Un’improvvisa amnesia porta Gian, professore di etnomusicologia sessantacinquenne, a perdere ogni certezza sul presente, vivendo nei ricordi frammentati del passato. Sua figlia Miriam decide di intervenire, mostrandogli un diario che lui stesso ha scritto molti anni prima, in cui parla di una misteriosa donna, Leila. Gian scava tra i suoi ricordi per riuscire a ritrova.
Weightless
Italia 2024 (81′)
Gian, un professore di etnomusicologia sessantacinquenne, lotta con l’oscurità causata da un’improvvisa amnesia. Perseguitato da frammenti di passato, che emergono nella sua mente con l’apparenza sgranata di remote immagini d’archivio, riceve dalla figlia Miriam, trattata come un’estranea, un diario da lui scritto a vent’anni. Gian si rende conto che ruota tutto intorno a Leila, la donna franco-tunisina con cui ha scoperto l’amore nello spazio di una notte su una spiaggia italiana legandosi a lei con una promessa di futuro, mille volte attesa, mille volte disattesa. Chi è questa donna che ha avuto una tale importanza nella sua vita? Dov’è adesso? Come è possibile che l’abbia dimenticata? L’indagine risveglia la sua memoria, lo fa tornare alla scena primaria del film, quella di un lutto celebrato tra note orientali di tè profumati e dolci a forma di fiori. Attraverso i suoi Sé passati e grazie al profondo amore per la donna, Gian ha la forza di riscoprirsi padre e di accettarsi vedovo, affrontando la prova più difficile: accettare di aver perso qualcuno e imparare a ritrovarlo.
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Sulla terra leggeri sono i passi di chi non ha storia, di chi è libero dalla (forza di) gravità dei ricordi e naviga a vista senza il peso della memoria. Nel suo primo lungometraggio, in Concorso a Locarno77, Sara Fgaier cerca questa leggerezza per il suo protagonista, Gian (Andrea Renzi, sempre quietamente profondo), ma non la cerca come una liberazione, piuttosto come una narrazione da ricostruire recuperando il sentimento dei vissuti, prima ancora del loro senso esistenziale. Gian, un maturo professore universitario, è un uomo interrotto sul crinale di un lutto che condivide con la figlia Miriam, sospeso su un dolore che sta occultando nell’amnesia in cui si è chiuso: i diari scritti in gioventù, che la figlia gli ha restituito, sono la traccia di un cammino trascorso, che l’uomo segue affidandosi al languore di ricordi che sembrano non appartenergli. Una storia d’amore giovanile, una notte in Tunisia con Leila, il sentimento di completezza che dura il tempo di un momento prima di una separazione, il ricongiungimento mancato di un appuntamento tradito dalla mancanza di coraggio della ragazza, poi il seguito di una vita tutta da scoprire (…) La leggerezza del film di Sara Fgaier è tutta in questa scelta di navigare nel flusso di una memoria che ha perso la rotta, insistendo su un cammino riparatorio che unisce i pezzi usando il collante di un sentimento nuovo, differente, perché affidato alla distanza di una contemplazione delle tracce perdute. Il dialogo tra luce e ombra che visivamente tiene insieme Sulla terra leggeri, il suo contemplare il buio della casa, della stanza chiusa in cui Gian ha collocato l’amnesia, attraverso la rievocazione della solarità piena, calda, assoluta che definisce il tempo passato – è il discorso che la regista costruisce sulla distanza che separa i ricordi dalla memoria. La linea narrativa che sviluppa la traccia dei vissuti in eventi concreti, che segnano e definiscono la cronologia esistenziale è quella che la regista offre al suo protagonista, scegliendo una focalizzazione prevalentemente soggettiva, insistendo sullo svelamento dinamico e progressivo del passato che Gian scopre lentamente, riappropriandosi del proprio dolore e dunque della felicità di ciò che è stato. Sara Fgaier sceglie di raccontare la storia di una resurrezione, piuttosto che quella dell’elaborazione di un dolore, e lo fa opponendo il valore lieve ma pieno del ricordare al peso greve della morte.
Massimo Causo – duels.it
La fragilità del lutto viene restituita dai silenzi, che si accompagna al rifiuto di un mondo ormai intollerabile. Poi la musica si apre grazie ai lampi di memoria sui momenti di entusiasmo e di sconforto a volte in maniera esornativa. Sulla terra leggeri è una storia interrotta, una delle tante che la morte coglie di sorpresa anche quando la malattia appare minacciosa all’orizzonte. Una storia di assenza e di fantasmi nascosti negli angoli delle case, nei posti che richiamano uno sguardo, perduto ad osservare il Mediterraneo o un remoto villaggio in Tunisia mentre gli ancestrali rituali lottano contro gli spiriti maligni con i canti e le danze. Il film restituisce bene l’atmosfera di vuoto, nel tracciare un cerchio inesorabile di dolore in una luce dimessa, i baci cancellati insieme a qualcosa che non si può dimenticare, un abbraccio, la cura e la tenerezza di una mano, ed un’angoscia necessaria ma eccessiva. Una continua messa a fuoco si serve dei colori, dal bianco dei colombi all’arrivo dell’alba tra gli scogli, nel ricostruire pezzo per pezzo quel volto mancante, depistata da incontri casuali, passioni fugaci, deviazioni. La voce narrante analogica spinge il passato fino alle soglie del palcoscenico, lascia andare le maschere al suolo con una lenta progressione, e nello svelamento riscrive il tragitto di un sogno ad occhi aperti.
Antonio D’Onofrio – sentieriselvaggi.it
Film d’amore nel senso più profondo del termine, il primo lungometraggio di Sara Fgaier pone il sentimento amoroso come base di tutto, non solo del rapporto con l’altro ma come mappa di noi stessi. In questa meditazione sul potere dell’attrazione romantica, la regista costruisce un lavoro ambizioso che poggia su un raffinato impianto stilistico e alterna vignette, frammenti e materiali d’archivio… Un cinema di squisito livello tecnico che dialoga con vari eccellenti autori del panorama italiano contemporaneo e con le sue promettenti frontiere di ibridazione del racconto. E c’è un aspetto mono-dimensionale nel focus di Fgaier sulla semiotica del sentimento, tanto da chiedere allo spettatore di mettere da parte qualunque istinto cinico-ironico: la materia la si prende di petto con poche sfumature e una dedizione totale (…) Del resto l’idea è avvolgerci nella percezione sfuggente del Gian di Andrea Renzi, che è giocoforza ossessiva e limitata perché quel rapporto è l’unica cosa a cui può aggrapparsi nel tentativo di non scivolare nell’oblio. Fgaier lo segue con convinzione…
Tommaso Tocci – mymovies.it