Lee Miller

Ellen Kuras

Lee Miller, ex modella statunitense per Vogue dall’età di 19 anni e grande appassionata di fotografia fin dall’infanzia, decide di partire durante il secondo conflitto mondiale in veste di fotoreporter proprio per la celebre rivista. Il racconto degli orrori della guerra attraverso le sue fotografie sarà un’inestimabile testimonianza di quel periodo durissimo in cui lei stessa dovrà fare i conti con alcune verità del suo passato.


Lee
Gran Bretagna/USA 2024 (116′)
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   Al suo esordio alla regia, forte di una brillante carriera da direttrice della fotografia per i grandi nomi del cinema statunitense contemporaneo (Spike Lee, Jim Jarmusch, Michel Gondry, Martin Scorsese), Ellen Kuras realizza un ritratto della modella/fotoreporter Lee Miller che da musa ispiratrice di Jean Cocteau e Man Ray sceglie poi di dedicarsi alla fotografia lavorando come reporter dal fronte della Seconda Guerra Mondiale. È un racconto pieno di luci e ombre quello realizzato da Kuras, perché proprio come Lee Miller (interpretata da Kate Winslet) il film parla una lingua asciutta ma non per questo meno funzionale alla storia; una lingua ambivalente che si rifà concretamente alle battute affilate capaci di pungere come vere e proprie stilettate. Lee Miller si apre con quella che a tutti gli effetti sembra l’inizio di una lunga intervista da parte di Antony Penrose (Josh O’Connor), con lo scopo di impostare una linea guida dell’intera visione; è qui, nel “presente”, che la storia torna costantemente in questo voler sottolineare che le vicende della protagonista sono storie di vita passata e forse mai del tutto rimossa. I ricordi quindi si aprono nei tempi felici, quelli immediatamente l’inizio del disastroso conflitto, nei quali vediamo Lee, circondata di amici affettuosi, innamorarsi di Roland. Da Parigi la protagonista giunge a Londra e nel pieno della guerra sceglie di approcciarsi alla redazione di Vogue, uno dei più importanti magazine di moda, che in quel frangente è chiamato dal Ministero britannico a svolgere un lavoro di affiancamento nel narrare l’Inghilterra piegata dalla devastazione in corso. Lee però sente che il cuore pulsante degli eventi si sta svolgendo altrove e quindi spinta da un richiamo esistenziale parte per il fronte insieme al suo fidato amico e collega David Sherman (Andy Samberg), inviato della rivista statunitense Life.

Nel seguire la direzione univoca dello scontro diretto, Lee Miller funziona parecchio, perché la bussola che orienta le scelte della reporter è volta sempre verso un centro nevralgico ben preciso, dalla vita degli accampamenti in Francia, passando per la Parigi liberata e infine i campi di concentramento. La vetta del lavoro di Lee viene toccata quando a Berlino entra nel quartier generale di Hitler, fino addirittura allo scatto iconico che la ritrae farsi il bagno nella sua vasca personale. Tutto viene raccontato in un’alternanza narrativa che rimbalza tra passato e presente (la già citata intervista con Antony), e nella costruzione formale, dai tratteggi minimalisti, gli elementi restituiscono una dimensione concreta di partecipazione. Si ha l’impressione di non vedere mai immagini accennate o svogliate, quanto piuttosto momenti che dal set si imprimono alla pellicola attraverso una progressione drammatica tutto sommato coerente con l’insieme. Verrebbe da chiedersi quanto ancora Ellen Kuris avrebbe potuto osare ma sembra superfluo, pensando al tema così delicato e al fatto che questo esordio ci fa ben sperare in una voce che in futuro potrebbe riservarci qualche sorpresa.

Pompeo Angelucci – sentieriselvaggi.it

    La vera forza motrice dietro il film è Kate Winslet, che interpreta la protagonista ed è stata instancabile produttrice del progetto. Winslet è al centro di ogni scena e butta alle ortiche ego e vanità per farsi tramite della vicenda avventurosa di una donna impavida e determinata che si era posta come unica priorità quella di raccontare la verità delle cose, e in particolare di testimoniare una guerra di proporzioni mondiali. Winslet si butta nella mischia nelle scene di combattimento così come in dialoghi in cui fa emergere anche la durezza, e a volte la sgradevolezza, di Miller, che nella sua ricerca di autenticità a tutti i costi aveva accantonato ogni riserbo (e cautela) borghese. Lee racconta anche della tumultuosa vita sentimentale della fotografa, senza però mai spettacolarizzare la sua sessualità disinibita. Anche il passato drammatico della donna, che comprendeva una madre assente e affetta da disturbi psichiatrici e una violenza subita all’età di sette anni, non viene mai spettacolarizzato, su precisa esigenza di Winslet. Tratto da The Lives of Lee Miller, scritto dal figlio Anthony Penrose, Lee Millero è il ritratto di un’anima inquieta e una personalità spigolosa, ma animata da un forte senso di giustizia e sempre pronta a mettersi dalla parte dei più deboli, delle donne e di chiunque si trovasse in sofferenza. Qualche lungaggine para televisiva di troppo non va a scapito della genuinità di intenti di questa storia di coraggio e sfrontatezza, nonché di autonomia di pensiero e di azione da parte di una donna anni luce più avanti del suo tempo.

Paola Casella – mymovies.it

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