La carovana dei mormoni

John Ford

America 1849. Travis e Sandy, commercianti di cavalli, vengono ingaggiati per guidare una carovana di mormoni, capeggiata da Elder Wiggs e Adam Perkins verso San Juan, nello Utah. Il percorso si presenta arduo, ma la comunità è forte e solidale; anche accogliente visto che accetta di aggregare il carro del Adam Perkins che, con le “socie” Fleuretty e Denver, vuole raggiungere la California (Denver entra ben presto nelle grazie di Travis così come Sandy si interessa alla giovane Prudence Perkins). Dopo un estenuante tragitto alla ricerca di una fonte d’acqua la carovana si rilassa tra canti e balli, ma deve fare buon viso a cattivo gioco nell’accettare come compagni di viaggio i Clegg, una banda di rapinatori che si mescola al gruppo per sfuggire all’inseguimento dello sceriffo. C’è anche un inaspettato incontro con gli indiani Navajo che si rivelano comunque amichevoli, tanto di invitare tutti al loro campo per fraternizzare (le intemperanze di uno dei Clegg rischia di far precipitare la situazione…). Superata anche un’impervia strada per superare le montagne, sembra però che i pionieri non possano sottrarsi al violento predominio di Shiloh Clegg e i suoi. Sarà l’intrepida iniziativa di Sandy e Travis a sgominare, armi alla mano, la banda. Travis lancia infine lontano, con un gesto liberatorio, la sua pistola e la carovana può riprendere in fiduciosa serenità il proprio cammino.

Wagon Master
USA 1950 (86′)

  Con La carovana dei Mormoni Ford ritrova il “suo” west fatto di abnegazione e solidarietà: eroi fragili, protagonisti e comprimari che hanno nel cuore una terra promessa e la fiducia nel Signore. Gente semplice che saprà far fronte comune contro le avversità della natura e le insidie di chi si fa beffe della legge e del rispetto. Il film si apre con un taglio da breaking-news che annuncia la rapina compiuta dalla banda dei Clegg, poi si immerge nel faticoso percorso di carri, uomini e animali: lo sguardo con cui Ford li accompagna ricorda il sofferto peregrinare della la famiglia Joad in Furore (la presenza di Jane Darwell fa da trait d’union tra i due film), il ballo sul tavolato con cui i pionieri ravvivano il loro viaggio rimanda apertamente a uno dei momenti topici di Sfida infernale, Travis indossa camicia scura e bretelle chiare come John Wayne e la scontrosa Denver non ha forse un passato equivoco come Dallas (Ombre rosse)? Il paesaggio è quello classico della Monumental Valley e la leggerezza “accogliente” delle colonna sonora dona all’insieme un tocco fluido, sostenuto dalle panoramiche ariose della fotografia di Bert Glennon. La regia inquadra la cupa presenza di zio Shiloh e dei suoi con una serie di incombenti primi piani mentre regala un’appassionante sequenza a cavallo all’incontro tra Travis e i Navajo. E nell’atmosfera elegiaca in cui è immersa la carovana anche gli indiani non possono che fraternizzare con la grande famiglia dei mormoni e l’aggregarsi del dott. Hall, col suo carro e le sue “signore”, concede nuove occasioni di divertita umanità (l’acqua proibita per farsi la barba e tanto più per fasi un bagno). È un’esodo epico e disincantato quello di Wagon Master dove non mancano parentesi sorridenti e ironiche (Sandy che non sa fare le moltiplicazioni, al cavallo dello sceriffo che basta un fischio perché  si imbizzarrisca) . Le emozioni più forti sono quelle legate agli sforzi per superare le asperità del cammino e ai momenti di serenità che il raggiungere l’acqua dopo giorni di siccità o una danza attorno a fuoco possono offrire. La violenza portata dai Clegg non riuscirà ad intaccare la forza d’animo della comunità e se servirà il fuoco incrociato delle armi per liberare la carovana dal giogo dei fuorilegge, basterà quel gesto di Travis, che lancia lontano la pistola, per dare al film il mitico imprinting pacifista che l’ha reso famoso.

