasciare la famiglia e a perdere in questo modo l’opportunità di restare a fianco di Perla. Lei finisce ben presto tra le braccia di Lewt ma la loro relazione è torbida, tanto focosa quanto conflittuale e quando anche il giudizio irrevocabile del senatore viene a compromettere ogni possibile futuro per la coppia, Perla non trova di meglio che sposare Sam, l’anziano fattore dell’azienda. La situazione precipita: Lewt uccide Sam e ferisce Jesse, che è tornato al capezzale della madre morente, e, divenuto un fuorilegge, non può che nascondersi sulle montagne. Si farà vivo solo per far arrivare un messaggio a Perla chiedendole di incontrasi alla Roccia della Testa Indiana. Sarà una memorabile resa di conti, tra passione e vendetta. In mezzo alle rocce Perla e Lewt si sparano l’un l’altro fino a che non finiscono abbracciati, tra la polvere e il sangue, entrambi colpiti morte.

 

Duel in the Sun
USA 1946 (138′)

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Il mio corpo ti scalderà

Lincoln, New Mexico. Lo sceriffo Pat Garrett si ritrova coinvolto nella disputa tra il suo amico Doc Holliday e Billy the Kid, il fuorilegge cha ha rubato a Holliday il cavallo (Red). I due però solidarizzano arrivando a minacciare Garrett e a beffarlo, prima di andarsene insieme. Garrett si mette sulle loro tracce, deciso a catturarli. Nel frattempo è entrata in gioco la bella Rio decisa a vendicarsi di Billy che le ha ucciso il fratello. Ma Rio è anche la donna di Doc, e questi, quando Billy rimane ferito e ha bisogno di essere curato, lo affida proprio a lei. Cure però troppi amorevoli che procurano gelosie e tradimenti… Così l’avventura procede tra le contraddittorie dichiarazioni di amicizia dei tre uomini e le spezzanti esternazioni di Doc e Billy verso Rio e la sua femminilità (entrambi dicono di tenere più a Red che a lei), tra fascinazione e risentimento (Billy arriva ad abbandonarla, legata al sole, tra le rocce), tra un attacco degli indiani e gli iterati, minacciosi duelli tra i tre protagonisti. Alla fine Garrett, che è riuscito a catturare i due fuggitivi, si troverà costretto ad uccidere l’ex amico Doc, ma è poi Billy the Kid ad avere la meglio, facendosi dii nuovo beffe dello sceriffo  e andandosene con Rio. 

 

The Outlaw
USA 1943 (116′)

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Ombre rosse

1880, Arizona. È un campionario di varie umanità quello che affolla la diligenza che da Tonto deve arrivare a Lordsburg, nel New Mexico, sotto la minaccia di Geronimo e dei suoi Apache: Lucia Mallory che, quasi al termine della gravidanza, vuole raggiungere il marito, ufficiale di cavalleria, Dallas, una prostituta espulsa dalla città, il dottor Boone anch’egli costretto ad andarsene causa alcolismo, mr. Peacock, rappresentante di liquori, l’aristocratico sudista Hatfield, ore incallito giocatore d’azzardo, e il banchiere Gatewood che ha appena sottratto tutto il denaro della banca. A cassetta Buck, il postiglione, e lo sceriffo Wilcox; al seguito una guarnigione del 6° cavalleria. Lungo strada si aggiunge Ringo Kid, un fuorilegge evaso che vuole arrivare a Lordsburg per una resa dei conti con i Plummer, che gli hanno ucciso il padre e il fratello e l’hanno fatto ingiustamente imprigionare (lo sceriffo lo prende sotto la sua custodia…). Le tappe del viaggio sono un crescendo di avventure e di tensione: la guarnigione ha un nuovo incarico e, dopo Dry Fok, non può più fare da scorta; alla stazione di cambio successiva, dove vengono derubati del nuovo tiro di cavalli, arrivano le doglie per la signora Mallory. Il parto va a buon fine grazie all’assistenza del dottor Boone (reso sobrio a forza di caffè) e alle amorevoli cure di Dallas. Ed è lei che, di lì a poco, di fronte alla proposta di matrimonio di Ringo, prova a dare un svolta decisiva alla vicenda convincendolo a fuggire. Ma non ce n’è il tempo. Gli Apache sono ormai sul piede di guerra, occorre lasciare subito Apache Wells, guadare alla meglio il fiume (dopo che il traghetto di Lee’s Ferry è stato dato alle fiamme) e dirigersi in fretta verso Lordsburg. Ma nella prateria alle porte della città l’attacco indiano li sorprende, inesorabile: una freccia colpisce Peacock e dopo un estenuante scontro a fuoco, Hatfield perde la vita, proprio mentre risuona la tromba della cavalleria che arriva a salvarli. Poi, a Lordsburg, si consumeranno, catarticamente, i destini di tutti: Peacock trova le cure necessarie, Gatewood viene immediatamente arrestato e la signora Mallory, con la sua bambina, potrà ricongiungersi al marito. Infine Ringo, dopo aver ucciso in duello Luke Plummer e i suoi due fratelli, si consegna allo sceriffo. Questi decide però di lasciarlo andare così che possa raggiungere, con Dallas, la sua fattoria oltre confine, in Messico.

