Io e te

Bernardo Bertolucci

Mentre la madre è convinta che sia partito per la settimana bianca con il resto della classe, Lorenzo, quattordicenne introverso e asociale, si nasconde in uno scantinato per passare del tempo da solo. L’isolamento del ragazzo viene mandato all’aria dall’imprevisto arrivo della sorellastra Olivia, tossicodipendente e problematica, che irrompe nel rifugio e sconvolge il microcosmo di Lorenzo…


Italia 2012 (97′)

Buona notizia, Bertolucci è tornato e sulla sua sedia a rotelle sa ancora stare in piedi nel Cinema che conta: lo e te è il piccolo, grande film della rinascita, 9 anni dopo The Dreamers. Oggi non si sogna più, la rivoluzione è in soffitta e in cantina si scappa dalla realtà, ma BB è sempre lui: sulle note di Space Oddity, riabbraccia il mondo, anche se sa di non poterlo più cambiare, e ritrova i giovani perduti e, crediamo, la sua perduta giovinezza. Applausi.

Federico Pontigggia – ilfattoquotidiano.it

 Bertolucci prende il romanzo breve di Niccolò Ammaniti e lo plasma, lo modella allo scopo di assecondare una poetica intimista che è conseguenza ed evoluzione di quella che ha caratterizzato diverse stagioni del suo cinema, e soprattutto quella che tocca l’arco di tempo che va da Io ballo da sola a oggi. Se però l’autoreclusione dei sognatori del 2003, il loro percorso di scoperta interiore e fisica, la loro dinamica di liberazione era costantemente segnata da tensioni erotiche (interne) e politiche (esterne), il processo analogo che in Io e te vede coinvolti il problematico Lorenzo e la sorellastra tossicodipendente Olivia vive della somma algebrica di due autonomie, due solitudini che non possono fare altro che sfiorarsi fuggevolmente, e con imbarazzo carico di sentimento e passione.
Non c’è un mondo esterno (politico, scolastico, comunque adulto) o una passione interiore ai quali fare riferimento, in Io e te: il resto del mondo è terreno ignoto, inesplorato, da affrontare senza bussola, senza mappa, armati solo del coraggio e dalla forza della vita che l’età giovanile non riesce, nemmeno volendo, a trattenere. Bertolucci, quella forza e quel coraggio fragile, li sa raccontare con la leggerezza e la profondità di un animo sensibile e indomito, capace di adeguarsi ai tempi, di leggerli e rappresentarli nelle loro contraddizioni, e di rappresentarli senza presunzioni idologiche o paternalistiche. Ne coglie l’energia e la delicatezza e non gli si pone mai “sopra”, amadole incondizionatamente: magari girando a vuoto, o peccando di quelle stesse ingenuità che rappresenta, ma sempre capace di scartare improvvisamente e di sorprendere. Di commuovere, come nel finale in cui i mondi complessi e solitari di Lorenzo e Olivia si sfiorano nell’attimo intimo di un ballo che non poteva che avvenire, grazie alle capacità del regista, sulle note di “Ragazzo solo, ragazza sola”. Perché, come recita il resto con cui Mogol tradiva completamente quello della “Space Oddity” originale, quelle due solitudini sono destinate solo ad incrociarsi, ad offrirsi momentanemente un aiuto per poi lasciarsi nuovamente e affrontare, soli, l’ignoto della vita. Ma, a differenza di quanto avveniva in The Dreamers, nel finale di Io e te è la speranza a lasciare il passo all’amarezza, e non il contrario. Perché, come poche altre anime curiose, libere e sensibili, anche Bernardo Bertolucci ha capito che oggi solo dalla libertà da dogmi e legami di ogni tipo, pur nella consapevolezza della loro eredità, è possibile affrontare il futuro con un sorriso sincero e sfrontato stampato in volto.

Federico Gironi – comingsoon.it

cinélite giardino BARBARIGO: giugno-agosto 2013

 

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