Un padre e un figlio cercano disperatamente di sopravvivere, spostandosi da una zona all’altra dell’immensa distesa in cui sono incappati, all’indomani di un cataclisma di proporzioni bibliche che ha quasi azzerato la popolazione e regredito gli esseri umani a un livello bestiale. Conscio dell’inadeguatezza del ragazzo, il padre cerca di formarlo per ogni tipo di avversità, mentre il futuro gli appare sempre più incerto e desolato.
recensioni – MCmagazine
Ainda estou aqui
Brasile, inizio anni Settanta. Mentre il paese si trova nella morsa sempre più stretta della dittatura militare, la vita di una famiglia viene distrutta quando il padre, un ex deputato, viene portato via per essere interrogato in circostanze misteriose. La moglie sarà costretta a reinventarsi e lottare per i suoi figli e per il suo paese.
Brasile/Francia (135′)
VENEZIA – L’avevamo perso di vista dal 2012, il brasiliano Walter Moreira Salles, dopo la non certo memorabile riduzione cinematografica del capolavoro di Jack Kerouac On the Road (impresa d’altra parte difficilissima e mai infatti tentata da nessuno precedentemente). Ma era pur sempre il regista de I diari della motocicletta, sulla traversata sudamericana di Che Guevara, e soprattutto l’autore di Central do Brasil, Orso d’oro a Berlino nel ‘99, miglior film straniero agli oscar dell’anno seguente e film seminale della recente retomada del cinema brasiliano. È tornato adesso in concorso a Venezia 81 con Ainda estou Aqui, fedelmente tratto dal libro omonimo di Marcelo Rubens Paiva, suo amico e coetaneo, e reale protagonista della vicenda narrata.
Cloud
Ryōsuke Yoshii lavora in una piccola fabbrica e fa qualche soldo in più come rivenditore sotto lo pseudonimo di “Ratel”. Tratta attrezzatura medica, borsette, oggettistica… Tutto ciò che può rivendere per ricavarne un profitto. Compri al ribasso, vendi al rialzo: tutto qui. Muraoka, che gli ha insegnato i trucchi del mestiere quando erano compagni ai tempi del college, gli fa una proposta potenzialmente redditizia, ma lui rifiuta e continua con la sua discutibile attività. Si fida solo del suo conto in banca che continua ad aumentare. Rifiuta categoricamente anche una promozione e si dimette all’improvviso dopo tre anni di lavoro. Affitta una casa sul lago fuori città, sia per viverci sia per trafficarci, e inizia una nuova vita con la sua ragazza, Akiko. Con l’aiuto di Sano, un giovane locale assunto come aiutante, il suo business pare andare a gonfie vele, finché intorno a lui non iniziano a verificarsi inquietanti episodi uno dopo l’altro. Una spirale negativa di animosità si trasforma in una folla impazzita di dimensioni sconosciute. Il suo obiettivo è Yoshii, la cui inconsapevole esistenza viene rapidamente fatta a pezzi….
Giappone (124′)
VENEZIA – Il cloud è un luogo di archiviazione dei dati, che si appoggia a una serie di server remoti ospitati su internet. Uno spazio astratto in cui si muovono fantasmi digitali con i quali il mondo contemporaneo interagisce quotidianamente e, dunque, luogo d’elezione per nutrire quegli incubi della modernità che da sempre popolano il cinema di Kyioshi Kurosawa..
Diciannove
Palermo, 2015. Leonardo, 19 anni, lascia la città natale per raggiungere la sorella a Londra e iniziare gli studi di Business. Tuttavia, l’entusiasmo iniziale presto svanisce. Inquieto, si iscrive d’impulso all’Università di Siena per studiare letteratura. Ma anche qui, molla il corso e decide di immergersi da solo nello studio dei testi di “bella lingua” italiani. Sarà un anno accademico di solitudine, sporadica e strana socialità e confronti generazionali. Un anno dopo, Leonardo è a Torino, dove incontra un uomo, semi-conoscente di famiglia, con cui avrà un confronto più diretto del solito.