Ezio Leoni


rimandi cinefili

 

interpreti: Ben Johnson (Travis Blue), Harry Carey Jr. (Sandy Owens), Ward Bond (Elder Wiggs), Alan Mowbray (Adam Perkins), Kathleen O’Malley (Prudence Perkins), Jane Darwell (Sister Ledyard), Alan Mowbray (doctor Gus Hall), Ruth Clifford (Fleuretty Phyffe), Joanne Dru (Denver), Charles Kemper (Uncle Shiloh Clegg), James Arness (Floyd Clegg), Hank Worden (Luke Gregg)

NOTE:
Quello delle carovane in viaggio è un tema principe del western. Citiamo solo alcuni altri titoli che sono presenti nel nostro excursus: I pionieri (1923) – Il grande sentiero (1930) – Là dove scende il fiume (1952).
La sceneggiatura è firmata da Frank S. Nugent e dal figlio del regista, Patrick, ma Ford intervenne con molti cambiamenti, specie nei dialoghi.
La colonna sonora è certo un valore aggiunto per Wagon Master. Musiche e testi che accompagnano i momenti più significativi per la comunità mormone: Wagon West cadenza il faticoso cammino della carovana tra fiumi e praterie (Wagons west are rollin’ / Out where wind s are blowing’ /Cross rivers and plains…), The Chuckwallas Swings dà il ritmo alla quadriglia che in cui uomini e donne si scatenano per festeggiare il buon procedere della loro avventura.
La spirito elegiaco del film Ford lo volle ribadire anche nella struttura del montaggio. La parentesi violenta della rapina dei Clegg è inserita a parte, prima dei titoli di testa, e alla parola fine seguono altre immagini bucoliche, chiuse dal farsi strada di un piccolo puledro.
La carovana dei mormoni è uno dei preferiti proprio di Ford ma non fu un film di successo; il motivo è da ritrovarsi nella mancanza di grandi divi nel cast. Eppure per gli amanti del genere sono presenze imperdibili quelle dei tre interpreti principali: Harry Carey Jr., figlio di Harry Carey star del muto, era un pupillo del regista e lo ritroveremo in Rio Bravo e poi in Sentieri selvaggi proprio assieme a Ward Bond la cui filmografia vanta tappe importanti nel western: da altri lavori con Ford (Sfida infernale, Il massacro di Fort Apache) a titoli come Johnny Guitar e Un dollaro d’onore. E che dire di Ben Johnson? Bravura a cavallo a parte (era una dei più esperti “horseman” di Hollywood), come non ricordarlo in I cavalieri del Nord Ovest, Rio Bravo, Il cavaliere della valle solitaria, Il mucchio selvaggio? E inoltre, per i nostalgici, nella modernità dei primi anni ’50 dietro la macchina da proiezione in L’ultimo spettacolo di Peter Bogdanovich?

FRASI:
Shiloh Clegg: “Abbiamo visto i vostri fuochi, prima ho pensato che foste indiani. Poi ho sentito la musica e ho detto a Floyd: ‘dove si balla e si canta si può giurare che c’è gente per bene’. Non ho mai conosciuto un uomo cattivo che amasse la musica”
Elder, di fronte al capo Navajo: “Che cosa dice?” – Travis: “Da quel poco che ho capito, i bianchi non gli vanno a genio” – Sandy: “Dice che i bianchi sono ladri” – Elder: “Non posso dargli torto del tutto… non ripeterglielo. Digli che siamo mormoni… che dice?” – Sandy: “Dice che i mormoni sono suoi fratelli, che non sono ladroni come la maggioranza dei bianchi. Sono solo ladruncoli” – Elder: “Un gran bel complimento”.
Elder a Travis: “Credevo che non aveste mai sparato a un uomo” – Travis: “Esatto signore, solo agli sciacalli (in originale serpenti)

SEQUENZE:
la rapina dei Clegg (0.56)
l’uso dell’acqua di Gus e Denver (2.21)
la carovana arriva all’acqua (0.28)
la quadriglia (0.36)
Travis inseguito dagli indiani (1.14)
la sparatoria finale e il lancio della pistola (1.05)
post-finale, il puledro (0.28)

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