Due amici

Louis Garrel

Clément è pazzamente innamorato di una barista della Gare du Nord che non può mai passare del tempo con lui perché ogni pomeriggio, dopo il turno, deve scappare a prendere il treno: lui non lo sa, ma la bella ragazza è una detenuta con permesso di lavoro. Ignaro di tutto è anche il migliore amico di Clément, Abel, che vuole convincere la giovane a restare in città almeno per una serata… Una commedia brillante e dolente, strutturalmente ariosa e leggera, carica di disperazione e nevrosi ma anche di vitalità e sotterranea malinconia.


Les deux amis
Francia 2015 (100′)

  Il successo di stima di L’uomo fedele (uscito in Italia ad aprile) deve aver convinto i nostri distributori dell’opportunità di importare anche il primo film diretto dall’attore francese Louis Garrel, presentato nel 2015 a Cannes, all’interno della Semaine de la Critique. E Due amici conferma retrospettivamente le qualità del Garrel regista, a cominciare da una certa delicatezza narrativa (anche la sceneggiatura è sua, scritta a quattro mani con Christophe Honoré) e da una direzione attoriale particolarmente felice. I due amici del titolo sono Macaigne e Garrel, il primo innamorato infelice di una barista che non vuol accettare la sua corte (lui non sa che ogni sera deve tornare in carcere), il secondo nei panni di consigliere sentimentale in quanto ricxonosciuto sciupafemmine.
Ogni tanto il film rischia di scivolare verso il melodramma a tre, ma poi, a sorpresa, prende la strada della commedia surreale e un po’ svalvolata. Evidente il debito che Garrel ha verso la Nouvelle Vague e le sue libertà narrative (si sente l’eco di Godard e di Bande à part), così come quello verso una recitazione che non deve rispondere ad alcuna coerenza psicologica ma seguire piuttosto l’estro e l’inventiva del momento. Ma tutto è come riletto attraverso uno sguardo più disincantato e un’ironia più pungente, che alla fine riesce anche a sfiorare la commozione.

Paolo Mereghetti – Io donna

   Siccome è un film francese, sentiamo subito spirare aria di Jules e Jim, due maschi e una ragazza, qui con una sceneggiatura mista tra deliri e assurdità. Per esempio: la ragazza viene tirata giù dal treno a forza, finisce sul set di un film sul ‘68 (le spiegano cosa sono i sampietrini), balla scatenata in un café, si rifugia con Garrel in una chiesa. Il direttore della fotografia si diletta a colorare le facce dei fedifraghi con la luce che filtra dalle vetrate..

Mariarosa Mancuso – Il foglio

   Due Amici (in sala dal 4 luglio con Movies Inspired) è una storia semplice ma insolita, che mette in risalto le capacità registiche dell’attore, noto in Italia soprattutto per la sua interpretazione in The Dreamers di Bernardo Bertolucci. Poliedrico, affascinante, spesso imperscrutabile, in questo suo esordio dirige ed interpreta una commedia romantica dai risvolti amari. Scritto insieme a Christophe Honorè, Due Amici prende spunto dal dramma teatrale di Alfred de Musset I Capricci di Marianne, riadattandone forma e contenuto al linguaggio e ai personaggi contemporanei. Insieme al regista in scena troviamo Golshifteh Farahani (Paterson) e Vincent Macaigne (Il Gioco delle Coppie, C’est la vie-Prendila come viene) impegnati in un inconsueto triangolo amoroso.
La storia segue le vicende di Clèment (Macaigne) e Abel (Garrel), legati da un’amicizia fraterna, messa in discussione dall’arrivo di Mona (Farahani), una ragazza al di fuori del comune, dal passato turbolento, poco avvezza ad aprirsi agli altri, ma dotata di un fascino unico e irresistibile. Clèment, che di lavoro fa la comparsa cinematografica, è un uomo sensibile e timido, che sviluppa una sorta di ossessione per una ragazza conosciuta, per caso, alla stazione ferroviaria di Parigi Gare du Nord. Mona lavora come barista, ma è in libertà vigilata ed è costretta a prendere un treno per rientrare in carcere, appena terminato il turno. Clèment non conosce la verità e Mona non è intenzionata a confessargli il suo segreto, seppur manifesti un interesse per lui, così chiede aiuto al suo migliore amico Abel, che a differenza sua, è un rubacuori incallito. Abel e Clèment riescono a far perdere il treno a Mona, che decide di assaporare qualche giorno di libertà e di trascorrere del tempo con i due amici, consapevole del fatto che le sue azioni potrebbero sconvolgere la loro amicizia e il suo futuro per sempre.
Due Amici si presenta come una commedia impegnata, leggera ma punteggiata di continue riflessioni sarcastiche sull’amore, l’amicizia, il lavoro e in generale la vita di due 35enni scanzonati e con i piedi poco piantati per terra. Louis Garrel si diverte ad interpretare un personaggio ambiguo ma allo stesso tempo sincero come pochi, capace di passare in pochi secondi dal serio al faceto, riuscendo a far emergere un ritratto autentico di questo benzinaio chic, avvezzo alla poesia e all’amore di superficie.
Figlio d’arte, sembra omaggiare suo padre Philippe in una sequenza che rievoca il maggio francese (1968), tema molto caro al regista de Les Amantes Reguliers (dove dirige lo stesso Louis). Ottima anche la scrittura dei personaggi di Clèment e Mona, il primo ai limiti della follia ossessiva, ma con una sufficiente dose di humor, mentre il vero dramma è affidato alla protagonista femminile, ottimamente interpretata dall’attrice iraniana Golshifteh Farahani.
Il pregio di una commedia come Due Amici è quello di mantenere una scrittura scorrevole e lineare, una regia pulita e allegra ma contemporaneamente condividere con lo spettatore una serie di interrogativi, inscritti tra un dialogo e l’altro. Louis Garrel ha fatto un ottimo lavoro, sia come attore che come regista, proponendo un film intelligente e allo stesso tempo divertente, pienamente in accordo con i drammi esistenziali di una generazione che sembra prendere tutto alla leggera. Accolto con entusiasmo dalla critica internazionale rappresenta il preludio ad una carriera registica tutta in divenire, confermata dal suo secondo lavoro L’uomo fedele.

Valeria Ponte – anonimacinefili.it 

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