Arizona 1874. Link, un tranquillo uomo del west è in viaggio con l’incarico di ingaggiare una maestra per il paese in cui vive. Un assalto al treno darà una svolta al racconto potando alla luce il suo oscuro passato e riportandolo a confrontarsi con la sua vecchia banda “familiare”. Il suo fingere di voler riprendere la cattiva strada durerà per poco e la disputa sempre più astiosa e violenta col vecchio zio Dock e i cugini (che vede coinvolti anche il baro Sam e la cantante Billie, incontrati in treno) porterà ad un risoluzione finale fatalmente cruenta e sommessamente amara.
Man of the West
USA 1958 (100′)
Dove la terra scotta è il film-testamento della filmografia western di Anthony Mann. Gli farà seguito Cimarron, remake dell”omonima pellicola di Wesley Ruggle (1931, in italiano I pionieri del west), ma è qui che l’allora 52enne regista americano tira le fila del suo percorso sul mito di personaggi e luoghi, di dinamiche e situazione dell’epopea del west.
In Man of the West (il titolo originale è esplicito nelle intenzioni) Mann recupera i propri temi fondanti quali il peso di un passato che incombe sul presente, di un ambiente e di un paesaggio che si fanno necessariamente co-protagonisti. Se il climax è in partenza discontinuo (la sceneggiatura, a firma Reginald Rose, non era stata gradita da Mann), quando il racconto entra nel vivo la responsabilità della tensione narrativa si divide equamente tra la scenografia d’insieme (le baracche abbandonate e le cupe stanze in cui vive la banda, il villaggio abbandonato in cui dovrebbe avvenire la rapina, l’impervia ambientazione dello scontro finale) e le individualità in conflitto: Link, tormentato e compassato, Dock, il vecchio laido e violento, Sam, il baro senza verve, Billie, impaurita, ma di prorompente sensualità. Tutti perfettamente “messi in scena” in spazi e inquadrature che da soli già strutturano il montaggio, tutti fatalmente smarriti di fronte all’imperscrutabile susseguirsi degli eventi. Un western in parte troppo “da camera” e al limite della verosimiglianza, ma che lascia un memorabile senso di incompiuta epicità e di un’amara, fugace percezione di una felicità (im)possibile.
FRASE:
Billie a Link: “Non ho mai amato nessuno o niente in tutta la mia vita prima. Mi sono sempre chiesto come ci si sente, ora lo so. So che non c’è speranza per noi, Ma non cambierei questa sensazione, per niente al mondo”
SEQUENZE:
lo spogliarello imposto a Billie nella baracca
la scazzottata tra Link e il cugino
lo scontro finale tra Link e Dock
NOTA:
alla base c’è il romanzo The Border Jumpers di Will C. Brown (1955). La sceneggiatura è di Reginald Rose, candidato all’oscar quell’anno per il suo script La parola ai giurati.
interpreti: Gary Cooper (Link Jones), Lee J. Cobb (Dock Tobin), Julie London (Billie Ellis), Arthur O’Connell (Sam Beasley)