Una donna scompare: dopo un’intensa nevicata di lei restano poche tracce, la macchina abbandonata sul ciglio di una strada di montagna, una casa vuota. Cinque persone sono collegate dalla polizia al mistero. Ciascuna di loro nasconde un segreto, ma la soluzione sta ben lontana dal villaggio alpino, addirittura in un altro continente.
Francia/Germania 2019 (113′)
Con un percorso che sembra tornare sui propri passi ma ogni volta scava un po’ più a fondo, lo sguardo di Dominik Moll usa il thriller (e un romanzo di Colin Niel, Seulesles bêtes) per raccontare la solitudine e la miseria umana.
Sull’altipiano del Massiccio Centrale francese, in un inverno che rende ancora più sole e abbandonate le persone, si intrecciano le storie di un’assistente sociale e del proprio marito allevatore che cercano di consolare la propria infelicità matrimoniale lei con un suo assistito dalla fragile personalità, lui inseguendo un impossibile amore su internet (i cui fili sono tirati da un giovane truffatore di Abidjan, alla ricerca di un pollo da spennare).
Forse il modo in cui le storie si intrecciano lascia qualche dubbio di troppo, ma il ritratto di queste esistenze senza domani, che a ogni passo si svelano sempre più fragili e più indifese, finisce per farci cancellare ogni riserva mentre ci accompagna nel buio dell’infelicità, dove la povertà materiale o sessuale è solo un piccolo aspetto di quella spirituale e morale. Per chi ama i thriller che scavano nell’anima.
Paolo Mereghetti – iodonna.it
C’è un filo sottilissimo che connette uno sperduto villaggio in Costa d’Avorio con un altrettanto remoto paesino sull’altopiano di Causse in Francia. Un legame immateriale che viaggia su fibra e unisce tra loro vite apparentemente lontanissime. Quella di Evelyn (Valeria Bruni Tedeschi) prima di tutto, scomparsa una notte in circostanze misteriose. E, ancora, quelle di Alice (Laure Calamy) e di suo marito Michel (Denis Ménochet), di Jospeh (Damien Bonnard), allevatore solitario e rude, della giovanissima Marion (Nadia Tereszkiewicz) travolta dalla passione per un’altra donna e, infine, di Armand (Guy Roger “Bibisse” N’drin) che vorrebbe cambiare il proprio destino tra le baracche e le strade sterrate dell’Africa. Sono tutti animali, agiscono d’istinto, amano senza sapere, in fondo, di essere amati.
Only the Animals (a cui il distributore italiano – la padovana Parthénos – aggiunge il sottotitolo Storie di spiriti amanti con quel participio presente che bene riflette l’unidirezionalità di sentimenti mai condivisi) si accende dalle pagine dell’omonimo best seller di Colin Niel che il regista Dominik Moll congegna come un thriller a incastro, in cui ogni tessera non sa di essere indispensabile all’altra per lo svelamento del mistero dietro la scomparsa di Evelyne. Sulle tracce di Crash ma, ancora di più, di Disconnect (se non altro per un finale a sorpresa che fa letteralmente cadere lo spettatore nella “rete”), il film di Moll si scompone in 5 capitoli dedicati ai 5 personaggi (con i loro diversi punti di vista) che troveranno una inaspettata convergenza in un luogo lontano. E qui il noir a orologeria si abbandona a una riflessione politica e sociale, a quel bisogno (spesso egoistico) d’amore che ogni personaggio cova: solipsistico ma appagante in cui l’altro si riduce a oggetto (e, anzi, la sua soggettivazione diventa quasi una minaccia).
Only the animals è un mosaico affascinante del nostro tempo, di contatti rarefatti, di corpi freddi e inanimati e di pozzi senza fondo in cui cadere da soli, senza la consolazione di una scintilla di calore umano o di una luce che non sia quella, gelida, di uno schermo.
Marco Contino – mattinopadova.gelocal.it