Janet è appena stata nominata ministro del governo ombra, il coronamento della sua carriera politica. Lei e il marito Bill decidono di celebrare l’evento con pochi amici stretti, ma quando gli ospiti arrivano nella loro casa di Londra la festa prende una brutta piega perché sotto la superficie elegantemente liberal degli ospiti freme la rabbia… Una sceneggiatura quasi teatrale, improntata sul ritmo, le pause e l’equilibrio precario di situazioni sempre più inaspettate, tra il comico e il tragico. Un cast magistrale per una commedia che fotografa il dramma contraddittorio del vivere borghese.
PREMIO GUILD FILM AL 67° FESTIVAL DI BERLINO (2017)
Gran Bretagna 2017 – 1h 11′
Janet (Kristin Scott Thomas) ce l’ha fatta ed è arrivata al potere: diventerà ministro della salute. Si deve festeggiare, tra amici intimi. La festa, però, prende una piega inaspettata quando Bill fa due rivelazioni che sconvolgeranno la moglie e i presenti…
Sette vite in poco più di un’ora di pellicola. Il tempo è perfetto: una rappresentazione per pochi, in ambienti raccolti, di piccole dimensioni, dove la distanza tra pubblico e attori è piccola e lo sguardo del regista si concentra sulle più piccole sfumature dei gesti e delle espressioni. Il Kammerspiel di Sally Potter è intimistico e psicologico, e irresistibilmente ironico. L’equilibrio è perfetto. The Party è un tableau femminile per le donne e sulle donne. Ma anche empatico con la prospettiva maschile.
Potter punta sulle turbolenze, il panico, la collisione, il caos, per mettere a nudo le false sicurezze, la morale senza più consistenza dell’intellettuale (alto)borghese, il ruolo delle donne nell’era post–post femminista, il dibattito sui generi.
La regista sessantasettenne ha sempre avuto uno sguardo profondo sulle donne, in lavori sperimentali, poetici, storici, autobiografici come Orlando, Lezioni di tango, Rage. In The Party non rinnega la sua solidarietà femminile, la approfondisce. Dramma e commedia, The Party è soprattutto un divertissement veloce e cattivo. La situazione, per una generazione, e un’Europa, senza più ideali e bloccata da un’insicurezza permanente, è molto seria. Ma non disperata..
Simone Porrovecchio – cinematografo.it
>> speciale venerdì la Repubblica <<
Uno spazio circoscritto, una manciata di personaggi e un limitato intervallo di tempo: tre elementi difficili da gestire, che però i grandi scrittori possono trasformare in una miscela esplosiva. Non è da tutti, ovviamente, e nelle mani sbagliate una situazione del genere può scivolare lentamente in una noia mortale, ma quando la penna è quella giusta, i personaggi diventano polvere da sparo, i dialoghi una miccia pronta a prendere fuoco e quell’unico elemento destabilizzante si trasforma in una pericolosissima scintilla.
È quello che a grandi linee accade tra le quattro mura in cui si tiene la festa che dà il titolo al nuovo lavoro di Sally Potter, quel The Party presentato in concorso all’edizione 2017 del Festival di Berlino, che affida la sua miscela esplosiva alla incontestabile bravura di un cast che comprende Kristin Scott Thomas e Timothy Spall, Patricia Clarkson e Bruno Ganz, Cillian Murphy ed Emily Mortimer. Un film dal sapore teatrale e lo spirito altamente cinematografico, girato in uno splendido bianco e nero capace di evocare e sottolineare i contrasti evidenti ed estremi.
Un breve, fulminante flash su quello che sarà apre The Party, che poi si rifugia nell’apparente tranquillità della casa di Janet e Bill: gli ospiti per la festa stanno arrivando, a cominciare da April e Gottfried e le prime chiacchierate ci fanno subito capire che l’atmosfera non sarà delle più allegre: in particolare Bill sembra poco propenso ad interagire col chiacchierone Gottfried, mentre le due donne in cucina si lasciano andare a dialoghi taglienti, senza risparmiare niente e nessuno. L’arrivo di Martha e Jinny non fa che accrescere la tensione, che sale di ritmo quando è Tom ad entrare in scena, già annunciato come insopportabile e portatore di un segreto che a noi spettatori viene abilmente mostrato. La miscela è così pronta ad esplodere e a regalare emozioni forti, battute taglienti e sviluppi imprevedibili.
Sally Potter gioca con lo spettatore, si diverte a piazzare le sue pedine, suggerire per poi sviare. Lo fa tramite il Tom di Cillian Murphy, elemento destabilizzante di una situazione già delicata che emerge da dialoghi scritti con cura, accenni, sguardi e in generale da interpretazioni che danno credibilità e spessore a personaggi vivi e drammaticamente autentici. Il merito è sicuramente dello script della Potter, preciso, coeso e diretto, che detta tempi e tono del racconto, sfruttando la situazione per raccontare qualcosa non solo delle figure in gioco, ma di un momento storico complesso e malato in cui oggi viviamo. Eppure non bisogna sottovalutare il lavoro di tutti gli interpreti in scena in The Party, con menzione speciale per uno straordinario Timothy Spall, capace di esprimere tanto del suo Bill non solo attraverso i dilatati dialoghi del personaggio, ma anche attraverso i suoi silenzi.
Un film come quello della Potter affonda le radici nella tradizione teatrale che è alle origini del cinema stesso, ma non si serve dello spazio circoscritto di un appartamento per riprodurre il teatro: l’appartamento di Janet e Bill non è mai rappresentato come un palcoscenico, non abbiamo mai una visione d’insieme, anzi la macchina da presa della regista è strumento puramente cinematografico, fungendo da lente per mostrarci solo quello che l’autrice vuole. Il tutto valorizzato da una selezione musicale che accompagna le sensazioni dei personaggi e del racconto, e soprattutto dal magnifico bianco e nero creato dal direttore della fotografia russo Aleksei Rodionov, che sottolinea e amplifica estremi e contrasti, richiamando quelli che i protagonisti ci stanno raccontando. The Party è insomma un piccolo, grande film, capace di stupire ed emozionare divertendo, perfetto per chi ama le sceneggiature fatte di dialoghi brillanti e sagaci e grandi interpretazioni. Ma in generale per chi ama il buon cinema.
Antonio Cuomo – movieplayer.it