Jeremiah Johnson, dopo aver combattuto nella guerra col Messico, decide di abbandonare il mondo civilizzato e di vivere da trapper solitario sulle Montagne Rocciose. Il suo sarà un percorso iniziatico che, dopo un primo approccio pacifico con il capo indiano Crow Mano Che Segna Rosso, lo porterà a imbattersi nel corpo congelato di un altro trapper, Hatchet Jack, (dal quale “erediterà” un fucile Hawkin calibro 12), ad incontrare Artiglio d’orso Chris Lapp, cacciatore di grizzly, a prestare aiuto ad una donna impazzita dopo che i Piedi Neri hanno sterminato la sua famiglia (è sopravvissuto solo un ragazzino che Jeremiah chiamerà Caleb e che porterà con sé). Proseguendo nel suo cammino salverà un altro trapper, Del Gue, che i Piedi Neri, hanno sepolto fino al collo sotto il sole (non avevano potuto scotennarlo perché lui aveva pensato bene di rasarsi ia testa…) e, dopo un inevitabile scontro a fuoco con gli indiani, i tre raggiungono il villaggio della tribù Teste Piatte. Qui Jeremiah dona loro i cavalli e gli scalpi dei Piedi Neri uccisi e non può che rimanere spiazzato quando, come ringraziamento, il loro capo gli offre in sposa sua figlia Swan. Separatisi da Del Gue, Jeremiah, Swan e Caleb trovano una spazio adatto per costruirsi una casa di tronchi e iniziano a vivere in serenità come una nuova famiglia. Sarà l’arrivo di una spedizione dell’esercito, che chiede aiuto a Jeremy per raggiungere una carovana di coloni dispersa sulle montagne, a causare una drammatica frattura nell’equilibrio del suo destino. Per acellerare il loro cammino Jeremy li guida attraverso un cimitero sacro ai Crow: quel suo atto sacrilego provoca la loro rappresaglia e al ritorno Jeremiah trova uccisi Swan e Caleb. Dopo aver dato fuoco alla casa che li aveva ospitati Jeremy si trasforma in un inesorabile vendicatore contro l’intera tribù dei Crow e la determinazione e la sua forza ne fanno una figura leggendaria. Tra il susseguirsi dei combattimenti ha modo di ritrovare “specularmente” personaggi e situazioni del suo arrivo Montagne Rocciose e di scoprire una tomba a lui “dedicata”. Il suo vagabondare avrà termine quando incontrerà di nuovo Mano Che Segna Rosso. È un reciproco gesto di pace che viene a sancire la svolta esistenziale di Jeremiah Johnson.
Jeremiah Johnson
USA 1972 (108′)
Sperduto sulle Montagne Rocciose, quella che Jeremiah Johnson insegue non è una frontiera fisica bensì quella del proprio essere, un’esperienza iniziatica segnata dalla sua intraprendenza, ma soprattutto dalle imprevedibili svolte del destino: il fucile travato per caso, il ragazzo orfano e la squaw arrivatagli in dote, l’ineluttabile sacrilegio conseguente alla spedizione di soccorso… Essenziale nei dialoghi, molto realistico nelle esperienze di sopravvivenza in un modo sconosciuto e selvaggio e con uno sguardo attonito di fronte all’incontaminata bellezza della natura, Corvo rosso non avrai il mio scalpo sovverte gli stereotipi del rapporto bianchi-indiani, da dignità a questi ultimi e ai loro diritti sul territorio che abitano, suggerisce atteggiamenti di rispetto e tolleranza nel confronto tra culture. Pollack, alla sua seconda esperienza nel western (Joe Bass l’implacabile era del 1968), accompagna il suo antieroe, con una prospettiva “grandangolare”, intervallata da stacchi repentini, da un uso estraniante del teleobiettivo e da avvolgenti zoomate. Una regia la sua, che, tra il lento fluire degli eventi e gli adrenalinici scontri con gli indiani, sembra quasi voler mantenere a distanza lo spettatore, ma che non riesce a tacitarne le emozioni. E via via che l’ispida personalità di Jeremiah Johnson va ad armonizzarsi con l’ambiente che lo circonda, il crescendo narrativo sa renderci partecipi non solo del dolore per il suo dramma familiare, ma anche della sofferenza interiore che lo accompagna nei furioso susseguirsi dei duelli. Fino a coinvolgerci nella catarsi finale, in quel gesto di pace che, nell’incontro con Mano Che Segna Rosso, segna il riconciliarsi di Jeremiah con la natura, con il popolo dei Crow e con se stesso.
