Rio Bravo, Texas. Lo sceriffo Chance dopo aver arrestato Joe Burdett per omicidio deve fronteggiare il fratello Nathan, ricco possidente terriero, che con i suoi uomini tenta di liberarlo. Chance può contare solo sul vecchio Stumpy che staziona nella prigione e su Dude, ex vicesceriffo che ha ripreso il suo ruolo dopo anni passati a ubriacasi per dimenticare una delusione amorosa. Quando arriva in città l’amico Pat Wheeler con la sua carovana questi non fa in tempo ad offrire il suo aiuto che un sicario di Burdett lo uccide. Chance intanto conosce Feathers, un’intraprendente giocatrice di carte, con la quale, dopo qualche screzio iniziale, instaura un rapporto sempre più affettuoso. Quando gli uomini di Burdett, messo fuori gioco Dude, fanno un’incursione in città, Chance riesce ad eliminarli grazie all’intervento di Colorado, un giovane pistolero che faceva parte della carovana di Wheeler e che decide di aggregarsi alla compagine dello sceriffo. Nathan Burdett prova ad esasperare i suoi avversari facendo intonare al saloon il Degüello (che preannunciava la caduta di Alamo, assediato dall’esercito messicano), ma alla fine è proprio l’ascolto di quel brano che dà la forza a Dude per uscire dall’abbrutimento in cui è caduto a causa dell’alcol. Un nuovo piano messo in atto da Burdett e i suoi porta però alla cattura di Dude la cui libertà non può che essere barattata con quella di Joe. Al momento dello scambio Dude riesce comunque a sovvertire la situazione e nello scontro a fuoco che ne segue, tra colpi di pistole, fucili e… dinamite, la banda di Burdett è sgominata. Il vero lieto fine è comunque quello affidato alla parentesi rosa tra Chance e Feathers; quel costume da soubrette a cui lei decide di rinunciare e che lui lancia dalla finestra sancisce la svolta romantica nella vita dello sceriffo e della ragazza.
Rio Bravo
USA 1959 (141′)
L’incipit di Un dollaro d’onore è una superba lezione di cinema. È l’essenzialità del muto a cui Hawks si rivolge per presentare i suoi personaggi. Dude entra dalla porta posteriore del saloon e si sposta in evidente imbarazzo verso il bancone dove servono il whisky. Joe Burdett lo vede e gli lancia un dollaro nella sputacchiera; Dude, diposto all’umiliazione pur di potersi concedere un bicchiere, non fa però in tempo a raccoglierlo perché la sputacchiera viene rovesciata con un calcio. L’inquadratura dal basso mostra, incombente allo sguardo di Dude, la figura possente di Chance. Messi in scena i due protagonisti la regia può far procedere la narrazione: Dude che tramortisce Chance, Joe che infierisce su Dude e uccide un avventore che interviene per difenderlo. Quando poi Burdett si sposta in un altro saloon è li che Chance lo raggiunge e pronuncia le prime parole del film “Joe, ti dichiaro in arresto”.
Poco più di tre minuti e l’avventura di questa pietra miliare del western è pronta a incominciare… Hawks però nel riprendere le redini dei racconto lo riconfigura secondo la sua verve d’autore. In Un dollaro d’onore si mescolano infatti film d’azione e commedia, tra i toni classici del genere, i battibecchi tra Chance e Feathers e le parentesi scanzonate, con i siparietti di Stumpy e i duetti musicali di Dude e Colorado. C’è spazio per le riflessioni sulla fragilità umana (la spirale alcolica di Dude) e sull’inesorabilità dei pregiudizi (il mandato che pesa su Feathers), sul cinismo dei banditi e sull’integrità dell’uomo di legge. E Hawks non trascura poi i temi fondanti del western, dall’amicizia virile al rispetto delle regole d’onore, alla lealtà e all’epica indissolubile della frontiera che qui non si apre agli spazi sconfinati della prateria, ma delinea i suoi confini tra l’ufficio dello sceriffo, l’albergo-saloon, la stalla, le strade polverose di Rio Bravo. Mitiche le due sparatorie che preludono la fragorosa resa dei conti finale. Quella affidata all’intuito di Dude che, dopo aver ferito l’assassino di Wheeler, non gli da scampo quando scopre le gocce di sangue che, al bar, cadono nel boccale di birra. E poi quella davanti al saloon con Colorado che, mentre Feathers rompe la finestra con un vaso, lancia il fucile a Chance e contemporaneamente apre il fuoco contro gli uomini di Burdett. Eppure tra tanta maestria nelle scene d’azione, l’onore della chiusura va ai brillanti dialoghi tra Chance e Feathers. Sophisticated comedy in salsa western.
stelle di latta, eroi d’acciaio
tra gli interpreti: John Wayne (John T. Chance), Dean Martin (Dude), Walter Brennan (Stumpy), Ricky Nelson (Colorado), Angie Dickinson (Feathers), Ward Bond (Pat Wheeler), John Russell (Nathan Burdette), Claude Akins (Joe Burdette), Pedro Gonzalez Gonzalez (Carlos Robante), Estelita Rodriguez (Consuelo Robante)
NOTE:
Un dollaro d’onore è il terzo western di Howard Hawks, dopo Il fiume rosso (1948) e Il grande cielo. Seguiranno El Dorado (1966) e Rio Lobo (1970)
Hawks non esitò ad accettare la proposta fattagli da Jack Warner di girare un western. A lui e a Wayne premeva di riportare il genere al suo “significato americano” dopo la deriva revisionista di Mezzogiorno di fuoco.
