Pericolosamente vicini

Andreas Pilcher

Quando Andrea Papi, 26 anni, viene trovato morto nella foresta durante la Pasqua 2023, emerge rapidamente un cupo sospetto: che Papi sia stato ucciso dall’Orso JJ4. Questo incidente segna la prima morte causata da un animale selvatico in Europa centrale nella storia recente. Mentre i forestali cercano di catturare JJ4, il conflitto fra gli attivisti per i diritti degli animali e gli oppositori dell’orso raggiunge un punto critico, sollevando domande urgenti: JJ4 dovrà essere ucciso? Come gestire il ritorno dei grandi predatori nelle nostre foreste? Quando gli orsi diventano un problema? E chi è il vero proprietario della natura e delle foreste?

Gefährlich nah – Wenn Bären tö
Germania/Italia 2024 (95′)

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   Pericolosamente vicini, documentario diretto da Andreas Pichler, parte dalla tragica scomparsa di Andrea Papi, vittima dell’aggressione dell’orsa JJ4, per soffermarsi su un tema più ampio: la reale e possibile coabitazione dell’uomo con la popolazione di orsi o, ad una più profonda lettura, con la natura selvaggia. Ma la vicenda degli orsi in Trentino inizia il suo corso ben prima della morte di Andrea Papi. Difatti venticinque anni fa, nel 1999, alcuni esemplari sono stati prelevati dalla Slovenia per essere reintrodotti in quelle aree, dove la popolazione di orsi sembrava sull’orlo dell’estinzione. L’operazione invece si è rivelata un successo, accrescendo il numero di esemplari, anno dopo anno, ben oltre le più rosee previsioni, portando ad oggi il numero degli orsi a più di cento. Ecco quindi il dilemma raccontato in Pericolosamente vicini: qual è il limite che noi essere umani possiamo tracciare nei confronti degli altri esseri viventi? Quanto è davvero labile il confine tra sana e preventiva tutela e mero antropocentrismo? Il film con la sua cornice linguistica classica riesce bene a palesare i sentimenti che attraversano i protagonisti, per forza di cose, agli antipodi. A partire dai genitori di Andrea Papi e dai contadini e pastori trentini, dai ranger del Corpo Forestale, sino agli attivisti dell’associazione animalista Lav (la più presente in questa lotta) Pichler guarda sul fondo in uno spaccato che più di ogni altro aspetto si rivela essere sociale e comunitario, data la peculiarità ambientale e locale del caso. E l’intenzione qui sembra proprio quella di mettere in gioco la sensibilità dello spettatore riguardo il tema degli orsi e la pubblica sicurezza. Perché nelle mille contraddizioni che attraversano questa vicenda, Pericolosamente vicini funziona nel mettere in discussione tutte le presunte centralità che nella vita usiamo dare per scontato: la montagna appartiene a noi o agli animali che la abitano? Di chi sono le responsabilità quando avviene una simile tragedia? Quale voce andrebbe seguita, tra le moltissime alzatesi nella bufera mediatica?

Pompeo Angelucci – sentieriselvaggi.it

   …Si è trattata di tragedia per entrambe le parti coinvolte, uomini e animali. È con questa affermazione che il documentario acquista interesse, dopo un prologo dal linguaggio spiccatamente televisivo. Le intenzioni sono chiare e verranno soddisfatte: ognuno avrà spazio, nel film, per esternare le proprie ragioni, perché queste ragioni esistono, sono reali; tanto quelle degli abitanti delle zone abitate che confinano con i boschi, spaventati e traumatizzati, quanto quelle degli allevatori, che temono di perdere il bestiame e di non venire adeguatamente risarciti, degli animalisti (estremisti a parte), che ricordano che il mondo non è solo dell’uomo e tale non dovrebbe diventare, e dei ranger e dei veterinari che seguono questa popolazione degli orsi fino al momento del loro inserimento, con il difficile compito di proteggere sia loro che gli umani.

Ed è giustamente ai ranger che il film affida lo spazio centrale; o forse se lo sono saputi prendere loro, con la serietà del ragionamento messo in campo, la forza della competenza, e anche la scomodità della posizione che si trovano ad occupare. Due voci, infine, restano mute, ma il loro è un silenzio che parla, e sono quelle di Andrea Papi e degli orsi, di cui, per ragioni differenti, e con tutte le distinzioni del caso, non sapremo mai il pensiero (…) Lontano dalle profondità filosofiche di Herzog in Grizzly Man, estraneo, perlopiù, alla volontà di dare un’interpretazione personale del fenomeno, Pichler trasforma la discussione in riflessione, con un documentario che dà ampio spazio alle opinioni delle parti coinvolte finendo per illuminare proprio una mancata comunicazione tra esse: una conclusione che fa di questo caso un emblema del nostro tempo, un piccolo specchio di un modo spesso cieco e violento di affrontare i problemi della società e del territorio.

Marianna Cappi – mymovies.it

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