Il 15 gennaio del 2009, il mondo assiste al “Miracolo sull’Hudson” quando il capitano “Sully” Sullenberger compie un ammaraggio d’emergenza col suo aereo nelle acque gelide del fiume Hudson, salvando la vita a tutti i 155 passeggeri presenti a bordo. Tuttavia, anche se Sully viene elogiato dall’opinione pubblica e dai media, considerando la sua come un’impresa eroica senza precedenti, alcune indagini sulla decisione presa, minacciano di distruggere la sua reputazione e la sua carriera. Classicamente perfetto, Sully monta, smonta e rimonta – accorciando solo la distanza temporale tra l’ammaraggio e le audizioni – una vicenda nota per guadagnare pathos e suspense. Uno di quei film capaci di portare la gente al cinema e di regalare fiducia in una umanità pronta a dare il meglio di se stessa semplicemente facendo il proprio lavoro con dedizione e competenza.
USA 2016 – 1h 35’
Si trema pensando a cosa avrebbe potuto diventare una storia simile in mani meno ferme: grande spettacolo, manipolazioni plateali dello spettatore, scene ricattatorie di panico e distruzione, retorica patriottarda e familista (…). Niente di simile per fortuna. A 86 anni il regista di molti dei più bei titoli americani dell’ultimo ventennio (…), pilota il suo film con la stessa calma sicurezza del suo protagonista, un accigliato, misuratissimo e memorabile Tom Hanks. Concedendo il giusto allo spettacolo, ma sempre restando ‘all’altezza dei personaggi’, anche se quell’aereo in planata libera sopra New York potrebbe scatenare un nuovo 11 settembre, come dimostrano gli incubi di cui soffre Sully anche a occhi aperti. L’essenziale infatti è non perdere di vista i protagonisti grandi e piccoli di questa vicenda, ovvero quel ‘fattore umano’ che il pilota invoca in commissione d’inchiesta per dimostrare come il suo intuito sia stato più efficace di tutte quelle simulazioni al computer proiettate in aula.
E peccato che Eastwood, unico peccato veniale del film, non fidandosi abbastanza della nostra immaginazione, non mostri nemmeno un istante la commissione d’inchiesta ascoltare sgomenta la registrazione solo sonora di quei 250 fatidici secondi di emergenza, visualizzando invece subito tutto con la potenza appunto di un film.
Fabio Ferzetti – Il Messaggero
Con il magico tocco della migliore semplicità, essenzialità, sobrietà, in una parola classicità di cui ha dato tante prove questo grande del cinema contemporaneo, il film si snoda – brevemente, altra virtù – intorno al paradossale processo che Sully e il suo secondo devono subire da parte delle autorità dell’aviazione civile. (…) Tom Hanks calza a pennello. Nuovo Gregory Peck o Henry Fonda costretto a difendere il proprio onore dalle ombre che ingiustamente lo minacciano. L’uomo integro – con i suoi difetti, che rendono ancora più apprezzabile la sua integrità – che assume sulle proprie spalle il peso schiacciante della responsabilità.
Riducendo al minimo le parole, l’esternazione di sentimenti e risentimenti. Un uomo vero, insomma. (…) Clint ha il talento del cantore dell’individualismo americano che – come in Gran Torino e in Million Dollar Baby, ma anche nell’ostico American Sniper – è coscienza della responsabilità e virilità delle e nelle scelte.
Paolo D’Agostini – La Repubblica