interpreti: Robert Redford (Jeremiah Johnson), Will Geer (Chris Lapp, Artiglio d’orso), Stefan Gierasch (Del Gue), Josh Albee (Caleb), Delle Bolton (Swan), Joaquín Martínez (Capo Mano Che Segna Rosso)
NOTE:
Sono due i romanzi da cui partono pr la sceneggiatura John Milius ed Edward Anhalt: Crow Killer: The saga of Liver-Eating Johnson di Raymond Thorp e Robert Bunker e Mountain Man di Vardis Fishe, che fanno entrambi riferimento alla figura leggendaria del trapper Mangiafegato Johnson.
Redford arriva nel ruolo di Jeremiah Johnson “a seguire” Lee Marvin e Clint Eastwood ed è lui, che, sfumata l’idea iniziale di Sam Packinpah, coinvolge Sidney Pollack, col quale aveva lavorato in Questa ragazza è di tutti (1966).
Al Jeremiah Johnson di Corvo rosso non avrai il mio scalpo è ispirato il personaggio di Ken Parker, fumetto italiano creato da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo.
Le parole di Ballad of Jeremiah Johnson,ll brano di John Rubinstein and Tim McIntiren che accompagna i titoli di testa, già focalizzano l’essenza della vita del personaggio, la sua solitudine e il suo essere in balia degli eventi: “Jeremiah Johnson si diresse verso le montagne / scommettendo di dimenticare tutti i problemi che conosceva / Il sentiero era largo e stretto / E l’aquila o il passero / mostravano il sentiero che doveva seguire mentre volavano / Un uomo di montagna è un uomo solitario / E si lascia una vita alle spalle / Avrebbe dovuto essere diversa, ma a volte si scopre / che la storia non va sempre per il verso giusto,
che la storia non va sempre nel modo che avevi in mente / La storia di Geremia era di questo tipo…” – e la canzone riprende nel finale, a introdurre l’incontro di Jeremiah con Mano Che Segna Rosso: “La strada che si percorre è quella che si sceglie / Il giorno in cui ti attardi è il giorno in cui perdi / Sole o tuono, un uomo si chiederà sempre / Dove soffia il vento giusto.”
Pollack aveva girato altri diversi finali. In uno era Mano Che Segna Rosso a morire, in un altro Jeremiah. Quello scelto conferisce al film quel senso di tolleranza e riconciliazione che l’hanno fatto amare dal pubblico.
Il fermo immagine con cui si chiude Jeremiah Johnson è stato uno stilema cinematografico di molti film a cavallo degli anni ’60 e ’70.
FRASI:
Del “Tra gli indiani la grandezza della tribù è determinata dalla potenza dei suoi nemici”
Del: “Quando dissi ai miei genitori che volevo venire tra le montagne a fare il cacciatore di pelli rimasero come se gli avesse preso un colpo. – Mamma mi disse: Figlio, vivi la tua vita in mezzo alla gente civile, le montagne sono fatte per gli animali e i selvaggi. – E io le dissi: Mamma le Montagne rocciose sono il centro del mondo, e per Dio avevo ragione” – Jeremiah: “Sì, è vero”
SEQUENZE:
l’incontro con Mano Che Segna Rosso (0.34)
l’attraversamento del cimitero Crow (1.15)
1° combattimento (3.20)
2° combattimento (1.46)
3° combattimento (0.45)
FINALE (0.50)