Difficile comparare il debito d’ispirazione di BRIAN DE PALMA verso Alfred Hitchcock e Jean Luc Godard. Le folgorazioni che De Palma lascia ad ogni spettatore rispetto ai suoi due autori di riferimento si esplicitano e si dissimulano di film in film. Se il lavoro decostruttivo su immagine e suono rimanda sottilmente al vate della nouvelle vague, l’influenza di Hitch è evidente nella realizzazione di una messa in scena carica di tensione e figurativamente esplosiva.
Così dopo gli sperimentalismi “politici” di Ciao America! e Hi, Mom! (1968/1970), il battesimo hitchcockiano è già nel thriller Sisters (‘73), ma bisogna aspettare IL FANTASMA DEL PALCOSCENICO (1974) perché la personalità autoriale di De Palma si definisca nella sua ricchezza visionaria e barocca. La rilettura pop-rock d liberamente ispirata all’omonimo romanzo di Gaston Leroux (Le Fantôme de l’Opéra) non sfonda al botteghino, ma è cult-movie predestinato ed apre la strada alla stagione più cinefila e suggestiva.
In COMPLESSO DI COLPA (1976 – più efficace il titolo originale Obsession) la citazione di Vertigo è esplicita. Il dolore della perdita di moglie e figlia, il rimorso per non aver fatto abbastanza per salvarle portano Michael (Cliff Robertson) ad una disperata ossessione amorosa verso una giovane donna (Geneviève Bujold) di straordinaria somiglianza, causa la quale si ritroverà a rivivere la drammatica esperienza passata. Forma e contenuto iniziano a compenetrarsi magnificamente in De Palma che fa accompagnare la nostalgica passionalità del racconto dal tocco flou della fotografia di Vilmos Zsigmond e dall’intensità della colonna sonora di Bernard Herrmann.
Dalla vertigine del sentimento a quella dell’erotismo e del delitto. In VESTITO PER UCCIDERE (1980) è il voyeurismo che cortocircuita la morbosità dello sguardo registico e la sgomenta partecipazione dello spettatore. Dalla porno-sequenza iniziale della doccia al sinuoso percorso nella galleria d’arte (di nuovo Vertigo) la pulsione erotica che De Palma mette in scena va di pari passo con la suspense che sa creare nell’intreccio tra la lucida follia omicida del killer e la strampalata investigazione del ragazzino-inventore e della giovane squillo. Michael Caine, Angie Dickinson, Nancy Allen sono gli interpreti perfetti in un film che non mostra ma esibisce e che sa giocare enigmaticamente con l’immaginario cinematografico.
Sulla stessa lunghezza d’onda è, l’anno dopo, BLOW OUT, ancora con Nancy Allen (di nuovo nei panni di una escort) che affianca John Travolta (Jack) in un’indagine dove la banda sonora di un filmato diventa la chiave risolutiva di un intricato omicidio politico. Jack è un fonico; cerca un urlo adeguato per un suo horror di serie B. Scoprirà come l’eco della realtà possa specchiarsi amaramente nel meccanismo della finzione… Un’identificazione che è anche quella con cui De Palma, rimescolando in moviola immagini e suoni, subordina lo svelamento della verità alla supremazia del cinema.
Il successivo passo metalinguistico è OMICIDIO A LUCI ROSSE (1984). In originale Body Double ed è proprio il tema del doppio a tenere banco. Doppio è il passo narrativo del film che vede il protagonista (Craig Wasson) spiazzato sia sul set di una pellicola di vampiri (dove non riesce a entrare nella parte per la sua claustrofobia), sia nella vita reale dove un’ambigua amicizia e un’irresistibile voyerismo lo portano a scoprire la doppia “faccia” di un corpo di donna (Melanie Griffith) esibito proprio per adescare lo sguardo e orchestrare la messa in scena di un delitto. La finestra sul cortile che raddoppia La donna che visse due volte, l’accumulo speculare di generi cinematografici (thriller erotico-soft porno-videoclip), un distillato dell’intrigante cinefilia di De Palma.
A questi vanno aggiunti due titoli “estremi”: Carry (1976) che sublima nell’horror la sofferta emarginazione adolescenziale della protagonista e Scarface (1983) in cui l’escalation criminale di Tony Montana raggiunge toni parossistici quasi insopportabili.
Bisogna arrivare al 1987 per THE UNTOUCHABLES – GLI INTOCCABILI, un’altra opera “monumentale” più organica e accattivante, che, con un cast superlativo (Kevin Costner, Sean Connery, Andy García, Robert De Niro), sbanca il botteghino e inanella una serie di scene cult che si amalgamano in un racconto corale di onestà, dedizione e amicizia.
In una carriera ormai stabilizzata non tutto fila liscio per De Palma: Vittime di guerra (1989) non riesce a denunciare la “degenerazione bellica” con quella compiutezza che troverà in Redacted quasi vent’anni dopo, Il falò delle vanità (1990, dal romanzo di Tom Wolfe) non arriva a convincere né critica né pubblico, la patologia cinefila diventa ridondante mentre si specchia in quella psicotica del protagonista di Doppia personalità (1992).
É del 1993 quello che forse resta il capolavoro assoluto di De Palma: CARLITO’S WAY, un gangster movie di struggente romanticismo dove le infide trame della giustizia e l’efferatezza del crimine sono ben poca cosa rispetto alla crudeltà del destino. Carlito (Al Pacino), “rinato” nell’amore per Gail (Penelope Ann Miller), ha solo il tempo di sognare un futuro migliore, De Palma, mai così sicuro di sé e della sua macchina da presa, ha l’occasione di girare uno dei più memorabili piani-sequenza.
Seguono MISSION: IMPOSSIBLE (1996), dove l’attualizzazione di una famosa serie televisiva si concretizza in uno straordinario action movie, ed alcuni titoli solo in parte riusciti come Omicidio in diretta, Mission to Mars, Femme fatale, Black Dahlia (1998/2006), per arrivare a
REDACTED (2007), non un film documentario, ma un film-documento, un blog di fiction e testimonianze dell’atrocità della guerra (Iraq), uno sconvolgente mix di corpi violati e coscienze devastate. Apprezzato (Leone d’argento) ma anche rifiutato dalla critica, rimane un’altra tappa fondamentale della filmografia di De Palma chiusa per ora con Passion che, male accolto a Venezia nel 2012, non ha neppure trovato un distribuzione in Italia. Di Domino si attende l’uscita nel 2018.
ezio leoni – rassegna cinemainvisibile / gennaio-marzo 2018