Italia/UK 2024 (109′)
VENEZIA – Diciannove, di Giovanni Tortorici, assomiglia molto a quei film di cui ci si augurava da tempo la venuta: semplice, personale, sincero. A gettare uno sguardo sul panorama cinematografico della penisola, si vede bene come l’antica litania che ne lamentava l’imminente sfacelo a suon di commedie e cinepanettoni sia ormai acqua passata. La verità è che il cinema italiano si è scoperto negli ultimi lustri – più che semplicemente serio – assai serioso, declinando i suoi vizi nella direzione di una drammaticità insistita e formalmente artefatta, che sembra non abbandonarlo neppure nelle sue manifestazioni più squisitamente di genere (o, meglio, dell’unico genere esterno alla commedia che sia oggi unanimemente accettato e sostenuto dall’industria, vale a dire il poliziesco). Quel che manca non sono allora giovani registi che sappiano svecchiare forme ormai desuete, ma autori capaci di uscire dal perimetro di schemi narrativi e modi di visione che rischiano di farsi stantii.
Youth – Homecoming
Con l’avvicinarsi delle vacanze di Capodanno i laboratori tessili di Zhili sono quasi deserti. I pochi dipendenti rimasti sono in disperata attesa dello stipendio per pagarsi il viaggio di ritorno a casa. Dalle rive del fiume Yangtze alle montagne dello Yunnan, tutti festeggeranno nelle proprie città natali e celebreranno i rituali di prosperità con la famiglia. Per Shi Wei questa è anche l’opportunità di sposarsi, come per Fang Lingping. Il marito, ex tecnico informatico, dovrà seguirla a Zhili dopo la cerimonia. Imparare è difficile, ma ciò non ostacola l’avvento di una nuova generazione di lavoratori.
Francia/Lussemburgo/Paesi Bassi 2024 (152′)
VENEZIA – La prima immagine ufficiale della storia del cinema è quella di una fabbrica. In quel 1985 che cambiò per sempre la storia dell’arte e introdusse il pubblico a quella che di lì a poco sarebbe divenuta la società dello spettacolo novecentesca, la macchina da presa fu puntata da Auguste e Louis Lumière sul numero 25 di rue Saint Victor, immortalando a imperitura memoria il gruppo di operai intenti a sciamare fuori dai cancelli dell’officina al termine dell’orario di lavoro. Il film – della durata di quarantacinque secondi – è conosciuto come L’uscita dalle officine Lumière (La Sortie Des Usines Lumière, 1985), ma da quel giorno di fine Ottocento il cinema sembrò disinteressarsi delle fabbriche, che non furono più vere protagoniste del mondo di celluloide se non sporadicamente, principalmente per il tramite delle incursioni della macchina da presa di Jean-Luc Godard dalla metà degli anni Sessanta in poi – da Un Film Comme Les Autres (1968) sino al memorabile frammento industriale di Nouvelle Vague (1990)..
The Room Next Door
Ingrid e Martha erano care amiche da giovani, quando lavoravano per la stessa rivista. Ingrid è poi diventata una scrittrice di romanzi semiautobiografici mentre Martha è una reporter di guerra e, come spesso accade nella vita, si sono perse di vista. Non si sentono ormai da anni quando si rivedono in una circostanza estrema ma stranamente dolce..
Spagna (107′)
VENEZIA 81° – Leone d’Oro
VENEZIA – All’apice di un percorso artistico durato quasi mezzo secolo (43 film, ma senza aver mai vinto un festival maggiore) Pedro Almodóvar porta in concorso a Venezia il suo primo lungometraggio in lingua inglese The Room Next Door, liberamente tratto dal romanzo What are we going through della scrittrice americana Sigrid Nunez.
