La grande guerra del Salento

Marco Pollini

Nel secondo dopoguerra, in Salento, gli abitanti di due paesini in provincia di Lecce, Supersano e Ruffano, si scontrano per una partita di pallone. La rivalità tra le squadre di calcio fa da contorno alla rivalità tra due uomini. Ernesto, imprenditore agricolo e presidente del Supersano e Alfredo, generale del regime fascista in pensione e presidente del Ruffano Calcio. Sullo sfondo, l’amore tra Giulio e Agnese e l’amicizia che li unisce ad un’altra coppia di giovani, Giovanna e Antonio.

 

Italia 2021 (93′)


Mentre la Storia registra nella memoria la tragedia di due guerre mondiali, nel microcosmo di due paesini del Salento se ne consuma un’altra, che ha per protagonisti gli abitanti di Supersano e Ruffano, entrambi nel leccese. Un conflitto nato da progetti di potere, deliri di onnipotenza e un pizzico di follia, che sfocerà nei sanguinosi eventi legati a una partita di pallone. Nel 2018 Bruno Contini, ex dirigente scolastico, racconta tutto questo nel libro La grande guerra del Salento (Panda Edizioni), delineando la prima tragedia calcistica della storia italiana, che causerà la morte del diciannovenne Antonio Prete nel marzo 1949, durante gli scontri violenti fra i tifosi del Supersano e del Ruffano Calcio. Una vicenda fino a oggi rimasta nell’ombra, da cui il regista Marco Pollini ha tratto il film.
Come nel testo originale (adattato da Pollini con lo stesso Contini), La grande guerra del Salento ripercorre i fatti che portarono a quel terribile avvenimento. Ma la rivalità tra le due squadre del Supersano e del Ruffano Calcio pare sia stato solo il pretesto per tradurre la rivalità tra due uomini: Ernesto (Marco Leonardi), imprenditore agricolo e presidente del Supersano, e Don Alfredo (Paolo De Vita), generale in pensione del regime fascista e presidente del Ruffano. Sullo sfondo, l’amore tra Giulio (Riccardo Lanzarone) e Agnese (Rossana Cannone) e l’amicizia che li unisce a un’altra coppia di giovani, Giovanna (Martina Difonte) e Antonio (Fabius De Vivo).
Noto al grande pubblico come Salvatore da adolescente in Nuovo Cinema Paradiso, Marco Leonardi descrive così il suo personaggio: «Ernesto ha lottato con i partigiani e dopo la grande sofferenza della guerra non vuole continuare a vivere tra il rancore e la rabbia. È un uomo che riesce a controllare le emozioni e non cerca lo scontro, nonostante venga provocato più volte, ed è molto concentrato sul lavoro. Don Alfredo, invece, sconfitto in quanto fascista, esterna costantemente un’onnipotenza e un’arroganza che provocano anche le reazioni dei giovani tifosi del Ruffano, accendendo la miccia dello scontro. Quando riunisce i suoi tifosi, Ernesto li invita a dare una lezione di onestà all’avversario e pensa di dividere le tifoserie per non farle entrare in contatto tra loro. Ma l’espediente non sarà sufficiente a scongiurare gli scontri tra le due fazioni, nel corso di tre giorni, caratterizzati da violenze e agguati. Successivamente alla partita furono addirittura trovati fucili e granate, allora alla portata di tutti».

Marco Bonardelli – gazzettadelsud.it

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