Jeremiah Johnson, dopo aver combattuto nella guerra col Messico, decide di abbandonare il mondo civilizzato e di vivere da trapper solitario sulle Montagne Rocciose. Il suo sarà un percorso iniziatico che, dopo un primo approccio pacifico con il capo indiano Crow Mano Che Segna Rosso, lo porterà a imbattersi nel corpo congelato di un altro trapper, Hatchet Jack, (dal quale “erediterà” un fucile Hawkin calibro 12), ad incontrare Artiglio d’orso Chris Lapp, cacciatore di grizzly, a prestare aiuto ad una donna impazzita dopo che i Piedi Neri hanno sterminato la sua famiglia (è sopravvissuto solo un ragazzino che Jeremiah chiamerà Caleb e che porterà con sé). Proseguendo nel suo cammino salverà un altro trapper, Del Gue, che i Piedi Neri, hanno sepolto fino al collo sotto il sole (non avevano potuto scotennarlo perché lui aveva pensato bene di rasarsi ia testa…) e, dopo un inevitabile scontro a fuoco con gli indiani, i tre raggiungono il villaggio della tribù Teste Piatte. Qui Jeremiah dona loro i cavalli e gli scalpi dei Piedi Neri uccisi e non può che rimanere spiazzato quando, come ringraziamento, il loro capo gli offre in sposa sua figlia Swan. Separatisi da Del Gue, Jeremiah, Swan e Caleb trovano una spazio adatto per costruirsi una casa di tronchi e iniziano a vivere in serenità come una nuova famiglia. Sarà l’arrivo di una spedizione dell’esercito, che chiede aiuto a Jeremy per raggiungere una carovana di coloni dispersa sulle montagne, a causare una drammatica frattura nell’equilibrio del suo destino. Per acellerare il loro cammino Jeremy li guida attraverso un cimitero sacro ai Crow: quel suo atto sacrilego provoca la loro rappresaglia e al ritorno Jeremiah trova uccisi Swan e Caleb. Dopo aver dato fuoco alla casa che li aveva ospitati Jeremy si trasforma in un inesorabile vendicatore contro l’intera tribù dei Crow e la determinazione e la sua forza ne fanno una figura leggendaria. Tra il susseguirsi dei combattimenti ha modo di ritrovare “specularmente” personaggi e situazioni del suo arrivo Montagne Rocciose e di scoprire una tomba a lui “dedicata”. Il suo vagabondare avrà termine quando incontrerà di nuovo Mano Che Segna Rosso. È un reciproco gesto di pace che viene a sancire la svolta esistenziale di Jeremiah Johnson.
recensioni – MCmagazine
Dissident
Oleg è un ex soldato dell’esercito ucraino che ha combattuto sia contro la Germania nazista che contro l’Unione Sovietica comunista per l’indipendenza dell’Ucraina durante la Seconda Guerra Mondiale. Grazie a un’amnistia, viene rilasciato da un campo di prigionia e torna in Ucraina, dove cerca di trovare il suo posto nella società in tempo di pace.
Ucraina 2024 (95′)
TORINO FILM FESTIVAL 42° – menzione
TORINO – Presentato in anteprima mondiale e in concorso Dissident di Stanislav Gurenko e Andrii Alf’erov è un’opera sofisticata e difficile che racconta l’Ucraina del 1968. Inanellato di potenti frasi e dialoghi nitidi, il film esplora le disillusioni di un’indipendenza non riuscita. Ricco di eventi, di cambi di scenario, oltre alle narrazioni di sfondo socio politiche, Dissident illustra anche le cadute di tre esseri umani. E, con essi, i loro sogni / ideali. È anche quindi storia di un fallimento, fine di un’epoca o inizio di un’era nuova.
Holy Rosita
Rosita lavora come assistente alla sicurezza nel club calcistico della sua città, un ruolo che le conferisce un senso di responsabilità e una rinnovata vitalità. Sempre con un sorriso sul volto, Rosita affronta la sua solitudine – abita in un modesto appartamento popolare – con le armi della cordialità e della disponibilità verso chiunque. Un sogno custodito nel suo cuore è quello di diventare madre. Tuttavia, quando rimane veramente incinta, decide di tenere la notizia nascosta.
