Star Wars: The Last Jedi
USA 2017 – 2h 32′
– Occorre farsene una ragione. L’avventura galattica di Star Wars è ormai ben lontana dalla fiaba spaziale delle origini, ingenua e accattivante. Si è adombrata nello scontro infuocato tra il bene e il male (Il ritorno dello Jedi), si è fatta didascalica nei tre prequel, ha cercato di riprendere le fila di un discorso narrativo ormai concluso con il tocco vintage di Il risveglio della Forza. Ora Star Wars – Gli Ultimi Jedi osa ricomporre le dinamiche di storia e personaggi con una rivitalizzazione adrenalinica di scontri e duelli, con inaspettati tormentoni identitari, con un furibondo susseguirsi di folgoranti “finali”.
Le novità e le sorprese vanno raccontate in surplace perché il rischio spoiler alberga ad ogni passo.
Non si può comunque non elencare e commentare aspetti e momenti salienti:
- l’incontro tra Rey e Luke Skywalker sull’isolotto Ahch-to si raccorda coerentemente con il finale dell’episodio precedente
- lo spirito lacerato di Kylo Ren trova inaspettata simbiosi con la tensione sacrificale di Rey
- i piani del leader supremo Snoke dovranno confrontarsi con un più ambizioso Governo della Galassia
- le sciabolate delle spade laser restano una delle meraviglie dell’universo cinematografico
- serve una fantasmatica apparizione di Yoda per placare le contraddizioni della disciplina Jedi
- le questioni energetiche di astronavi e carghi stellari raggiungono complicanze che sia gli impavidi Finn e Rose (Kelly Marie Tran, una new entry), sia gli spettatori faticano a districare
- sulla mappa stellare si aggiunge un nuovo pianeta, Cantonica, emblematica realtà di gioco d’azzardo e discriminazione sociale
- c’è spazio sia per il nuovo mercenario DJ (Benicio Del Toro), sia per l’ammiraglio Holdo (Laura Dern), leader di supporto alla momentanea infermità della principessa Leia e alle intemperanze dell’impetuoso Poe
- eroismi e dubbi della progenie Skywalker sfiorano talvolta il patetico
- tra un salto e l’altro nell’iperspazio, Gli ultimi Jedi “approda” al pianeta delle miniere, estremo rifugio della Ribellione, dove ogni traccia sul deserto di sale lascia abbacinanti striature di rosso
Star Wars 8 è un giocattolone ipertecnologico (forse troppo affastellato e frammentario, ma nondimeno affascinante) dove convivono il buonismo Disney e uno sguardo destrutturante sul mito, dove ogni protagonismo deve confrontarsi con una propria, inattesa immagine speculare, dove il dono della forza alberga (e albergherà) non necessariamente nella stirpe “nobiliare” dei Jedi, ma in quanti sapranno sentirla nel profondo del proprio animo o renderla stella polare del proprio futuro…
ezio leoni – MCmagazine 44