 

Stagecoach
USA 1939 (96′)

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Gli zaffiri di Kim

USA 1920 (88′)

 È il 1927 quando il regista Alan Crosland si insinua nella storia del cinema producendovi una frattura ineludibile. Lo fa dirigendo Il cantante di Jazz, primo film con suono e dialoghi sincronizzati. Si tratta, a ben vedere, di un’opera modesta, la cui fama è del tutto dovuta all’applicazione di quel principio tecnico, che, di lì a poco, scombinerà per sempre le sorti delle immagini in movimento e dei loro pionieristici creatori. Prima, però, di questo evento – a metà tra il funesto e l’epifanico – Crosland diresse un considerevole numero di innocue pellicole mute, per lo più di carattere sentimentale, del tipo che qualche anno fa avremmo potuto immaginare trasmesso in un pomeriggio d’autunno su rete 4.

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Sumurum

Sumurun
Germania 1920 (90′)

 Per via di quel gusto per la malizia fine ed elegante che innerva l’intera sua opera americana, François Truffaut ebbe a dire di Ernst Lubitsch che era un principe del cinema e, pensando a quegli interni altoborghesi, quelle schermaglie incravattate, quelle arguzie in punta di penna sempre a un passo da un cinismo mai crudele, non si può che convenire. Le esigenze del pubblico d’oltreoceano e i suoi insistiti perbenismi portarono il tedesco Lubitsch ad affinare in America le sottigliezze della propria tecnica cinematografica sino a raggiungere una grazia nella messa in scena senza precedenti. E, sebbene l’apice della sua opera vada ricercato nella seconda e ultima parte di carriera – con, tra gli altri, titoli quali Il ventaglio di Lady Windermere (1927), Mancia competente (1932), Partita a quattro (1933), Scrivimi fermo posta (1940), Vogliamo vivere (1942) e Il cielo può attendere (1943) – non mancano gioielli inusitati fra le prime prove di ispirazione tedesca, ove, lavorando in un contesto assai più incline alle sperimentazioni e a un gusto eccentrico di quanto non fossero gli Stati Uniti, poté dare libero sfogo alla propria inarrestabile fantasia, concependo, tra le altre, l’idea di un nobile disposto, pur di allontanare le ostinate pretendenti, a sposare un automa dai lineamenti muliebri e di una fanciulla pronta a fingersi marionetta per sedurlo. .

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Il cavalieri del Nord Ovest

1876. La sconfitta di Custer al Little Big Horn ha dato baldanza alle tribù indiane e messo in allerta i coloni e le truppe che presiedono gli avamposti. A Fort Starke la situazione non appare comunque critica, c’è spazio per le schermaglie amorose tra miss Olivia, nipote del maggiore Allshard, ufficiale in comando, e i suoi due spasimanti (il tenente Cohill e sottotenente Pennell) e un’atmosfera di nostalgico cameratismo accompagna il prossimo pensionamento del capitano Nathan Brittles. Proprio a lui viene affidato il compito di respingere gli Cheyenne e gli Arapaho fuggiti dalla riserva e di accompagnare nel contempo la moglie e la nipote del maggiore Allshard, in partenza verso l’Est, alla stazione della diligenza. Entrambe le missioni non vanno però a buon fine: minacciata dagli indiani la colonna deve compiere una deviazione per raggiungere la stazione e all’arrivo la trova distrutta, nonostante la strenua difesa organizzata dal sergente Tyree. Brittles si trova costretto lasciare un manipolo dei suoi uomini in copertura, riuscendo a rientrare e malapena al forte. Lì viene comunque festeggiato per il suo pensionamento e, dopo un’ilare parentesi tra whisky e scazzottature che ha come protagonista sergente Quincannon, viene il momento per il capitano di lasciare il forte. Prima di chiudere la sua carriera Brittes però fa un ultimo tentativo di trattare la pace col vecchio capo Pelle di volpe e, resosi conto che ormai i giovani guerrieri non hanno intenzione di rinunciare a combattere, guida i suoi soldati in una scorribanda al campo indiano mettendo in fuga i cavalli e vanificando così i propositi di guerra dei pellerossa. Messosi infine in viaggio sulla pista che lo porta verso la California. viene però raggiunto da Tyree che gli comunica la sua promozione a tenente colonnello degli scout. L’esercito farà ancora parte della sua vita.

 

She Wore a Yellow Ribbon
USA 1949 (103′)

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