Belgio 2023 (90′)
TORINO FILM FESTIVAL 42° – miglior film
TORINO – Non mancavano certo i personaggi femminili, o meglio le storie di maternità tra i film in concorso al Festival di Torino in questo 2024, un epoca segnata da un crollo spaventoso delle nascite a quasi tutte le latitudini . E infatti dai paesi più diversi vengono queste storie di maternità agognate, rifiutate, subite, respinte, spesso fonte di problemi esistenziali quasi irrisolvibili. (Valga per tutti il film tunisino L’aiguille, con una coppia alle prese con la nascita di un bambino ermafrodito, in un paese che rifiuta il problema e dove non c’è una legge al riguardo).
Riff Raff
Vincent è un ex criminale che desidera più di ogni altra cosa una vita normale e tranquilla. Insieme con la moglie Sandy e il figlio DJ, ormai prossimo al college, ha costruito una famiglia amorevole e con loro sta trascorrendo le vacanze invernali in una baita di montagna. Il caos si scatena quando l’ex moglie di Vincent, Ruth, il suo figlio rinnegato, Rocco, e la fidanzata di quest’ultimo, Marina, si presentano all’improvviso per rovinare la vacanza e soprattutto per dare loro una notizia: i gangster Leftie e Lonnie stanno per venire a prenderli…
USA 2024 (103′)
TORINO – Se hai un trascorso criminale alle spalle e hai cercato di rifarti una vita, inevitabilmente i fantasmi del passato verranno prima o poi a raggiungerti per pareggiare i conti. Dal capolavoro di Jacques Tourneur Le catene della colpa (Out of the Past, 1947) il cinema ha declinato questo tema nei modi più svariati; nel caso di Riff Raff il regista 59enne Dito Montiel, dopo la versione drammatica adottata in Son of No One (2011), sceglie la strada della commedia (su una famiglia disfunzionale raccontata e commentata dal figlio più giovane), che si trasforma in un revenge thriller fatto di equivoci, colpi di scena, grilletti facili, battute spiazzanti, morti apparenti…
L’aiguille
Una giovane coppia tunisina si trova di fronte a una decisione cruciale dopo la nascita del loro bambino intersessuale: hanno tre giorni per decidere il genere del bambino.
Tunisia 2023 (115′)
TORINO FILM FESTIVAL 42° – miglior sceneggiatura
TORINO – Il 42° Torino Film Festival ha insistito particolarmente su alcuni temi: pervasivo quello della maternità, più variegato quello del diritto a vivere la propria identità senza subire discriminazioni. In questo ambito ha colpito la presenza di ben due film sull’intersessualità, cioè su persone che presentano alla nascita caratteri sessuali sia femminili che maschili.
Isla negra
Nella loro casa sul mare a Isla Negra, l’imprenditore Guillermo e la sua assistente Carmen stanno trascorrendo il fine settimana ripassando le fasi finali di un grande progetto immobiliare nella zona. La loro tranquillità viene sconvolta dall’arrivo inatteso di una donna in compagnia del marito e del padre ammalato. Poco alla volta l’atmosfera si fa sempre più tesa, generando un conflitto che rivela profonde differenze politiche e sociali e scatena una lotta che si fa espressione delle divisioni e dei rapporti di forza della moderna società cilena.
Cile 2024 (97′)
TORINO – Niente è come sembra in questo film di Jorge Serrano presentato fuori concorso. Una coppia apparentemente molto affiatata sta trascorrendo una vacanza in una bella villa sul mare nella località sulla costa cilena, resa famosa anche dalla presenza della casa di Neruda. Scopriremo però che il loro rapporto non è quel che sembra. Gli indigeni di etnia Mapuche che si sono accampati sugli scogli di fronte alla villa sembrano dei poveri diavoli disperati e innocui. Ma quando questi due mondi così apparentemente lontani e diversi si incontreranno da vicino inevitabilmente si arriverà a uno scontro anche violento.
The Road
Un padre e un figlio cercano disperatamente di sopravvivere, spostandosi da una zona all’altra dell’immensa distesa in cui sono incappati, all’indomani di un cataclisma di proporzioni bibliche che ha quasi azzerato la popolazione e regredito gli esseri umani a un livello bestiale. Conscio dell’inadeguatezza del ragazzo, il padre cerca di formarlo per ogni tipo di avversità, mentre il futuro gli appare sempre più incerto e desolato.
USA 2009 (111′)
Ainda estou aqui
Brasile, inizio anni Settanta. Mentre il paese si trova nella morsa sempre più stretta della dittatura militare, la vita di una famiglia viene distrutta quando il padre, un ex deputato, viene portato via per essere interrogato in circostanze misteriose. La moglie sarà costretta a reinventarsi e lottare per i suoi figli e per il suo paese.
