L’invenzione del colpevole

Luca Criscenti

Un bambino barbaramente ucciso, una piccola comunità sotto accusa, un processo inquisitorio viziato da pregiudizi e torture, che si conclude con un massacro. Il docunentario racconta la storia di Simonino da Trento, una storia di odio antiebraico che ha attraversato i secoli e che è ancora oggi molto attuale.


Italia 2025 (79′)
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   Trento, 1475, vigilia di Pasqua. Simone, un bambino di due anni e mezzo, scompare nel nulla. Tre giorni dopo viene trovato morto. Del delitto sono accusati gli ebrei, che vengono arrestati e messi sotto processo. Gli imputati sostengono la propria innocenza ma poi, sotto tortura, confessano un crimine che non hanno commesso: “omicidio rituale”. Il processo si conclude con lo sterminio dell’intera comunità ebraica di Trento, i cui beni vengono confiscati. Il bambino conquista la devozione popolare, grazie a una pervasiva opera di promozione del culto messa in atto dal vescovo di Trento Johannes Hinderbach, che utilizza abilmente i nuovi mezzi di propaganda, in particolare la stampa a caratteri mobili di recente invenzione. Simone diventa un “martire”, compie miracoli. Il vescovo punta a farne un “santo”, nonostante le perplessità del papa. Il suo culto, che la Chiesa accetta nel 1588 e che sarà abolito solo nel 1965, si impone tra la gente. Il caso contribuisce a consolidare pregiudizi sedimentati in gran parte del mondo cristiano, conferma l’accusa del sangue, che circola in Europa da alcuni secoli e segna un passaggio importante nella storia dell’antigiudaismo, con una trama che trova un tragico compimento nel XX secolo, nei campi di sterminio nazisti.

L’invenzione del colpevole segue gli sviluppi della storia come in un’inchiesta, con testimonianze di storici di rilievo e un’attenta analisi dei documenti, dagli Atti del processo alla vasta iconografia sul tema. E riflette sull’importanza di una lettura critica delle fonti storiche La vicenda trentina è decisiva nell’affermarsi dei topoi antigiudaici che sono alle origini del moderno antisemitismo. È anche il prototipo di quella che oggi si direbbe un “fake- news”, capace di radicarsi nella psicologia collettiva e condizionare l’opinione pubblica, influenzando modi di pensare e comportamenti violenti. Una storia del passato che svela l’antigiudaismo feroce della Chiesa e mostra le origini più antiche dell’antisemitismo nazista e fascista, ma che al tempo stesso affronta temi di stringente attualità: la criminalizzazione delle minoranze, la strumentalizzazione delle paure della gente da parte delle classi dominanti, la necessità del potere di rafforzarsi grazie all’invenzione di un colpevole. La storia di una “società chiusa” che definisce la propria identità attraverso la costruzione di un nemico, rifiutando gli stranieri, i “diversi”, gli appartenenti ad altre comunità. Un modello che ha repliche tristi e tragiche ancora ai nostri giorni. Narrato da Massimo Popolizio e con la partecipazione di figure importanti nel campo storico e culturale, tra cui Gad Lerner, Tomaso Montanari, Adriano Prosperi, Anna Foa, il documentario ci immerge nella memoria italiana ed europea, a 550 anni dalla vicenda di Simonino, per provare a capire meglio il nostro presente.

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