Joker: Folie à Deux
Joker: Folie à deux vede Arthur Fleck internato ad Arkham, in attesa di processo per i suoi crimini nelle vesti del Joker. Alle prese con la sua doppia identità Arthur non solo si imbatte nel vero amore, ma scopre anche la musica che ha sempre avuto dentro di sé.
USA 2024 (138′)
VENEZIA – Per comprendere a fondo la natura e la ventura di questo Joker: Folie à deux, nonché per indagarne con piglio critico le ragioni, è bene partire dal contesto produttivo in cui ha visto la luce. Nel 2019 Joker, di Todd Phillips, venne presentato in concorso al festival di Venezia. Salutato da alcuni come gesto avanguardista e deliziosamente impertinente dei selezionatori, l’ospitare in concorso un film supereroistico – nell’epoca del trionfo del genere – alla kermesse cinefila più attesa del mondo (assieme a quella cannense) è gesto che venne allo stesso tempo da altri preventivamente derubricato a imperdonabile cedimento ai simulacri di un cinema mediocre e massificato. La giuria accolse l’ipotesi avanguardista e premiò il film col Leone d’oro, creando un decisivo precedente e accogliendo, di fatto, l’opera di Phillips nel novero del cinema d’autore.
Baby Girl
Una potente amministratrice delegata mette a repentaglio la carriera e la famiglia quando inizia una torrida relazione con un suo stagista molto più giovane.
USA 2024 (114′)
VENEZIA 81° – Coppa Volpi miglior attrice
VENEZIA – Con Baby Girl, della regista olandese Halina Reijn, Nicole Kidman si è aggiudicata la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile. È un riconoscimento per questa specifica performance, ma forse anche per il coraggio e la capacità di visione con cui l’attrice porta avanti la propria carriera, anche come produttrice, con un’attenzione particolare verso opere che cerchino di ampliare la rappresentazione dell’erotismo dal punto di vista femminile. E non è un caso che Presidente della Giuria fosse una delle più grandi attrici viventi, Isabelle Huppert, altrettanto coraggiosa e impegnata in questo senso.
April
Dopo la morte di un neonato durante il parto, l’etica e la professionalità di Nina, una ginecologa, vengono messe sotto esame per via di voci secondo cui eseguirebbe aborti illegali per chi ne ha bisogno.
Georgia/Francia/Italia 2024 (134′)
VENEZIA 81° – Premio speciale della Giuria
VENEZIA – L’incipit è paralizzante: una figura mostruosa, decrepito abbozzo, si staglia nel nero e camminando faticosamente su una superficie lucida si allontana lentamente nel buio, creando una tensione che non abbandona più lo spettatore. Si apre così, con una delle immagini più inquetanti di tutto il Festival, April, il secondo lungometraggio della regista giorgiana Dea Kulumbegashvili (coprodotto da Luca Guadagnino, che come presidente della Giuria del Festival di San Sebastian aveva molto creduto nella giovane regista, pluripremiando la sua opera prima, Beginning)
Vermiglio
Anni 40, una comunità di contadini in un paesino sulle Alpi, fra il Trentino e la Lombardia. Mentre la guerra volge al termine, l’arrivo di Pietro, un disertore siciliano, travolge la quotidianità di un insegnante e della sua famiglia, mentre Lucia, la maggiore delle sue figlie se ne innamora e decide di sposarlo. Arriverà un figlio ma il loro amore dovrà subire un amaro scherzo del destino.
Italia/Francia/Belgio (119′)
VENEZIA 81° – Leone d’argento. Gran premio della giuria
VENEZIA – C’è ancora qualcosa di sincero nel cinema italiano che va oltre il parossismo di Guadagnino (Queer) e l’ingombrante compiacersi di Sorrentino (Parthenope). Vermiglio ci trasporta in un mondo incantato dove, sotto le neve che sembra ovattare anche i rumori sordi della guerra (siamo tra il 1944 e il 1945), si animano pulsioni, sentimenti e contraddizioni dove la storia di ieri, come quella di oggi, riconosce l’essenza di luoghi, personaggi, rapporti umani.