Brasile/Francia (135′)
VENEZIA – L’avevamo perso di vista dal 2012, il brasiliano Walter Moreira Salles, dopo la non certo memorabile riduzione cinematografica del capolavoro di Jack Kerouac On the Road (impresa d’altra parte difficilissima e mai infatti tentata da nessuno precedentemente). Ma era pur sempre il regista de I diari della motocicletta, sulla traversata sudamericana di Che Guevara, e soprattutto l’autore di Central do Brasil, Orso d’oro a Berlino nel ‘99, miglior film straniero agli oscar dell’anno seguente e film seminale della recente retomada del cinema brasiliano. È tornato adesso in concorso a Venezia 81 con Ainda estou Aqui, fedelmente tratto dal libro omonimo di Marcelo Rubens Paiva, suo amico e coetaneo, e reale protagonista della vicenda narrata.
Cloud
Ryōsuke Yoshii lavora in una piccola fabbrica e fa qualche soldo in più come rivenditore sotto lo pseudonimo di “Ratel”. Tratta attrezzatura medica, borsette, oggettistica… Tutto ciò che può rivendere per ricavarne un profitto. Compri al ribasso, vendi al rialzo: tutto qui. Muraoka, che gli ha insegnato i trucchi del mestiere quando erano compagni ai tempi del college, gli fa una proposta potenzialmente redditizia, ma lui rifiuta e continua con la sua discutibile attività. Si fida solo del suo conto in banca che continua ad aumentare. Rifiuta categoricamente anche una promozione e si dimette all’improvviso dopo tre anni di lavoro. Affitta una casa sul lago fuori città, sia per viverci sia per trafficarci, e inizia una nuova vita con la sua ragazza, Akiko. Con l’aiuto di Sano, un giovane locale assunto come aiutante, il suo business pare andare a gonfie vele, finché intorno a lui non iniziano a verificarsi inquietanti episodi uno dopo l’altro. Una spirale negativa di animosità si trasforma in una folla impazzita di dimensioni sconosciute. Il suo obiettivo è Yoshii, la cui inconsapevole esistenza viene rapidamente fatta a pezzi….
Giappone (124′)
VENEZIA – Il cloud è un luogo di archiviazione dei dati, che si appoggia a una serie di server remoti ospitati su internet. Uno spazio astratto in cui si muovono fantasmi digitali con i quali il mondo contemporaneo interagisce quotidianamente e, dunque, luogo d’elezione per nutrire quegli incubi della modernità che da sempre popolano il cinema di Kyioshi Kurosawa..
Diciannove
Palermo, 2015. Leonardo, 19 anni, lascia la città natale per raggiungere la sorella a Londra e iniziare gli studi di Business. Tuttavia, l’entusiasmo iniziale presto svanisce. Inquieto, si iscrive d’impulso all’Università di Siena per studiare letteratura. Ma anche qui, molla il corso e decide di immergersi da solo nello studio dei testi di “bella lingua” italiani. Sarà un anno accademico di solitudine, sporadica e strana socialità e confronti generazionali. Un anno dopo, Leonardo è a Torino, dove incontra un uomo, semi-conoscente di famiglia, con cui avrà un confronto più diretto del solito.
Italia/UK 2024 (109′)
VENEZIA – Diciannove, di Giovanni Tortorici, assomiglia molto a quei film di cui ci si augurava da tempo la venuta: semplice, personale, sincero. A gettare uno sguardo sul panorama cinematografico della penisola, si vede bene come l’antica litania che ne lamentava l’imminente sfacelo a suon di commedie e cinepanettoni sia ormai acqua passata. La verità è che il cinema italiano si è scoperto negli ultimi lustri – più che semplicemente serio – assai serioso, declinando i suoi vizi nella direzione di una drammaticità insistita e formalmente artefatta, che sembra non abbandonarlo neppure nelle sue manifestazioni più squisitamente di genere (o, meglio, dell’unico genere esterno alla commedia che sia oggi unanimemente accettato e sostenuto dall’industria, vale a dire il poliziesco). Quel che manca non sono allora giovani registi che sappiano svecchiare forme ormai desuete, ma autori capaci di uscire dal perimetro di schemi narrativi e modi di visione che rischiano di farsi stantii.