Un padre e un figlio cercano disperatamente di sopravvivere, spostandosi da una zona all’altra dell’immensa distesa in cui sono incappati, all’indomani di un cataclisma di proporzioni bibliche che ha quasi azzerato la popolazione e regredito gli esseri umani a un livello bestiale. Conscio dell’inadeguatezza del ragazzo, il padre cerca di formarlo per ogni tipo di avversità, mentre il futuro gli appare sempre più incerto e desolato.
USA 2009 (111′)
VENEZIA – Il cinema post-catastrofe ha una sua tradizione variegata e pluridirezionale. La guerra fredda aveva dato voce alle riflessioni profetiche de L’ultima spiaggia, la statua della libertà arenata sulla spiaggia aveva chiuso l’evoluzione a ritroso del percorso ellittico di Il pianeta delle scimmie, il Mad Max-Mel Gibson di Interceptor aveva brutalizzato il disastrato futuro prossimo venturo ed è nelle stesse dinamiche che vanno inseriti i successivi protagonismi di Kevin Costner (Waterworld, L’uomo del giorno dopo). Ha avuto un suo momento forte il post-nucleare (The Day After, Testament), ha incontrato i favori del pubblico la minaccia glaciazione (L’alba del giorno dopo) e quella aliena (Indipendence Day), si è avventurata ai limiti dell’horror l’avventura post-epidemica di Danny Boyle (28 giorni dopo), lasciando qualche anno fa a Will Smith il compito di portare sullo schermo l’ultimo avamposto del genere (Io sono leggenda).
Il registro di The Road è tutt’altro che aperto alla spettacolarità. Monocorde e cupo il film di Hillcoat vede il peregrinare di padre (Viggo Mortensen) e figlio preadolescente verso una non definita landa di sopravvivenza, verdo un “sud” che possa offrire opportunità migliori per un’esistenza che rischia di mettere al bando ogni etica, ogni distinzione tra il bene e il male. The Road è tratto dal romanzo omonimo di Cormac McCarthy (lo scrittore di Non è un paese per vecchi), ma se nel complesso ne conserva l’asciuttezza amara e disperata (la catastrofe viene data per avvenuta, solo alcuni flash-back provano a darle concretezza), non sempre sa risolvere cinematograficamente le scelte chiave della narrazione. Non convince il rifiuto alla vita di una madre che sceglie di abbandonare alla loro solitudine marito e figlio, lascia perplessi il surplus di retorica che vede la famiglia “perfetta” (anche il cagnolino…) accogliere nel finale il ragazzino rimasto solo. Ma è indubbio che The Road sa avvincere e sedimentare nel nostro immaginario un senso di profonda inquietudine, di un pulsare di speranza e disperazione che sembra l’unico destino possibile per un’umanità a cui l’incombere di un’inesorabile, futura apocalisse non lascerà scampo.
ezio leoni – MCmagazine 27
LUX – giugno 2010