Le traversiadi – Cinque viaggi (più uno) con gli sci al limite delle Orobie

Maurizio Panseri, Alberto Valtellina

Maurizio Panseri e Marco Cardullo nella primavera 2018 percorrono e filmano la traversata delle Orobie con gli sci, dal lago di Como a Carona di Valtellina. Ma il lavoro di Panseri e Valtellina è anche un viaggio nella storia dell’alpinismo, alla ricerca degli ideatori della traversata, nelle valli bergamasche e in Francia.

Italia 2019 (77′)

   Era il maggio del 1971 quando Angelo Gherardi, Franco Maestrini e Giuliano Dellavite idearono e affrontarono quella che da allora appassionati, amatori e professioni dello sci alpino conoscono come la mitica traversata delle Orobie dal lago di Como a Carona di Valtellina: 180 km e 15.000 metri di dislivello da compiere in una settimana tra i ghiacci e le rocce della regione italiana più antropizzata. Lì a poca distanza dalle sedi della logistica, dai capannoni industriali, dagli apericena, si scoprono luoghi selvaggi, meravigliosi e solitari che fanno da cornice a un itinerario duro e impervio percorso da quel primo storico tentativo altre tre volte negli anni avvenire. L’ultima in ordine di tempo, quinta cronologicamente parlando, è quella portata a termine nella primavera del 2018 dal duo formato da Marco Cardullo e Maurizio Panseri, la cui cronaca dettagliata ed emozionante si è tramutata nel tessuto narrativo del docu-film dal titolo Le traversiadi. Cinque viaggi (più uno) con gli sci al limite delle Orobie.

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  Nella primavera del 2018 Maurizio Panseri e Marco Cardullo ripetono per la quinta volta un’impresa improba, ben nota nell’ambito dello sci alpinismo bergamasco: attraversare le Alpi Orobie, da Varenna (provincia di Lecco, sulle sponde del lago di Como) a Carona di Valtellina (Sondrio), sulla scia dei pionieri Angelo Gherardi, Franco Maestrini e Giuliano Dellavite, che mapparono in nove giorni quello stesso percorso nel maggio del 1971. Un’avventura considerata impossibile, tra sci di fondo, rampicate, discese sulla neve e pernottamenti di fortuna, per un totale di circa 180 km. Le mosse del documentario di Panseri e Valtellina partono dai ricordi e dagli oggetti personali conservati da Alessandro “Geko” Gherardi, figlio dello scomparso Angelo, che ideò e mappò con ostinata precisione quella traversata, dai diari molto intensi e affettuosi di Jean-Paul Zuanon, che con Gherardi ripeté la traversata nel 1974, e da un film in pellicola Super 8, Passo dopo passo, con cui il cineamatore Gianni Scarpellini immortalò la traversata fatta nel 1980, tra gli altri, con Maestrini, che appose alle immagini una voce over. E poi le testimonianze di amici e sodali di rampicata, voci di un tempo in cui la disciplina sulla neve aveva un lato anche più artigianale e spirituale di oggi. Un omaggio allo spirito di scoperta dell’autentico sciatore alpinista, che nella montagna cerca non solo la realizzazione di un percorso, la tacca da aggiungere a una serie di record personali, ma soprattutto l’esperienza della condivisione fraterna nella natura, sia di alcune scomodità e avversità, come il tempo ostile, il peso degli zaini o gli imprevisti della sistemazione nei rifugi, sia delle gioie come la sciata “perfetta” su neve immacolata o il conforto di momenti semplici ma essenziali come le soste tecniche e alimentari. E ovviamente il piacere e la felicità della vista di panorami naturali meravigliosi, fuori dai passaggi e dai sentieri più battuti e convenzionali, quelli da sportivi “della domenica” o dell’escursione in giornata. Una storia molto locale ma dai tratti universali, condivisibili a pieno da chi può apprezzarne i tanti tecnicismi e riferimenti interni alle cinque prove di “traversiade”. Diario sportivo e ricordo di un’idea di amicizia che va oltre i numeri e i confini.

Raffaella Giancristofaro – mymoves.it

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