Il titolo originale fu obbligatoriamente cambiato perché Rio Bravo era già stato usato per la distribuzione italiana di Rio Grande di John Ford (1950). Ma quel Un dollaro d’onore fu una scelta riuscita che mette in risalto, al meglio, lo spirito del film.
Il set di Old Tucson, dove ii film venne girato, fu costruito in scala 7:8 creando così l’impressione che gli attori fossero più grandi che in realtà.
curiosità sul cast: Wayne, Hawks e il western sono un sodalizio vincente: prima di questo era già stato interprete dell’altro capolavoro di Hawks, Il fiume rosso e saranno ancora insieme in El Dorado (1966) e Rio Lobo (1970) Dean Martin, affermatosi nel sodalizio con Jerry Lewis, si era già cimentato in ruoli drammatici sotto la regia di Dmytryk e Minnelli, ma il suo Dude-borracciòn resta memorabile, sia per la complessità del ruolo, sia per la verve country che la sua affermata personalità di cantante riesce a imprimere al film Walter Brennan è un’icona del western: è il vecchio Clanton in Sfida infernale, il socio di Jeff in Terra lontana ma è con Hawks che trova i suoi ruoli memorabili: prima del vecchietto sciancato di Un dollaro d’onore aveva impersonato un altro anziano personaggio, Groot, il fedele amico di Dunson (Il fiume rosso) Dopo che il manager di Elvis Presley considerò il ruolo di Colorado troppo marginale per il suo assistito, la scelta cadde su Ricky Nelson; serviva un protagonista che potesse attirare le giovani generazioni, ma la fiducia nel cantante come attore fu limitata quanto le poche battute che gli furono affidate durante riprese… Azzeccatissimo il ruolo di Angie Dickinson: la sua Feathers (“piume” un nome legato ai suo boa di struzzo) porta nel film un tocco brioso e sofisticato e buca lo schermo con il suo costume da soubrette che incornicia “le gambe più belle d’America” (assicurate dell’Universal per un milione di dollari) Il nome di Harry Carey Jr. appare nei titoli di coda, ma l’attore non compare nel film; con una filmografia di tutto rispetto (citarlo in Sentieri selvaggi è d’obbligo), ma segnato da problemi di alcolismo, si permise di rivolgersi al regista chiamandolo Howard anziché Mr. Hawks… Il suo contratto fu rispettato, ma la sua parte fu tagliata.
My Rifle, May Pony and Me, cantata da Dean Martin è una rielaborazione fatta da Dimitri Tiomkin di un suo precedente brano, Settle Down, che accompagnava i titoli di testa de Il fiume rosso.
Spiazzante talvolta il passaggio alla versione doppiata. In questo caso la discrepanza evidente è nei dialoghi tra Chance e Feathers, che in italiano si danno aulicamente del lei, ma c’è una simpatica modifica nel testo per la battute finali tra Stumpy e Dude quando, in strada, raccolgono le calze lanciate dalla finestra. In originale Stumpy: “Credi che diventerò mai sceriffo?” – Dude: “No, se non ti fai gli affari tuoi”. Nel doppiaggio italiano Stumpy: “Credi che facesse tanto caldo in quella stanza?” – Dude: “Non sono affari che ti riguardano”.
Un dollaro d’onore si conquistò ben presto l’identità di cult-movie. John Carpenter, che ha più volte citato il film come uno dei suoi preferiti, ne ha riletto le dinamiche d’assedio nella cruenta modernità nel suo Distretto 13 – Le brigate della morte (1976, in cui tra l’altro firmò il lavoro di montaggio con lo pseudonimo di John T. Chance) e anche nel fantascientifico Fantasmi da Marte (2001). In Parliamo delle mie donne Claude Lelouch costruisce un’amabile citazione nella sequenza in cui i suoi protagonisti Jacques e Frédéric (Johnny Hallyday e Eddy Mitchell) guardando alla tv il film di Hawks canticchiano in sovrapposizione My Rifle, My Pony and Me.
FRASI:
Stumpy: “Cinque o sei giorni a respirare la stessa la stessa aria di Joe Burdette, farebbero un’assassino di chiunque”
Chance: “Fa piacere ogni tanto vedere un giovane di buon senso” – Stumpy: “Non è il solito fanatico con con le pistole” – Dude: “Chissà se è in gamba come diceva Wheeler” – Chance: “Direi di sì. È tanto in gamba che non sente la necessità di dimostrarlo”.
Feathers: “Pensavo non me l’avresti mai detto…” – Chance: “Detto cosa?” – Feathers: “Che mi ami” – Chance: “Ti ho detto che ti avrei arrestato…” – Feathers: “Il significato è lo stesso, lo sai. Solo che tu non lo dirai”
SEQUENZE:
l’incipit muto
Dude nel saloon – le gocce di sangue nel bicchiere
la sparatoria nella strada
Dude riprende fiducia in se stesso
My Rifle, May Pony and Me + Cindy