Il nibbio

Alessandro Tonda

I ventotto giorni precedenti i tragici eventi del 4 marzo del 2005, quando Nicola Calipari, Alto Dirigente del SISMI, sacrificò la propria vita per salvare quella della giornalista de “il manifesto” Giuliana Sgrena, rapita in Iraq da una cellula terroristica. Calipari ha avuto un suo ruolo cruciale nelle operazioni in Iraq nei primi anni Duemila per salvaguardare la vita umana e mantenere la pace e il film intreccia azione e umanità, ricordando un uomo che ha messo tutto in gioco per il valore della vita Il suo omicidio è ancora irrisolto.

Italia/Belgio, 2025 (109′)
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   Sono passati vent’anni dalla morte di Nicola Calipari e al cinema arriva Il Nibbio, il film che non solo racconta della missione che l’alto dirigente del SISMI ha seguito per procedere con la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, ma dell’uomo che c’era dietro. Non dell’agente segreto, del funzionario fedele allo Stato che ne riconosceva il valore con cui poi affrontava il proprio mestiere. Ma il marito di Rosa Maria Villecco, capace ancora di farla ridere dopo anni di matrimonio. Il padre di Silvia e Filippo, che sebbene lontano non smetteva di pensare a loro. La persona piena di umorismo anche quando ogni cosa finiva per andare storta, ma capace di puntare al risultato senza demordere nemmeno una volta. L’uomo che credeva nella giustizia, prima ancora che la spia che la inseguiva. E che ha sacrificato la propria vita facendo esattamente ciò per cui veniva così tanto ammirato. Il Nibbio è la ricostruzione della missione e dell’omicidio di Calipari, rimasto dopo anni ancora senza colpevoli, seppur con un finale che prende una posizione netta sugli eventi che sono accaduti e su cui il titolo cerca di addentrarsi senza troppi ricami (…) cercando di far trasparire la persona dietro all’autorità; chi era Nicola al di fuori dal suo lavoro e come, a propria volta, quest’ultimo era influenzato dalla correttezza e la fiducia che dimostrava anche al di fuori del suo ufficio (…) Raccontando di una personalità delle nostre istituzioni che non avrebbe mai voluto essere ricordato come un eroe, ma solo come chi fa il proprio dovere, Il Nibbio riporta la figura di un uomo che abbiamo perso per il senso che dava al proprio mestiere. E, soprattutto, all’importanza che dava alla vita e alla sua custodia, anche e soprattutto degli altri.

Martina Barone – vanityfair.it

   Non è solo la ricostruzione di un fatto tragico, quello che costò la vita a un ottimo servitore dello Stato (e se lo considerate uno spoiler allora dovreste proprio ripassare la storia d’Italia degli ultimi vent’anni). È anche una piccola ma incisiva riflessione sulle aporie e sulle contraddizioni che si scontrano all’interno della nostra Repubblica, troppo spesso archiviate con frettolosi giudizi sommari. Il 4 febbraio 2005, la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, in Iraq per una serie di reportage sulle condizioni di vita della popolazione, venne rapita da un commando armato. Nicola Calipari, dirigente del Sismi conosciuto sul campo col soprannome di “Nibbio”, si mette subito in azione per favorire una trattativa che non prevedesse irruzioni armate, come invece volevano fare gli americani. La sua linea d’azione, pur contrastata da colleghi che preferivano l’uso della forza, riesce a ottenere dopo 29 giorni la liberazione della giornalista. Ma nessuno ha fatto i conti con un check point Usa. Una storia di abnegazione e di sacrificio che il film ricostruisce senza inutili enfasi, ma con una tensione (e una prova di Santamaria) davvero ammirevoli.

Paolo Mereghetti – iodonna.it

   La direzione è chiara, il realismo crudo degli accadimenti cui Tonda e cast si ispirano, ossia il rapimento della giornalista de Il manifesto Giuliana Sgrena (Sonia Bergamasco) avvenuto in Iraq nel 2005, pur osservando la linguistica di un certo cinema documentaristico, si sposta ben presto verso lo spy movie e più in generale il cinema di genere, rintracciando proprio lì la chiave linguistica e stilistica, più efficace e potente per la riuscita del film. Come spesso accade, portando al cinema vicende tragiche e mai realmente chiarite della nostra cronaca recente, specie in presenza di sopravvissuti e familiari, si corre il rischio di ritrovarsi su di una corda tesa, in equilibrio fragile, anzi fragilissimo, tra pornografia del dolore – dunque intrattenimento fine a sé stesso – e superficialità di sguardo. Scansando abilmente entrambe le ipotesi e servendosi di un cast di prim’ordine, qui protagonista efficace di un cinema dalle ottime intuizioni linguistiche e narrative, proprie dello spy movie e del giornalismo d’inchiesta, Tonda fa centro.

   Lo sguardo proposto da Tonda e Petraglia, è al tempo stesso intimista e adrenalinico, in movimento costante tra distensione riflessiva e drammatica, propria della stasi – l’attesa e conferma della notizia – e veri e propri momenti action – il blitz a vuoto e il salvataggio -, che sembrano strizzare l’occhio, tanto al cinema di Kathryn Bigelow, quanto a quello di Paul Greengrass. Cinema adulto, che ancor prima di farsi politico, osserva le potenzialità dell’intrattenimento. Non come strumento superficiale e vuoto, bensì come arma di coinvolgimento e immersione profonda e sentita, nelle dinamiche emotive e tensive del realismo dal quale tutto nasce. Un film nient’affatto consolatorio e amaro, sul disperato tentativo di far valere la propria idea di risoluzione rispetto ad ogni altra, in un clima profondamente omertoso, violento e oscuro.

Eugenio Grenna – sentieriselvaggi.it

   Il Nibbio non è solo un film, ma una riflessione profonda sul costo umano dell’informazione in tempo di guerra. Attraverso le storia di Giuliana Sgrena e Nicola Calipari, il film ci invita a considerare il valore della verità e il prezzo che alcuni sono disposti a pagare per essa, ricordandoci l’importanza di offrire sicurezza e onorare coloro che rischiano la vita per raccontare le storie che il mondo ha bisogno di conoscere.

Carmen Apadula – longtake.it

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