Marianne, una dottoressa sulla quarantina, non ha mai sentito il bisogno di una relazione stabile. Ma quando Tor, un infermiere, le racconta di come incontri casuali possano trasformarsi in momenti di intimità autentica e senza vincoli, qualcosa in lei si accende. Ciò che sembrava distante diventa improvvisamente desiderabile, spingendola a esplorare nuove forme di connessione e a ridefinire la propria idea di amore e libertà.
Film edito solo in Versione Originale Sottotitolata
Kjærlighet
Norvegia 2024 (119′)


Secondo capitolo di una trilogia tematica intitolata Sex Dreams Love, creata e diretta dal regista e scrittore norvegese Dag Johan Haugerud, Love è il tassello in cui l’autore vuole provare a esplorare la sessualità, il desiderio e la trasgressione nella società contemporanea. Il tutto però lavorando su un ossimoro affascinante e teorico. Se infatti il film è pieno di rimandi a situazioni grottesche e sessualmente esplicite, la messa in scena è del tutto pudica e delicata, ricca di momenti intimi e toccanti che toccano più le corde emotive che quelle carnali. Ci si perde tra le parole dei personaggi, nei loro ricordi e nelle loro fantasie. Niente viene mostrato per lasciare al pubblico il compito di immaginare quanto raccontato.
longtake.it
Tor è un infermiere che utilizza spesso un traghetto per procurarsi incontri occasionali con uomini. Marianne è la dottoressa del suo reparto che ha, nei confronti delle relazioni con l’altro sesso, un atteggiamento che la sua migliore amica mette in discussione. La regia si avvicina a loro offrendo ad ognuno lo spazio per raccontarsi in un film in cui i dialoghi hanno una forte presenza e lo fa mostrando come ognuno finisca con il cercare un proprio significato alla parola amore senza che a questo sentimento ci si possa permettere di dare regole rigide e valide una volta per tutte. La presenza di una bambina, divisa tra due genitori divorziati, aggiunge poi un elemento ulteriore di riflessione per quanto riguarda le responsabilità che gli adulti hanno verso i più piccoli dei quali devono essere sempre tenute in considerazione la sensibilità e le possibili sofferenze interiori.
Giancarlo Zappoli – mymovies
Amarsi e innamorarsi a Oslo e dintorni. Romanticismo e sessualità danzano abbarbicati in questo lungometraggio in fuga “alla norvegese” dalle norme abituali imposte dalla società. Perché dobbiamo regolamentare le nostre relazioni? Gli affetti, le amicizie, il sesso dovrebbero essere liberi e obbedire solo all’amore, parimenti a tutto l’universo, come cantavano Franco Battiato e Carmen Consoli in una celebre canzone, ispirata a una frase di La Fontaine. Certo è sfidante essere liberi in un mondo prigioniero delle convenzioni, ma Marianne, medico eterosessuale interpretato da Andrea Bræin Hovig, celebre attrice teatrale e cantante norvegese, e Tor (Tayo Cittadella Jacobsen), infermiere gay, proveranno a cambiare le regole. Talvolta gli incontri al buio possono rivelarsi illuminanti. Le app Tinder sono isole, la cui esplorazione può rivelarsi una panacea. Il desiderio è anarchico, e l’attrazione dei corpi irrefrenabile. Pure i sentimenti risultano sovente un mistero. Senza pontificare o salire in cattedra, il film con grazia, rigore e stile, mette in scena i frammenti di un discorso amoroso. Il lungometraggio non è una guida per riconoscere i propri amanti, un manuale per essere felici, ma l’appassionato ritratto di esseri umani che cercano di diventare quello che sono, in barba al conformismo e all’asservimento. E in questi tempi omologati e cupi, abbiamo davvero bisogno di questa tipologia di opere. Come ha dichiarato il regista, “Il tema principale di Love è come fare del bene. Credo che il racconto abbia un ruolo cruciale nell’immaginare mondi e prospettive alternative. Permette alle persone di esprimersi e di agire in modi spesso insoliti. Tra inquadrature suggestive della città di Oslo, dialoghi ottimamente scritti e recitato, il film ci offre un affresco dettagliato della confusione sentimentale in cui viviamo. Come su un battello i personaggi navigano tra ragione e sentimento, tra orgoglio e pregiudizio. Ma l’importante è sempre come si ama e non chi. Senza dimenticare che il pregio di Love è di affrontare il tema della malattia (entrambi i protagonisti lavorano in un ospedale) con sobrietà senza calcare la mano o esacerbare i drammi. Insomma, un film per tutti quelli che cercano il proprio posto nel mondo e che credono ancora nell’amore, come nel sesso.”
Paolo Nizza – tg24.sky.it