Ventiquattr’ore per raccontare una splendida famiglia borghese e una ricca cittadina del Nord Italia. Di giorno le nostre signore e i loro mariti ostentano pubblica virtù ai tavolini dei caffè. Poi, di notte, la commedia scivola nel noir ed esplode il lato oscuro della provincia in un susseguirsi di meschinità e violenze, mascherati dietro uno sguardo di complice innocenza. Sette vizi capitali, sette protagonisti… Una commedia acida, un noir drammaticamente “sociale”.
Italia 2019 (88′)
…Signore e signori di Germi è stato di certo una fonte d’ispirazione per Ivano De Matteo e Valentina Ferlan nello scrivere Villetta con ospiti, e nell’ambientarlo in quelle stesse aree: quelle del Veneto più benestante. Villetta con ospiti, però, non è una commedia, per quanto acida: è un noir. (…) Il film parte senza ansie né smanie. Si prende il tempo necessario per calare lo spettatore in quel mondo, e presentargli i personaggi, lasciando che l’intreccio un po’ malato dei loro rapporti emerga lentamente. Personaggi che non sono affatto simpatici, quelli interpretati da Giallini, da Gallo, da Storti, dalla Cescon. Perfino il prete di Marchioni, fin dall’inizio, ha qualcosa di rigidamente untuoso. Magari sono un pelo eccessivamente simbolici, ma mai macchiette grottesche e caricaturali, e mantengono i piedi ben piantati nella realtà. Allo stesso modo, la donna rumena che con loro – o alcuni di loro – ha a che fare, interpretata dalla bravissima Cristina Flutur, non è il ritratto stereotipato della straniera arrivata in Italia per lavorare, e suo figlio adolescente e ribelle non il teppistello sfaticato che certa gente potrebbe immaginarsi.
In qualche modo lo suggerisce lo stesso De Matteo, con quelle punteggiature non troppo insistite che ritraggono da vicino il mondo della natura, il bosco e gli animali: Villetta con ospiti è un film che – pur volendo esplicitamente mettere personaggi e spettatori di fronte a scelte etiche e morali – sta bene attaccato alla concretezza delle cose, alla loro realtà naturale e naturalista. La necessità che ognuno dei personaggi sia portatore di qualche istanza, e che si debbano ritrovare e svelare l’un l’altro nello stesso luogo e nello stesso momento, in una drammatica circostanza, sono drammaturgicamente scontate, forse, ma necessarie nel disegno della regia; che non cade mai nell’errore di filmare del teatro, e non si scorda mai le esigenze del cinema, curate al dettaglio con la macchina da presa, la musica, la scelta dei luoghi, il montaggio.
Federico Gironi – comingsoon.it